Statistiche da grande: pesa Mourinho. Nessuno ha concesso meno della Roma
Gli oltranzisti della sovrapposizione fra gol a grappoli e partite perfette probabilmente storceranno il naso, ma i numeri non mentono. I clean sheet sono 4
Gli oltranzisti della sovrapposizione fra gol a grappoli e partite perfette probabilmente storceranno il naso. Ma un gioco funzionale ai risultati è quasi sempre corrispondente al corretto equilibrio fra le due fasi. E al di là dei gusti estetici, ai non addetti ai lavori nulla può spiegare meglio delle statistiche la corretta simmetria fra attacco e difesa trovata dalla Roma. Nelle dieci giornate di campionato fin qui disputate la squadra guidata da Mourinho è prima o seconda in tutte le specifiche graduatorie. A partire dagli expeted goal, formuletta magica in voga nel terzo millennio per sintetizzare il numero di reali occasioni create (o subite) nel corso delle partite, che travalica il mero computo dei tiri, in cui vengono calcolati anche quelli “di alleggerimento”. Sintomo che forse quello più casuale è il quarto posto nella classifica di Serie A. Peraltro a sole quattro lunghezze dalla vetta (e con l’occasione d’oro di portarsi a meno uno già dalla prossima) e rispettivamente a uno e due punti dagli altri gradini del podio.
Una spiegazione alla (leggera) discrasia può essere ricercata nell’applicazione degli interpreti, più che nelle modalità di gioco. Tanto per essere più chiari, il secondo posto negli xgoal alle spalle del solo Napoli capolista (e a una spanna, 24,77 a fronte di 25,03) certifica l’annosa questione della mancanza di cinismo in area avversaria. Il differenziale degli azzurri, che di reti ne hanno realizzate più di tutti (25), è appena di 0,03; quello di Abraham e compagni, a quota 13 (e settimi per capacità realizzative), è di ben 11,77. Il che vuol dire che i giallorossi creano moltissimo, ma concretizzano pochissimo. Le sei vittorie di misura lo certificano, ma la sconfitta (sempre con un gol di scarto) rimediata in casa con l’Atalanta prima dell’ultima sosta è figlia di questo vizio. Con una lettura improntata all’ottimismo, si potrebbe aggiungere che quando gli attaccanti torneranno a “vedere la porta” la grande mole di produzione offensiva avrà un riscontro ancora maggiore in termini di punti. Per dirla con Mourinho: «Sbagliamo tanto, è un problema di squadra. Ma sono momenti, qualche squadra pagherà questa frustrazione, perchè arriverà il giorno in cui con 4 occasioni faremo 4 gol».
Il discorso è allo stesso tempo affine e differente se riferito alla fase difensiva. La Roma è quarta per reti incassate (9) - dato su cui pesa la giornataccia di Udine - ma prima per expeted goal against, con 6,14 occasioni concesse. Un paradosso aritmetico che però evidenzia la penuria di spazi ceduti agli avversari di turno. Le più vicine sono ancora il Napoli, con 8,43 (ma con lo stesso passivo “reale” dei giallorossi) e l’Inter con 9,22 (che però ha raccolto il pallone 14 volte in fondo al proprio sacco). Ovvero: nessun’altra squadra subisce meno in Serie A. Di più: i ragazzi di Mou lasciano ai contendenti una media di mezza occasione a partita. A volte nemmeno quella, come nell’ultima a Genova contro la Sampdoria, che ha lasciato illibati i guanti di Rui Patricio. E proprio il portoghese è protagonista di ulteriore statistiche a supporto della solidità difensiva romanista. In 10 turni ha collezionato 4 clean-sheet, in altre 5 occasioni ha subito una sola rete. E soltanto il portiere del Sassuolo è stato chiamato a un minor numero d’interventi rispetto all’ex Wolverhampton: 13 volte contro 15, ma il neroverde ha incassato tre gol in più. E nel conteggio rientrano anche le parate di pura routine, come quella senza difficoltà alcuna effettuata lunedì scorso a Marassi sul tiro “telefonato” di Rincon.
Statistiche da grande quelle messe in fila dalla Roma. Cifre che, al netto degli errori individuali, lasciano presagire miglioramenti tali da proiettare la squadra ai vertici assoluti. Non può essere casuale che chi vanta numeri simili a quelli dei giallorossi occupi la vetta della classifica nei cinque campionati top europei. Fa eccezione il Bayern (secondo), ma in Bundesliga l’Union Berlino sta facendo miracoli. Come la banda Spalletti in Italia. Almeno fino alla prossima.
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