«...che me fa re»: il canto d’amore di Nicolò Zaniolo
È iniziato così il settembre di Nicolò: un mese che, secondo certa stampa, avrebbe dovuto trascorrere a Torino, oppure a Milano, al limite a Londra
Entrata fuori tempo? Fa niente, non ci sono arbitri a tirar fuori cartellini, stavolta. È l’emozione del principiante: uno abituato sì a calcare palcoscenici, ma metaforici. Stavolta il palco è reale, e si tratta di un concerto, perciò c’è da essere clementi con Nicolò Zaniolo per un paio di stecche; se ne faranno una ragione anche due mostri sacri della canzone come Antonello Venditti e Francesco De Gregori, che l’hanno ospitato sul palco dell’Auditorium Parco della Musica per concludere il concerto di sabato sera. «Questa sera abbiamo un ospite speciale - le parole di Venditti per introdurre il giallorosso - e questa canzone la canteremo con lui e per lui». Quindi sul palco si è presentato - sorridente ma visibilmente emozionato - Nicolò: pantaloni avana e t-shirt bianca, con il tutore a bloccare spalla e braccio sinistro, ha anticipato leggermente l’attacco di “Grazie Roma”, ma ha preso via via coraggio, tra l’entusiasmo del pubblico presente, che ha cantato a squarciagola con lui. Immortalata in un video dalla madre, Francesca Costa, la performance è diventata ben presto virale sul web. L’intonazione è da rivedere, ma quel che più ci interessa è che Nico recuperi al meglio e in fretta dall’infortunio, affinché possa tornare a brillare su un altro palcoscenico, tra dribbling, cavalcate palla al piede e tiri potenti e precisi.
È iniziato così il settembre di Nicolò: un mese che, secondo certa stampa, avrebbe dovuto trascorrere a Torino, oppure a Milano, al limite a Londra; nuove case (e nuove squadre) che di volta in volta gli sono state attribuite, pur di vederlo lontano da Roma. Invece Zaniolo è rimasto e simbolicamente, all’indomani della chiusura del mercato, ha cantato l’inno giallorosso. Gli altri non possono capire questo sentimento «che me fa re quando sento le campane la domenica mattina». Peggio per loro.
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