AS Roma

Mourinho vs Spalletti: tutti i precedenti della "strana coppia"

Domenica il settimo incrocio tra due allenatori, lontanissimi tra loro. Prima nemici, poi amici: da "zero tituli" a "Spallettone", sono gli ultimi ad aver vinto a Roma

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Lorenzo Latini
20 Ottobre 2022 - 14:06

Uno è ritenuto tra i simboli del risultatismo, l’altro è un cosiddetto giochista: a prescindere dalla validità o meno di questa distinzione, sempre più in voga di recente, José Mourinho e Luciano Spalletti sono due poli opposti sotto (quasi) tutti i punti di vista. Lo “Special One” e “Spallettone”, il cinico portoghese e l’esteta toscano, l’uomo che ama vivere sotto pressione e il collega che invece, spesso e volentieri, dalla pressione si è lasciato schiacciare, il vincente per antonomasia e colui che in più di un’occasione è stato bollato come eterno secondo. Si conoscono da quattordici anni ormai: in principio sono state frecciatine e polemiche, ora sorrisi e abbracci, come quei nemici di vecchia data che - pur rimanendo sulle barricate opposte - si riscoprono compari. Del resto, anche i litigi e le battaglie possono cementare un rapporto.

In principio fu Inter-Roma, stagione 2008-09: a tenere a battesimo la prima italiana di Mou c’è proprio il tecnico di Certaldo. Il 24 agosto a San Siro la Supercoppa italiana se l’aggiudicano i nerazzurri ai calci di rigore. Prima panchina e primo «titulo» per il mago di Setubal, che a ottobre strapazzerà i giallorossi all’Olimpico (4-0). Il ritorno a Milano termina 3-3: non mancano le polemiche per un calcio di rigore assegnato all’Inter, con la Roma in vantaggio sul 3-1, che di fatto riapre i giochi. José, due giorni dopo (il 3 marzo 2009), pronuncia le battute più celebri del suo film interista: «Non mi piace la prostituzione intellettuale: negli ultimi giorni c’è stata una grandissima manipolazione intellettuale e non si è parlato di una Roma con grandissimi giocatori, con tanti giocatori che io volevo avere con me, che finirà la stagione con zero tituli». Lui, invece, porterà a casa il tricolore. L’anno seguente sarà triplete, ma a contendergli lo Scudetto con i giallorossi sarà Claudio Ranieri, perché Spalletti si dimette dopo le prime due giornate. 

I due iniziano quindi un lungo peregrinare in giro per l’Europa, ritrovandosi soltanto l’anno scorso. Era il 24 ottobre, un anno meno un giorno rispetto alla sfida in programma domenica, e all’Olimpico i giallorossi (con un’ottima prova) inchiodano sullo 0-0 un Napoli reduce da otto vittorie consecutive in altrettante partite di campionato. Qualche giorno prima, incrociandosi in diretta su Dazn, Mou aveva appellato il collega e rivale con un affettuoso «grande Spallettone!». Aggiungendo poi, non senza una buona dose di ironia: «Vuoi vincere tutte le partite? Secondo me tu devi perdere la prossima fuori casa». Luciano fa gli scongiuri del caso, Mou e lo studio se la ridono: alla fine però ne esce un pareggio, con entrambi gli allenatori espulsi (per proteste nei confronti dell’arbitro) e la corsa del Napoli rallentata. 

Nella gara di ritorno, il 18 aprile scorso, al San Paolo. È il giorno di Pasquetta, la Roma è reduce dal poker rifilato al Bodø/Glimt che le ha permesso di raggiungere le semifinali di Conference League, mentre il Napoli è chiamato a vincere per mantenere vive le ambizioni Scudetto. Qualcuno ipotizza che i giallorossi possano essere scarichi dopo le fatiche del giovedì, invece i ragazzi di Mou dominano pur andando subito sotto per un rigore di Insigne, subiscono ogni tipo di torto da parte di Di Bello, ma al 91’ acciuffano il pari con El Shaarawy e polverizzano le rimanenti speranze azzurre di lottare per il titolo. Del resto, Spalletti ha sempre fatto delle partenze a razzo uno dei suoi marchi di fabbrica: 22 punti nelle prime 10 giornate con la Roma nel 2016-17 e con l’Inter nel 2018-19, 26 con i nerazzurri (2017-18) e con il Napoli quest’anno; nella passata stagione addirittura 28, con 9 vittorie e appunto il pareggio di Roma. Ad oggi, però, i suoi ultimi trofei in Italia risalgono all’epoca giallorossa, tra il 2007 e il 2008. Quelli erano anche i nostri ultimi successi, finché nella Capitale non è sbarcato José Mourinho, che ci ha riportato a festeggiare dopo 14 anni di digiuno.

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