Inguardabile e inatteso crollo della Roma: quattro schiaffi dolorosi a Udine
Bisogna capire adesso a quale versione dar fede: se è stata solo una serata negativa in cui è andato tutto storto o una sconfitta che fa accendere una spia che segnala un disagio
Bisogna solo capire adesso a quale versione dar fede: se è stata solo una serata fortemente negativa in cui è eccezionalmente andato tutto storto o se è stata invece una sconfitta che fa accendere una spia che segnala un disagio che non si è certo esaurito ieri sera. Sta di fatto che mentre è già partito il dibattito in cui come al solito sarà complicato trovare una sintesi accettabile per tutti, la Roma si lecca le ferite per una incredibile sconfitta, una macchia nel curriculum di Mourinho - che solo nella terribile notte della Manita (il 5-0 subito a Barcellona col Real nel 2010) aveva subito un ko più umiliante - e un brutto passo falso in un inizio di stagione che fino a ieri aveva sfiorato la perfezione. 4-0 è stato il risultato finale, con vantaggio di Udogie su gentile omaggio di Karsdorp, raddoppio di Samardzic con l’evidente complicità di Rui Patricio e poi terzo gol di Pereyra e quarto di Lovric a maramaldeggiare tra una squadra ormai in bambola. Inutile guardare adesso la classifica perché sono tutte lì, con Napoli e Milan in lieve vantaggio e l’Atalanta che stasera ha l’occasione nel derby lombardo di staccare tutti e conquistare la vetta solitaria, per la prima fuga di stagione. Mou dopo aver lasciato in sala stampa anche velenosi riferimenti alla conduzione come al solito approssimativa di Maresca, deve invece concentrarsi adesso sulla trasferta di Europa League in Bulgaria: serve urgente cambio di passo tra Ludogorets e Empoli.
Ieri la partita è stata messa in salita dalla sciagurata interpretazione di Karsdorp dopo 4 minuti, un pallone innocuo calciato verso il secondo palo da Pereyra che l’olandese avrebbe potuto agevolmente rinviare lontano, e invece ha pensato di stopparlo di petto per favorire l’intervento di Rui Patricio, ignaro del fatto che il suo dirimpettaio Udogie aveva scommesso proprio sull’avventatezza del possibile gesto tecnico dell’avversario. Rapidissimo, il veronese (con genitori nigeriani) si è infilato in scivolata nello spazio tra terzino e portiere romanista e ha deviato la palla nella porta. Come a Torino, dunque, la Roma ha cominciato sott’acqua a causa dell’incertezza di una giocata difensiva ad inizio partita. Compito non facile, contro un’Udinese tanto muscolare quanto dinamica: bravo Sottil a non disperdere il patrimonio tattico ereditato e a ripresentare una squadra molto simile a quella che lo scorso 13 marzo mise in forte difficoltà la Roma nello stesso stadio. Rimpianti maggiori per via del fatto che, a differenza di quanto accaduto a Torino, la prima occasione stavolta era capitata sui piedi di Dybala, messo in condizione da un bel tocco di Abraham in apertura di partita di attraversare tutta la metà campo avversaria fino a calciare dal limite dell’area, in un’azione simile a quella che portò al vantaggio col Monza, stavolta con il tiro meno preciso.
Di uguale, rispetto alla gara di Torino, c’è stata anche la formazione iniziale, con Karsdorp e Spinazzola preferiti a Celik e Zalewski (eppure entrambi ancora in forte difficoltà), con la difesa obbligata per via dell’infortunio di Kumbulla, con la solita cerniera di centrocampo composta da Cristante e Matic, con Pellegrini che in non possesso cercava di abbassarsi da mezzala e quando invece la Roma recuperava il pallone si alzava a fare da mezzo trequartista di sinistra, con Dybala a cercare spazi dall’altra parte, alle spalle di Abraham. Fuori Beto inizialmente invece per Sottil, dentro Pereyra e Udogie sulle fasce, con Success al fianco di Deulofeu in avanti e Becao con Perez e Bijol in difesa, con quest’ultimo fuori causa dopo un quarto d’ora per una distorsione alla caviglia (sostituito da Ebosse).
