AS Roma

Ibañez l'insostituibile di Mou e osservato speciale di Tite per il Mondiale

In tribuna per Roma-Napoli il vice del ct verdeoro. Nelle 69 partite complessive con Mou in panchina, il brasiliano è andato in campo 65 volte

Ibañez abbraccia Mourinho a Trigoria

Ibañez abbraccia Mourinho a Trigoria (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Piero Torri
23 Ottobre 2022 - 13:12

I soliti sessantacinquemila più uno. Dove l’uno è il signor Cleber Xavier, di professione allenatore, per la precisione vice di Tite, commissario tecnico del Brasile. Oggi il signor Xavier si sistemerà in tribuna per seguire la sfida tra Roma e Napoli. Il cuore gli batterà sicuramente più rallentato rispetto ai nostri, la testa si godrà la partita, ma gli occhi saranno tutti o quasi per Roger Ibañez. Tite, il suo capo, lo ha spedito all’Olimpico per seguire il centrale difensivo giallorosso. Le scelte, e quante scelte hanno in Brasile, nel ruolo dei centrali difensivi sono state fatte per tre-quarti: il nostro vecchio amico Marquinos, Tiago Silva e Militao di sicuro andranno in Qatar, c’è da convocare il quarto per completare un pacchetto a cui non manca nulla per poter pensare in grande. La scelta pare ristretta a due giocatori: il nostro Ibañez e Bremer. Ma lo juventino recentemente si è fatto male, il suo recupero è tutto da verificare, e allora caro Roger facci vedere chi sei e il posto sarà tuo. 

Del resto Tite deve aver guardato con attenzione i numeri di Ibañez nella stagione e mezza vissuta con lo Special One in panchina. Arrivando a una conclusione: se un grande allenatore come Mourinho non pò fare a meno di Ibañez, perché mai dovrei farlo io? Impossibile dargli torto. Ci sono numeri esagerati a certificare l’imprescindibilità di Ibañez nella Roma di Mourinho, oh Mou mica pizza e fichi. Da quando lo Special One si è materializzato da queste parti, ha affrontato sessantanove partite sulla panchina della Roma: quarantotto di campionato, diciannove in Europa, due in coppa Italia, il totale, facile facile fa appunto sessantanove. Bene, Ibañez è stato presente in sessantacinque di queste. In sessantuno occasioni da titolare, saltandone appena quattro, una per squalifica, due per un infortunio agli adduttori, la quarta rimanendo in panchina perché era appena rientrato dall’infortunio di cui sopra. Insomma un titolare indiscutibile e imprescindibile. Nei 6.210 minuti (recuperi esclusi) giocati dalla Roma dello Special One, il centrale difensivo brasiliano è stato in campo per 5.471’,più di lui soltanto Rui Patricio ma come sanno anche gli ignoranti di calcio, in questi calcoli il portiere è un discorso a parte. 

Mourinho, si sa, non è un tecnico che regala qualcosa a qualcuno. Se con lui un giocatore va in campo, è perché il tecnico portoghese lo considera come il migliore che ha a disposizione in ogni specifico ruolo. Lo ha scelto all’inizio, lo ha confermato strada facendo, non cambiando mai idea e non facendosi mai suggestionare con il brasiliano dai (presunti) vantaggi che dovrebbe garantire il turnover, la Roma gioca, Ibañez va in campo. All’inizio quando aveva scelto una linea arretrata a quattro, poi stessa cosa quando lo Special One ha preferito schierarsi a tre nella convinzione che fosse la soluzione migliore per gli uomini che aveva e ha a disposizione. Sarà così anche stasera contro il Napoli in una sfida che, volendo, ha anche un certo profumo di scudetto.

Del resto Ibañez in questo anno e mezzo con Mou, ha fatto vedere, partita dopo partita, progressi indiscutibili. Non solo per quel che riguarda il senso dell’anticipo, la corsa, l’agonismo, il dinamismo, quanto sul piano dell’attenzione che, in precedenza, era stato il suo tallone d’achille. Ce li ricordiamo tutti alcuni svarioni che ci hanno fatto sfoggiare tutto il nostro numeroso vocabolario di insulti, svarioni che poi avevano anche l’aggravante di rimanere negli occhi e su quelli si valutava il rendimento del brasiliano. 
Dimenticando, però, che il ragazzo arrivato dall’Atalanta dopo una mezza stagione da spettatore alla corte di Gasperini, sulla sua carta d’identità alla voce età ha scritto ventitrè novembre del 1998, ovvero deve ancora compiere ventiquattro anni, come dire che certi errori di gioventù erano fisiologici. Ma se da quegli errori, un calciatore è in grado di capire per correggere, allora si può stare tranquilli che si ha a che fare con un giocatore destinato a migliorare e ad affermarsi. Quello, appunto, che sta succedendo a Roger Ibañez, centrale difensivo di cui Mourinho non può fare a meno. Anche perché con Smalling grande capo al centro dei tre, Mancini sul centro destra, il terzetto sta dando dimostrazione di solidità, personalità, qualità, garantendo pure qualche gol (tre Smalling e uno Ibañez in questa stagione). Un terzetto che in campionato, togliendo Udine, ha incassato cinque reti in nove partite e che stasera dovrà superare l’esame più difficile, quello contro il Napoli che viaggia a una media di tre gol a partita, in Champions pure di più. Il georgiano, Osihmen, Politano, Lozano, Raspadori, Simeone, sarà davvero un test impegnativo per i difensori giallorossi. Un esame di laurea. Con Ibañez chiamato a discutere la tesi che, in questo caso, vuole dire andare al Mondiale. 

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