AS Roma

Il filo invisibile che lega la Roma al Betis: da Joaquín a Pau Lopez

Luis Del Sol, due anni in giallorosso, per gli andalusi è «el mito supremo». Capello voleva Joaquín, ma non se ne fece nulla. E l’ala “dette buca” anche a Mourinho

Joaquin, attaccante del Betis Siviglia (Getty Images)

Joaquin, attaccante del Betis Siviglia (Getty Images) (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Lorenzo Latini
05 Ottobre 2022 - 15:30

“El mito supremo”: è il soprannome con cui i tifosi del Betis fanno riferimento a Luis Del Sol, autentica bandiera biancoverde, e che ha militato anche nella Roma per due stagioni dal 1970 al 1972, vestendo peraltro la fascia di capitano lasciatagli in eredità dal connazionale Joaquin Peirò. Il mito supremo era nato nell’entroterra spagnolo, nella regione di Castiglia e León, ma Siviglia era già nel suo destino: quando aveva due mesi, la famiglia vi si trasferì e lì Del Sol crebbe (e morì, il 20 giugno dell’anno scorso). A diciannove anni, nel 1954, il debutto nella prima squadra del Betis, che all’epoca milita in Segunda Division, la seconda serie spagnola. Nel 1958 arriva la promozione in Primera: a soli 23 anni, il centrocampista è già capitano e trascinatore. Le sue prestazioni attirano l’attenzione di Santiago Bernabeu, che lo porta nel Grande Real nel 1960.

Quindi una lunga parentesi alla Juve, fino allo sbarco a Roma nel 1970, nell’ambito della discussa operazione che portò in bianconero i giovani Fabio Capello, Landini e Spinosi (i cosiddetti «gioielli») a Torino in cambio dello spagnolo all’epoca 35enne, Zigoni e Bob Vieri. Eppure, per due stagioni, Del Sol amministrò bene il centrocampo romanista, collezionando 57 presenze (e 4 gol) e vincendo il Torneo Anglo-Italiano. Nella seconda stagione, come detto, fu anche il nostro capitano. Nel 1972-73 il ritorno al suo amato Betis, per l’ultima stagione da calciatore, al termine della quale entrerà nei quadri societari del club. Ancora una volta, stavolta da allenatore, riuscirà a riportarlo nella massima serie, nel 2000-01: in campo, in quella squadra, brilla un ragazzo a malapena ventenne che si chiama Joaquín Sanchez Rodriguez e che avrebbe anche potuto vestire la maglia della Roma. 

Il pallino di Don Fabio

Tra il 2001 e il 2004 praticamente il mondo intero vorrebbe Joaquín: l’ostacolo praticamente insormontabile è una clausola rescissoria da circa 60 milioni di euro presente nel suo contratto. Capello, nel 2003, mette gli occhi su di lui per ridare linfa a una squadra che in alcuni elementi appare appagata dopo il tricolore: uno dei primi nomi nella lista presentata a Franco Baldini è proprio quello dello spagnolo. Il Betis è però inamovibile: i rapporti tra Joaquín e il patron biancoverde Ruiz de Lopera si incrineranno soltanto più in là, portando l’ala ad accasarsi al Valencia (in cambio di 25 milioni di euro). Alla richiesta di 50 milioni di euro, Baldini saluta e ringrazia: alla fine, per la fascia destra si punterà su Amantino Mancini, semi-sconosciuto brasiliano che invece si rivelerà prezioso, soprattutto per Spalletti. 

Nel 2004 il pretendente a Joaquín è invece il Chelsea allenato da un certo José Mourinho: nella lista della spesa consegnata dallo “Special One” ad Abramovich c’è lui, e le cose sembrerebbero destinate ad andare in porto. Ma stavolta a far saltare la trattativa non è la richiesta del club, quanto il rifiuto del giocatore. Lo ha raccontato lui stesso in una singolare intervista di appena tre mesi fa: «Ho detto di no perché alle tre del pomeriggio a Londra è già notte. E quella non è vita. Ero abituato al sole, a una birretta, all’ambiente ideale e cambiare abitudini era piuttosto complicato. Ero in un momento della mia vita in cui una decisione del genere non era facile da prendere, dato che avevo già tutto quello che volevo: a vent’anni avevo già un ruolo importante nel club». Pare che Mou stesso si recò a Siviglia per convincerlo: «Non volevo andare alla riunione. Sapevo che se fossi andato, sarei finito in Inghilterra: lui mi avrebbe convinto. Quindi non mi sono presentato. Poi ho parlato con Mou e mi sono scusato; lui mi ha ringraziato per la sincerità». Chi invece è passato dal Betis alla Roma, ma senza lasciare ricordi particolarmente belli, è stato Pau Lopez: due stagioni in giallorosso, prima del trasferimento all’Olympique Marsiglia.

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