AS Roma

Il parere dell’esperto: “Recidive infortuni? Non è sfortuna. Sull’Olimpico…”

Danilo Casali: "Problemi fisici? Ci sono cause sfuggenti ai test medici, non esiste un atleta fragile, ma con più disequilibri posturali: un esempio è Perotti"

Paulo Dybala in panchina dopo l'infortunio subito contro il Lecce

Paulo Dybala in panchina dopo l'infortunio subito contro il Lecce (MANCINI)

PUBBLICATO DA Francesco Belli
16 Ottobre 2022 - 11:30

Danilo Casali è dottore in fisioterapia ed osteopatia ed ha creato il sito infortuni muscolari.it. Con lui abbiamo parlato degli infortuni indiretti e di tante altre tematiche:  

Quali sono le principali cause degli infortuni?
"Le cause sono tutte ampiamente citate nelle materia medica e comprendono soprattutto fenomeni legati al mancato recupero del muscolo, all’imperfetto equilibrio elettrolitico (ad es. quando la sudorazione è accentuata dal clima), a difetti del coordinamento neuromotorio, e soprattutto, al sovraccarico di lavoro. Sono argomenti noti a tutti gli Staff, ma per comprendere ancora meglio perché le attuali strategie non bastano, la domanda da farsi è “perché dopo un percorso di cure per un infortunio muscolare, con test atletici ed esami medici regolari, un atleta può subire un nuovo infortunio muscolare indiretto in tempi brevi?” Il fatto che il problema successivo possa coinvolgere un altro muscolo, non è un’attenuante".

Cosa sfugge?
"Se un giornalista pone questa domanda ad un operatore del settore, solitamente si sente rispondere che l’atleta ha fatto poco per la sua prevenzione oppure che ha fatto troppo inteso come di carichi di lavoro. Si ipotizza quindi un errore nella preparazione atletica o nel singolo che non si è attenuto ai programmi, o si rimandano le colpe all’eccesso di partite. In questa risposta si trascura totalmente un aspetto reale che, in meccanica, qualsiasi ingegnere segnalerebbe: il sistema muscolo-scheletrico di quel singolo atleta ha perso la possibilità di rispondere adeguatamente alle sollecitazione di allenamenti e partite perché, nonostante la prestazione fisica, si è instaurata qualche perturbazione di funzionamento nello stesso sistema. L’infortunio muscolare che insorge nel riscaldamento è un esempio immediato per capire che quel muscolo è andato in sofferenza, seppure non sia stato sottoposto a nulla di problematico. Per spiegare in profondità questo fenomeno occorre comprendere come quelle articolazioni rispondano in dinamica, ovvero sotto il carico di allenamenti e competizioni. Se in un atleta queste risposte sono perturbate, ovvero disfunzionali, seppure non risulti nessuna alterazione ai comuni esami radiologici, questo equivale a perdere le funzioni ammortizzanti in seno alla meccanica muscolo-scheletrica".

Come si possono risolvere, concretamente, queste problematiche presenti ma silenti?
"Per semplificare il discorso, occorre fare una “taratura fine” della biomeccanica articolare, ripristinando quella norma di funzionamento che è stata persa in manierasilenziosa, ovvero senza nessun dolore locale e senza consapevolezza da parte dello stesso atleta. Non sto parlando di fenomeni rari e invisibili, ma di aspetti reali, visibili totalmente comprensibili dal punto di vista medico-scientifico, spesso trascurati perché asintomatici e legati a quelle imperfezioni dell’assetto posturale comune a tutti gli individui. Ma in un calciatore professionista il loro riequilibrio fa sempre la differenza, rafforzando l’azione dei programmi di prevenzione svolti dallo Staff atletico". 

