Totti: “Con Ilary non è finita per colpa mia. I romanisti non mi hanno mai lasciato”
Il Dieci al Corriere della Sera: "Ho letto troppe bufale e sciocchezze. La rottura con la vecchia proprietà fu traumatica, ero fragile e lei non ha capito questo dolore"
Francesco Totti ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera dove ha commentato, anche con una certa amarezza, le recenti voci che gravitano attorno a lui e, soprattutto, alla sua famiglia: "Questa storia per me non è gossip. Questa storia per me è carne e sangue. C’è di mezzo la mia vita. Ci sono di mezzo tre persone che amo più di me stesso: i miei figli, che voglio proteggere in ogni modo. E c’è un amore durato vent’anni. Tutto mi sarei aspettato, tranne che finisse così. Non ho ancora detto una parola. Avevo detto che non avrei parlato e non l’ho fatto. Ma ho letto troppe sciocchezze, troppe bufale. Alcune hanno anche fatto soffrire i miei figli. In particolare una: che il colpevole della rottura sarei soltanto io. Che il matrimonio sarebbe finito per colpa del mio tradimento. Questo punto voglio chiarirlo: non sono stato io a tradire per primo. Poi tornerò a tacere. Qualunque cosa mi sarà replicata, starò zitto. Perché la mia priorità è tutelare i miei figli". Una crisi scoppiata tra marzo e aprile dell'anno scorso ma che affonda le sue radici dal 2016, nella stagione in cui il Dieci ha appeso gli scarpini al chiodo: "Smettere non è facile. È un po’ come morire. Giocavo in serie A da quando avevo sedici anni. E certe cose ti mancano. L’adrenalina, la fatica. L’ho anche detto, nel discorso di addio allo stadio: “ho paura, statemi vicino”. E i romanisti non mi hanno mai lasciato solo". Il Capitano, incalzato, è tornato anche su un episodio specifico risalente alla sua ultima stagione poco prima della festa dei 40 anni, quello dell'ormai celeberrima frase di Ilary rivolta a Spalletti (definito "piccolo uomo"): "Fece tutto da sola. Voleva proteggermi, ebbe una reazione quasi materna. Di pallone non ha mai capito molto".
Poi, 3 fatti specifici avvenuti nel corso del tempo: prima l'addio al calcio, poi quello alla Roma (da dirigente), e infine il peggiore, la morte di papà Enzo: "La rottura con la vecchia proprietà fu traumatica: come dover abbandonare la propria casa. Ero fragile, mi mancavano i riferimenti, e Ilary non ha capito l’importanza di questo dolore. Poi è arrivato il 12 ottobre 2021. È morto papà mio. Di Covid. E io l’ho visto l’ultima volta il 26 agosto. Sapevo che stava male, e non potevo fargli visita. Papà mio per me c’era sempre, non perdeva una trasferta. A me non faceva mai un complimento, ma con gli altri era fierissimo: Francesco è il numero uno, diceva. Poi ho preso il Covid pure io, in forma violenta: 25 giorni chiuso in casa, stavo per finire in ospedale. Insomma, per me è stato un periodo tremendo. Per fortuna c’erano i figli. Finalmente ho potuto stare più tempo con Cristian, Chanel e Isabel. Mia moglie invece, quando avevo più bisogno di lei, non c’è stata. Nella primavera del 2021 siamo andati in crisi definitivamente. L’ultimo anno è stato duro. Non c’era più dialogo, non c’era più niente".
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