Un ufo a San Siro
Smalling «Siamo felicissimi. Era troppo importante vincere. C’è stato un solido spirito di squadra. È stata costruita una Roma molto forte, abbiamo grandi obiettivi»
Abbiamo visto un Ufo. No, troppo facile pensare che parli spagnolo, simuli una maschera, abbia il passaporto argentino, una bacheca ricca di trofei e un sinistro battezzato dagli dei del calcio. Quello già lo avevamo visto in precedenza, nessuna sorpresa, Dybala è un fenomeno. No, stavolta l’Ufo che abbiamo visto parla inglese, è vegano convinto, è suddito di re Carlo, ha la coda rasta, in Giamaica, un paio di estati fa, pare che abbia avuto un incontro ravvicinato di terzo tipo che, se fosse stato veramente così, evidentemente lo ha benedetto. Di nome fa Chris, di cognome Smalling, la carta d’identità dice trentatrè primavere il prossimo novembre, il contratto certifica scadenza il prossimo trenta giugno, ma, questione ancora di un gruzzolo di partite, poi si rinnoverà automaticamente per ulteriori dodici mesi. Meglio così.
Dominante in difesa, decisivo in attacco con quella capocciata a ribaltare definitivamente il risultato. Una capocciata proprio sotto il settore dei cinquemila cuori giallorossi sbarcati come sempre a San Siro. Una capocciata, diteci se sbagliamo, che ci ha ricordato quella dello scorso anno a Bergamo quando segnò il terzo gol, quello della definitiva tranquillità. Stavolta la tranquillità arricchita dalla felicità, è arrivata al fischio finale di una partita che ha rilanciato la Roma, finalmente tornata a battere l’Inter dopo una striscia di undici partite contro i nerazzurri senza la gioia dei tre punti. Per sfatare il tabù dopo il chirurgico sinistro della Joya, è servito il capoccione dell’uomo che vede gli Ufo, ancora una volta una rete arrivata da calcio piazzato, un delizioso e preciso destro di Pellegrini che all’inglese gli ha messo il pallone giusto giusto sul capoccione per gelare San Siro. Tre punti fondamentali, ora in classifica sono sedici, due giusti giusti a partita, dopo cinque trasferte (tra cui Juventus, Udinese e Inter). Un gol pesantissimo, vero Chris? «E’ una vittoria che ha un enorme valore. Questa partita era troppo importante da vincere, eravamo molto delusi per come si era conclusa la gara contro l’Atalanta dove avevamo giocato bene ma il risultato ci aveva penalizzato. Abbiamo lavorato molto duramente durante le due settimane di sosta e qui a San Siro ancora una volta abbiamo giocato bene e da squadra. Sono e siamo tutti molto felici per la vittoria. La volevamo. La cosa che mi è piaciuta di più, oltre al risultato, è che dal primo all’ultimo minuto di gioco, in campo si è visto sempre un grande spirito di squadra. Tutti hanno corso dal primo all’ultimo minuto di partita, quando giochiamo così i risultati non possono non arrivare».
Un altro gol da tre punti, come contro la Cremonese, il nono da quando veste la maglia giallorossa (otto in campionato, uno in Europa), ma soprattutto u’altra prestazione da primo della classe, da leader di una difesa che comanda con la voce e i movimenti, con Mancini e Ibanez che seguono obbedienti le tracce indicate dall’inglese, formando un terzetto che ormai sembra essere diventato una garanzia tattica, tecnica, fisica. Semmai il problema potrebbe essere il fatto che alle spalle dei tre ci sia soltanto Kumbulla, troppo poco, con tutto il rispetto per l’albanese, per una Roma che dietro si schiera con una linea a tre. Discorso che ci sta, ma Smalling tranquillizza: «Io goleador? Spero ovviamente di farne altri, ma quello che conta è il risultato della squadra. Non è vero che siamo pochi in rosa. In questa stagione non ci sono soltanto undici giocatori. E’ stata costruita una Roma molto forte che può vantare alternative un po’ in tutti i ruoli. Abbiamo grandi obiettivi da raggiungere e in campo, daremo sempre il cento per cento per raggiungerli».
Si può fare. Soprattutto se la Roma continuerà a giocare con lo spirito visto in campo a San Siro. E seguendo i suoi leader, da Dybala a Pellegrini, da Matic a Smalling. Il ct inglese Soutghate meriterebbe l’esonero solo perché continua a ignorare Chris. Meglio così. Ma uno così, è un giocatore che fa la differenza. Lasciate pure perdere i gol che realizza, gol che comunque il loro peso ce lo hanno. Guardatelo come dirige la difesa, come parla ai compagni, come sa sempre dove posizionarsi in campo, come mette coraggio, fantasia e altruismo in ogni azione che lo vede protagonista. Anche a San Siro ce lo ha fatto vedere. Ancora di più dopo il gol che ha realizzato, quando è stato l’autentico dominatore della sua metà campo, tutti i palloni di testa sono stati i suoi, come quello al tramonto della partita dopo una capocciata di Gosens che ci ha fermato il cuore, ma ci ha pensato il capoccione di Smalling a rasserenarci spazzando via quel pallone. A Smalling bisogna soltanto augurargli la salute. Perché quando sta bene è uno che fa la differenza. Nella sua metà campo e in quella degli avversari. Se ne sono accorti anche a San Siro.
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