AS Roma

È la Roma di Mou: per lo spettacolo si può andare al circo

Lo Special One la sta costruendo sempre di più a sua immagine e somiglianza. Con Cristante, Camara, Belotti, al posto delle stelle infortunate

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Piero Torri
18 Ottobre 2022 - 12:07

Eccola la Roma di Mou. Brutta, sporca, cattiva. E vincente. Poi, direbbe qualcuno, se volete lo spettacolo si può sempre andare al circo. Dopo oltre un quarto di torneo, è legittimo e giusto abbozzare un primo bilancio. Allora: ventidue punti in dieci gare di campionato, due virgola due a partita, media che se proiettata (ma soprattutto confermata) sulle trentotto partite di campionato, vuole dire una cifra tra gli ottantatrè e gli ottantaquattro punti, ovvero Champions (minimo) garantita. Sei partite in trasferta e quattro in casa. Quattro successi lontano dai sold out dell’Olimpico (Salernitana, Empoli, Inter, ieri sera Sampdoria), tre in casa (Cremonese, Monza, Lecce). Il tutto, è vero, senza mai dare la sensazione di un gioco scintillante, pochi gol, molti sbagliati (qualcuno pure a Marassi nel secondo tempo), poche reti al passivo (eccezione il buco nero di Udine), ma poi alla fine quello che conta non è il risultato?

C’è di più. Perché questa Roma che sarà pure vero che non soddisfa il senso estetico del calcio (almeno di chi scrive), questi numeri li ha messi insieme senza una buona parte della qualità del mercato estivo che aveva legittimato sogni e pure utopie. Perché Wijnaldum abbiamo avuto giusto il tempo di avere la conferma che era vero che era nostro con quella manciata di minuti giocata a Salerno nella partita inagurale del campionato, poi tibia rotta, arrivederci al prossimo anno (solare). Perché Dybala aveva fatto appena in tempo a farci vedere quali effetti speciali è in grado di garantire, pure per lui arrivederci al 2023. Perché Celik stava giusto prendendo confidenza con il nostro ambiente prima che il fuoco amico di Mancini gli sconocchiasse un ginocchio, pure qui ci vediamo il quattro gennaio alla ripresa del campionato contro il Bologna.E, volendo, c’è stata pure una spalla di Zaniolo a rallentare il ritorno al futuro di Nicolò, ieri sera inizialmente in panchina, poi in campo a mettere paura e a fare i conti con la solita sfortuna (un gol annullato per un fuorigioco di millimetri). 

Guai che avrebbero potuto abbattere un toro. Non la Roma che Mourinho sta continuando a costruire sempre più a sua immagine e somiglianza, appunto, brutta, sporca e cattiva, per lo spettacolo (si spera) appuntamento al prossimo anno quando tutti gli infortunati torneranno a disposizione. E, ne siamo certi, la musica cambierà, avendo comunque come obiettivo quello di vincere le partite. E’ questo che Mou vuole. E allora spazio ai ballerini di seconda fila che in campo devono mettere cuore, anima e gambe fino all’ultimo istante di gioco. Come, per esempio, Bryan Cristante. Uno che in estate non è mai inserito nella formazione titolare, ma poi le gioca tutte, ma proprio tutte, sistemato lì in mezzo al campo a fare diga, a sistemarsi sulle linee di passaggio degli avversari, a mettere il fisico, a non tirare indietro mai la gamba, a dirigere i compagni con una saggezza tattica che, al di là delle critiche che gli sono state riservate, è imprescindibile in questa Roma, al punto che pure uno scudiero di Mou come Matic deve andare a sistemarsi in panchina. Per fare spazio, come ieri sera a Marassi, al dinoccolato Camara, cioè sostanza e corsa piuttosto che estetica e colpi di classe. Il ragazzo arrivato da Atene, lo aveva fatto vedere già nel secondo di tempo di Siviglia, contro la Sampdoria ha confermato l’utilità tattica, di interdizione e dinamismo, che può avere in questa Roma che per prima cosa non vuole mai abbassare lo sguardo di fronte a nessuno.

E allora, ancora, più spazio al Gallo Belotti che quando c’è da fare a sportellate non è secondo a nessuno, fiducia all’accoppiata con Abraham con l’ex granata più prima punta e Tammy a svariare lungo tutto l’arco offensivo. A Marassi, poi, Mou ha voluto ulteriormente stupire, mandando in campo dall’inizio El Shaarawy con il compito di correre per tutta la corsia mancina, caro Faraone se segni meglio, ma l’importante è che dalla tua parte non arrivino pericoli. Stessi compiti a Zalewski sulla fascia opposta, con il polacco de noantri capace di adattarsi per la fase difensiva e pronto a sostenere la manovra d’attacco. Il risultato è stato che la Sampdoria disperata affidata a Stankovic, non ha fatto un tiro in porta, Rui Patricio è stato costretto a essere il protagonista soltanto in occasione dei retropassaggi dei suoi compagni (se si potessero diminuire, il cuore di chi scrive ve ne sarebbe grato). Cioè la Roma di Mou. Quella che non vuole correre rischi, avendo la consapevolezza che comunque davanti, prima o dopo, il gol per vincere la partita arriverà. Ora, però, ci sarà la prova del nove contro il lanciatissimo Napoli di Luciano Spalletti. Si presenteranno all’Olimpico con una striscia di dieci vittorie consecutive. Troveranno una Roma brutta, sporca e cattiva. L’Olimpico, poi, potrebbe fare il resto.

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