Roma Club Garbatella Indipendente 1971: la casa dei romanisti
Lo storico Club si rilancia per la nuova stagione con feste e iniziative. Terenzi: "Vogliamo essere un punto di riferimento per il quartiere, anche con iniziative sociali"
Nel cuore della Garbatella, storico quartiere romano e romanista, lo scorso sabato è andato in scena in piazza Giovanni da Triora 6 il nuovo tesseramento del Roma Club Garbatella Indipendente 1971. Una vera e propria festa, con una riproduzione della Conference League, iniziata alle ore 16.30 e proseguita con la presentazione della campagna tesseramenti da parte del presidente Vincenzo Mantini, per poi terminare con la visione, insieme ai tifosi e soci presenti, del match contro la Juventus all’Allianz Stadium (poi terminato 1-1). "Lo scorso sabato abbiamo lanciato la nostra nuova campagna di tesseramento - ha commentato Daniele Manzetti, responsabile e facente parte del Consiglio direttivo del Club - Hanno partecipato moltissime persone e molte altre lo faranno nei prossimi giorni. Possiamo ritenerci più che soddisfatti".
Per saperne di più sull’evento e per analizzare la storia di questo Roma Club, abbiamo intervistato Remo Terenzi, figlio dello storico fondatore Sergio, nonché una vera e propria “Bibbia sulla Roma”, così definito da Manzetti.
Ci può raccontare la storia di questo Roma Club?
Il Roma Club Garbatella Indipendente nasce nel 1971 ed è stato uno dei primi sorti nella Capitale. L’iniziativa è nata da una idea del presidente Gaetano Anzalone che, su suggerimento di Herrera, voleva istituire dei circoli di tifosi. Il club ha 52 anni, ed è stato fondato da Sergio Terenzi, mio padre, costituendo un gruppo di tifosi nel quartiere della Garbatella, una zona della Capitale che vanta una forte componente romanista e popolare, con radici profonde nel tifo giallorosso.
In cosa consisteva l’evento di sabato scorso?
L’iniziativa di sabato prevedeva il lancio del tesseramento del Club, avvenuto dopo anni di pandemia, e ha riportato nel quartiere quel modo di vedere le partite in maniera sociale. È stata un’iniziativa molto proficua, sia dal punto di vista sociale, sia di quello sportivo. Perché il Roma Club Garbatella Indipendente è un punto di riferimento sia per andare allo stadio insieme, sia per coloro che non hanno possibilità di andarci.
Può dirci qualcosa in più riguardo questa campagna di tesseramento?
Ci sono delle iniziative per le trasferte, sia in Italia sia in Europa, per andare insieme allo stadio, tutto ciò che può essere utile per i soci. Altre iniziative verranno poi svelate ai tesserati nel corso della stagione.
E sul numero di tesserati?
Dobbiamo ancora fare i conti dall’evento di sabato, ma sono stati tantissimi, soprattutto in un periodo come quello di fine agosto, di sabato, in una città praticamente semi-deserta. Siamo più che soddisfatti. Garbatella è un quartiere che ha sempre risposto alle iniziative a tinta giallrossa.
Quindi vi state già muovendo per seguire la Roma?
Ci stiamo già organizzando sia per le trasferte di Europa League, sia in Italia. Eravamo a Salerno, ci saremo a Udine, andiamo ogni partita all’Olimpico. Un nostro avamposto giallorosso ci sarà sempre, e questo per noi è importantissimo.
Il Roma Club Garbatella si definisce “Indipendente”, qual è la motivazione dietro questa scelta?
C’è innanzitutto da specificare che la storia è abbastanza lontana: il Roma Club Garbatella indipendente è diventato tale negli anni Settanta, tra il 1976 e il 1977, con una visione diversa che mio padre aveva rispetto ai centri di coordinamento. Lui ha sempre detto che i Club dovevano avere una spunta propulsiva verso la società, e non condizionata da eventuali benefici, come i biglietti per lo stadio, per fare un esempio. I vari club diventano in questo modo più accondiscendenti e meno “contestatori”, per così dire. Ci tengo comunque a sottolineare che parliamo di un contesto nato anni e anni fa, quando la Roma aveva delle vicende societarie burrascose. La filosofia del Club è rimasta tale perché secondo me è giusta l’idea di essere indipendente, a prescindere dai possibili risultati futuri. Certo per quanto riguarda i risultati sportivi non ci possiamo lamentare, dato che adesso sono meravigliosi, grazie alla nuova società che ci ha dato speranza e anche delle certezze, basta guardare la rosa e il nostro allenatore. Rimanere indipendenti ti permette di poter esprimere un punto di vista personale, perché con la Roma bisogna avere rapporti di apporto, non di riporto.
Cosa ne pensa dell’attuale società?
Siamo entusiasti della serietà, della competenza e del modo di agire della nuova proprietà dei Friedkin. Loro hanno iniziato con Mourinho e stanno rinforzando la rosa in maniera meravigliosa. L’aver vinto un trofeo dopo tanti anni ci ha ridato quell’appeal che magari prima mancava ai giallorossi. Mentre prima la Roma era vista come un punto di partenza, adesso è considerata un traguardo. I giocatori più affermati vogliono venire alla Roma, e questa è la vittoria più bella che possa aver portato la società in questo momento. La Roma è diventata il catalizzatore di quella che può essere la storia calcistica di un giocatore, e per uno della mia età che segue i giallorossi dagli anni Sessanta è una gioia immensa.
Lei sarebbe favorevole a disputare la finale di Europa League contro la Lazio?
Il Derby è una partita che sfugge a ogni pronostico e a prescindere dai rapporti di forza è sempre una partita complicata. Io francamente non avrei problemi, ma non vorrei che la Lazio arrivasse in finale. Perché per loro sarebbe un percorso di successo e ciò non mi farebbe piacere, perché essendo romanista sono automaticamente antilaziale.
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