Cioè?
 "Semplificando al massimo, il mio lavoro è quello di riequilibrare il sistema, mirando a questi distretti che hanno sviluppato un problema, seppure in maniera asintomatica. Immaginiamo una bilancia di una volta con due piatti: se su un piatto mettiamo la sommatoria dei carichi delle attività fisiche, sull'altro la capacità dell’atleta di tollerare e gestire gli stessi carichi, sia con la forza muscolare, sia con gli allenamenti neuromotori, ma anche dal punto di vista biomeccanico, nel momento in cui la bilancia è in equilibrio non ci saranno infortuni muscolari indiretti. Nello stesso esempio, la bilancia può perdere però l’equilibrio per eccessi di attività (sovraccarico), o quando il sistema muscolo-scheletrico perde la capacità di gestione degli stessi. Su quest’ultima condizione però la miopia presente nella medicina dello sport, riguarda il pensare che la causa sia solo nella forza muscolare non sufficientemente allenata. Se riflettiamo, arriveremo ad ammettere che attualmente c’è una grossa incoerenza nelle strategie: si cercano scarpe tecniche, talvolta si addebita la colpa ai campi di allenamento/gioco, ma vengono tralasciate le disfunzioni biomeccaniche. Nel momento in cui si mettono in evidenza i parametri problematici negli equilibri di quel singolo atleta, questi vanno gestiti con una terapia individuale. Qualsiasi lavoro fatto in modo generico e non personalizzato non è una armonizzazione degli stessi disequilibri. Ogni atleta deve conoscere il suo codice biomeccanico per applicare, oltre al lavoro di gruppo, quei semplici esercizi mirati al suo schema disfunzionale asintomatico. Ma questo non viene fatto".

Perché?
"Le motivazioni non riguardano gli Staff della Serie A o quelli di altre discipline: si tratta di una lacuna nella formazione e nelle linee guida mediche. Le disfunzioni biomeccaniche non sono visibili agli esami medici diagnostici e quindi il problema resta latente ed espone al rischio molto maggiore di infortunio. Un atleta che si ferma ai box per una problematica muscolare, viene curato per quel muscolo e per il recupero atletico, tornando in campo con lo stesso schema disfunzionale che lo esporrà verso altri infortuni e recidive, nonostante, ribadisco, gli esami medici non avessero evidenziato alcuna problematica fisica che suggerisse di evitare di mandare il giocatore in campo».

Come si possono rilevare queste problematiche?
"Questi disfunzionamenti sono la conseguenza di “semplici disequilibri posturali”, associati a restrizioni della mobilità articolare ed asimmetrie nelle retrazioni muscolari. Si rilevano con una valutazione funzionale del singolo atleta, ma spesso le conseguenze sono visibili anche nei filmati sul campo, durante una camminata o in fasi della statica durante una posizione di riposo. Ci sono alcuni atleti purtroppo noti anche per la loro eccessiva frequenza di infortuni muscolari (ad es. Perotti, Hazard), sui quali, con l’occhio clinico del caso, è evidente rilevare schemi di compenso dovuti a queste problematiche latenti. La loro preferenza di carico in fase di riposo, il disequilibrio del bacino la deambulazione ed altre caratteristiche, comportano forzatamente una problematica quando lo stesso atleta corre, salta, accelera e decelera. Ed i muscoli sono la vittima». 
Quanto influiscono, su questi disequilibri, le tantissime partite in calendario a causa del Mondiale invernale?
«Un atleta, con tante partite ravvicinate a fronte di poco tempo per il recupero, riceve una sommatoria di sollecitazioni meccaniche che disequilibrano la bilancia utilizzata nell’esempio di prima. Il calendario di quest’anno, specialmente per le squadre impegnate in Europa, può mettere in difficoltà molti Team".

Gli infortuni della Roma in stagione sono drasticamente aumenati, nonostante allenatore e staff medico siano gli stessi. Perché?
"Centra sicuramente l’aumento del carico di lavoro sugli atleti causato dalle tante partite ravvicinate. Ma essendo solo all’inizio, ci sono sicuramente altre cause. È normale, ad esempio, che lo Staff atletico debba adeguare i programmi al calendario, diversificando naturalmente anche gli esercizi in maniera tale che lo stimolo per la squadra sia costante. Alcuni di questi possono andare in conflitto con lo schema disfunzionale silente presente in qualche atleta e la conseguenza è la maggior propensione all’infortunio. Per esperienza è possibile affermare che, non di rado, quando un infortunio insorge a fronte di uno sforzo muscolare non estremo, è possibile individuare una causa che ha incrementato le problematiche biomeccaniche: per un atleta, questo può collocarsi in qualche esercizio che ha creato il conflitto, seppure sia utile per la preparazione".

Il campo dell'Olimpico potrebbe avere influito sui tanti infortuni nella Roma?
"L’indizio ci potrebbe essere, anche se non c’è il dato statistico rilevante. La stagione lo dimostrerà: se i calciatori giallorossi si infortuneranno sempre di più in casa il dubbio potrebbe risultare fondato".

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