Al 14° Spinazzola ha colto un gran taglio di Dybala che ha controllato l’assist e ha calciato rapidamente col sinistro, costringendo Silvestri alla deviazione in angolo. Per un po’ la partita ha ristagnato a centocampo, tra l’Udinese in vantaggio anche psicologico di poter gestire la difesa a blocco basso con rapide ripartenze e la Roma innervosita dallo svantaggio a cercare spazi mai comodi. Si è andati così avanti a sprazzi e episodi, un corner deviato da Success sull’esterno della rete per l’Udinese e un corner con doppia conclusione di Abraham (respinta la prima, alta la seconda) per la Roma. Al 45° è stato ammonito Dybala per un intervento falloso («un’opera d’arte», ha ironicamente chiosato il tecnico a fine partita), subito dopo giallo anche per Mourinho per un gesto di protesta per un’altra decisione un po’ avventata del sempre incerto Maresca. Così si è arrivati al secondo tempo con le coraggiose mosse del tecnico, che ha tolto lo stordito Karsdorp per Celik e soprattutto Cristante per far spazio a Belotti, a comporre una sorta di tridente con Dybala e Abraham, e la Roma sempre più sbilanciata con Pellegrini abbassato al fianco di Matic. La scelta stavolta non ha pagato. Perché è ulteriormente diminuito lo spessore del filtro in mezzo al campo e non è aumentato il tasso di pericolosità.
Una svolta avrebbe potuto rappresentare l’intrusione di Celik ad inizio ripresa nell’area avversaria, stroncata da un intervento da dietro di Becao: troppo morbido per determinare il rigore per Maresca, anche se il turco è stato sbilanciato non di spalla ma alle spalle (la differenza è decisiva) proprio nel momento in cui stava caricando il tiro. Al 7° anche Pellegrini è sbottato dopo un altro fallo non rilevato, giallo anche per lui. All’11° l’episodio che in pratica ha sancito la fine della partita: dopo che Maresca ha decretato un angolo per l’Udinese ovviamente inesistente qualcuno gli deve aver fatto presente che stava prendendo una cantonata (forse il primo episodio di calcio d’angolo tolto dal Var) e l’azione è ripartita quindi con una rimessa dal fondo. Ma l’Udinese è presto ripartita e Samardzic ha affrontato una blanda marcatura di Pellegrini prima di spostarsi il pallone sul sinistro e lasciar partire un bel tiro su cui Rui Patricio era sembrato tuffarsi con il tempo giusto, ma il portoghese ha calcolato malissimo l’impatto del pallone sull’erba e il rimbalzo l’ha beffato. Subito dopo la Roma ha avuto l’occasione per rientrare in partita: sul solito calcio d’angolo ben calibrato in area di Dybala, Mancini ha svettato su tutti deviando il pallone giusto sul palo interno appena sotto la traversa, e poi Matic ha provato a ribadire in rete trovando però l’opposizione di Silvestri.
Sottil ha rinforzato la sua squadra inserendo Beto, Lovric e Makengo per Success, Arslan e Samardzic, Mou ha messo Zalewski per Mancini alzando ulteriormente il baricentro della sua squadra (con Celik a fare il “finto” terzo di difesa). Al 25° Abraham è caduto male in area, toccandosi subito alla spalla, per fortuna si tratta solo di una contusione: lascerà il campo cinque minuti dopo per l’esordio stagionale di Shomurodov. L’uzbeko è però entrato già sul 3-0 perché poco prima, sull’ennesima riconquista del pallone, i bianconeri hanno imbastito un’altra azione irresistibile, con scarico finale di Udogie per Pereyra, bravo a dipingere di sinistro una bella traiettoria a scavalcare ancora Rui Patricio. E subito dopo l’ingresso di Camara (al posto di Pellegrini) c’è stato spazio anche per il 4-0: azione simile a quella del 3-0, ma sul fronte destro, con stoccata finale di Lovric. E meno male che dopo poco è arrivato il fischio finale.
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