I Friedkin lanciano "l'operazione debito": i dettagli
La Roma ha annunciato di voler estinguere il prossimo 27 ottobre i circa 266 milioni del Bond lanciato ad agosto del 2019. Per poi, il giorno dopo, lanciarne uno nuovo
Bond, operazione Bond. E’ la nuova frontiera, che poi tanto nuova non è, che i Friedkin hanno deciso di cavalcare. Ormai sappiamo da tempo che i proprietari della Roma, alle parole preferiscono di gran lunga i fatti. E non sbagliano un colpo. Perché i fatti ci hanno dimostrato che quando si mettono in testa una cosa, è impossibile o quasi che non la ottengano. Così è stato per l’acquisto della Roma nonostante la piaga della maldetta pandemia che stoppò solo per qualche mese un’operazione che era stata già chiusa. Poi il quattro maggio dello scorso anno, all’improvviso, «Josè Mourinho è il nuovo allenatore della Roma». Quindi la Conference in una bacheca che da quattordici anni nessuno apriva. E ancora, «Dan e Ryan, si possono prendere Dybala e Wijnaldum, che ne pensate?, andate avanti ma attenzione ai conti. Come se non bastasse, basta con la quotazione in Borsa, troppi orpelli burocratici, troppe notizie che siamo costretti a garantire al mondo e quindi pure alla concorrenza, facciamo il delisting, detto e fatto, costo circa trentotto milioni di euro. E poi «vogliamo fare lo stadio», allora ecco la scelta della zona di Pietralata, gli ottimi rapporti con le istituzioni, il piano di fattibilità già presentato al Comune, conferenza dei servizi pronta a partire, costo circa 580 milioni, 180 garantiti dalla proprietà, obiettivo inaugurazione nel 2027 quando la nostra Roma soffierà su una torta con cento candeline. Senza dimenticare l’assegno, tra i dieci e i venticinque milioni, che dal loro arrivo i Friedkin hanno garantito alle casse giallorosse.
In sostanza, fatti non parole. E allora, in base a tutti questi precedenti, ha una certa importanza l’annuncio, depositato alla Borsa del Lussemburgo, che la Roma ha fatto un paio di giorni fa dicendo che è intenzionata a estinguere il bond lanciato nel 2019 (275 milioni di euro) in anticipo, il prossimo ventisette ottobre, a patto, si legge sempre nel documento che il giorno precedente vada in porto una nuova operazione economica di prestito (probabilmente un nuovo Bond ma su questo la Roma non ha dato ulteriori informazioni) per estinguere il precedente, garantire nuova liquidità alle casse della società, ristruturare il debito che, invece del previsto 2024, verosimilmente dovrà essere estinto nel 2027 (quando, forse, immaginiamo noi, si potrebbe fare un nuovo Bond, ma per questo c’è tempo). Per logica e precedenti, dobbiamo credere che la società giallorossa abbia già trovato chi garantirà il nuovo finanziamento (una banca, due banche, un pool di banche, investitori istituzionali come in occasione del precedente?) che il ventisei ottobre arriverà su un conto corrente per poi, ventiquattro ore dopo, trasferirsi verso quegli investitori istituzionali (anche banche) che lo avevano garantito nell’estate del 2019 (la Roma in questi anni ha pagato circa diciotto milioni di interessi all’anno). La Roma per estinguere il Bond del 2019 dovrà versare una cifra di oltre 266 milioni di euro.
Ma la domanda, a cui la Roma per ora non ha voluto rispondere, è: a quanto ammonterà il nuovo Bond (se sarà un Bond)? Noi dobbiamo immaginare di una cifra superiore ai 266 milioni. Perché soltanto così, a parte il vantaggio di posticipare la maxi rata finale per saldare il debito (che come vediamo potrà essere eventualmente ancora posticipata), ci saranno vantaggi di liquidità nelle casse giallorosse. Visto che il bilancio è ancora in rosso, i costi continuano a essere superiori alle entrate e finché non si aumenterà il fatturato tra sponsor, mercheandising, botteghino e, quando sarà, stadio di proprietà (sarebbe molto importante anche da questo punto di vista tornare la prossima stagione ad ascoltare la musichetta della Champions League), c’è la necessità di tenere i conti sotto controllo. Soprattutto dopo la sentenza dell’Uefa sul fair play finanziario non rispettato dalla società giallorossa negli anni passati, che costringerà la dirigenza nei prossimi esercizi ad avere un saldo attivo tra acquisti e cessioni dei calciatori, a non aumentare il monte ingaggi così come il costo a bilancio degli ammortamenti dei cartellini dei giocatori. Oltre al già citato vantaggio (temporale non economico) di poter posticipare la data di scadenza del debito di oltre quattro anni (forse di più), c’è un altro aspetto che potrebbe aver suggerito alla Roma di intraprendere questa operazione. Ovvero la possibilità (tutta da verificare) di poter avere un tasso di interesse migliore rispetto a quello del Bond del 2019 (lanciato dalla vecchia proprietà) che era di 5,125% annuo (quando si tratta di certe cifre, basta, uno 0,25% in meno per voler dire un risparmio di qualche milione di euro). Anche su questo, però, la Roma non ha voluto anticipare nulla, dovremo aspettare il ventisei ottobre per saperne qualche cosa di più.
In ogni caso, questa operazione di ristrutturazione del debito, è una nuova conferma di come la famiglia Friedkin viva l’investimento Roma (finora ha speso una cifra vicina ai settecento milioni di euro). Ovvero non come un progetto di pochi anni, ma come un’operazione a lunga scadenza e la cosa non può che tranquillizare in proiezione futura. Del resto il progetto stadio di proprietà che stavolta pare proprio avviato bene avendo pure il sostegno delle istituzioni (al contrario di quello che è stato per lo stadio di Tor di Valle), è l’altro elemento che conferma di come i Friedkin a Roma stiano bene e vogliano rimanerci a lungo.
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