Ricordando il trionfo sul Napoli all'Olimpico
29 marzo 1959: era il giorno di Pasqua. La Roma di Nordhal, Ghiggia e Losi vinse 8-0 annichilendo l’avversario. Vivere di ricordi, se sappiamo conservarli, è un gran conforto
Vivere di ricordi, se sappiamo e possiamo conservarli, è un gran conforto, una grande fortuna e non provoca malinconia. Se eri all’Olimpico, alle canoniche ore 15.30, quella domenica 29 marzo 1959, giorno della Santa Pasqua di Resurrezione, non potrai negare che esiste una memoria giallorossa storica, che di quell’incredibile pomeriggio è stato protagonista e aveva solo 15 anni: Fabrizio Grassetti, attuale Presidente dell’UTR, Unione Tifosi Romanisti. Un giorno tutto particolare: la ricorrenza, la vittoria, l’avversario. Il Napoli. Ma, piano, andiamo con ordine.
Cominciamo dal tabellino. Roma-Napoli 8-0. Una premessa per tutti noi giallorossi scaramantici: non spaventiamoci al cospetto di magico, occulto, misterioso, o soltanto superstizione. Perché il “mago nel pallone” (al secolo Lino Banfi) in un esilarante film ha dimostrato che le stregonerie non finiscono che in un flop. I cornetti rossi non servono: domenica c’è Roma-Napoli. Loro sono forti, noi non vogliamo essere da meno. Torniamo al tabellino. Roma: Panetti, Griffith, Corsini, Guarnacci, Losi, Zaglio, Ghiggia, Pestrin, Da Costa, Selmosson, Lojodice. All.: Nordhal. Napoli: Bugatti, Comaschi, Greco, Betello, Ponio, Beltrandi, Bertuccio, Di Giacomo, Vinicio, Pesaola, Del Vecchio. All.: Amadei. Marcatori: 6’ Lojodice, 8’ Pestrin, 12’, 22’ e 62’ Da Costa, 74’ Selmosson, 75’ Pestrin, 88’ Selmosson.
«Che giornata incredibile. Sotto un temporale fortissimo, la pioggia entrava in ogni parte del corpo, tornai a casa a piedi, ai Parioli, zuppo come un pulcino». Fabrizio, portaci in un altro secolo e in un altro millennio. Subito il suo esordio al cospetto della Roma. «Era il 1947, avevo solo tre anni e naturalmente quasi nessun ricordo. Ero sulle spalle di mio papà. Roma-Torino. Amadei ci porta in vantaggio, poi il diluvio arrivò anche in campo. Ci fecero sette gol, tre il mitico Valentino Mazzola. Poi, nel 1954-55 la prima tessera della Roma, a 10 anni. Le ho tutte, solo una autografata. Da Giacomino Losi “Core de Roma”». E Losi, in quel Roma-Napoli 8 a 0 era in campo. «Un uomo e un calciatore eccezionale. Anche una volta finita la carriera, ho continuato a frequentarlo. Di quella partita ricordo tantissimo. Il “fornaretto” Amadeo Amadei sulla panchina del Napoli, su quella della Roma sedeva Gunnar Nordhal». Ricordi dolci, sì dolci, di una Roma che anche se non vinceva molto (tranne la Coppa delle Fiere nel 1961 e alzata al cielo proprio da Giacomino) ha segnato un’epoca. «In quella Roma c’era un mio idolo: Alcides Ghiggia, uruguaiano. Un portento, palla al piede.
Veloce, dribbling con i quali metteva seduti gli avversari, con il pallone sapeva fare tutto. E non andava provocato. Se un difensore avesse avuto il coraggio, sì il coraggio, di fare un fallo cattivo, per lui la partita sarebbe stata un tormento. Ad Alcides non interessava segnare, per lui la partita era con chi lo aveva picchiato. Lo cercava in continuazione, gli girava intorno, tunnel e veroniche, doppio passo. Da filmare. Ricordo una partita all’attuale Flaminio: gli tirarono una mela. La prese e la mangiò». Ma quell’8 a 0 lo porta a un ricordo da tifosissimo: «La cosa che mi colpì furono i tifosi del Napoli. Erano tantissimi. Ma dopo ogni gol della Roma diminuivano a vista d’occhio. Nel secondo tempo erano andati via, praticamente tutti». Fabrizio, domenica si gioca Roma-Napoli. Si torna all’occulto, al magico, al superstizioso, nessun pronostico, e un solo saluto: «Forza Roma sempre!».
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