La Roma tiene il punto
A Torino finisce 1-1. Pessimo primo tempo per noi. Gol di Vlahovic e raddoppio annullato a Locatelli. Nella ripresa cambio modulo e pari di Abraham
La sintesi migliore l’ha fatta Mourinho, a fine partita: «Nel primo tempo mi sono vergognato dei miei giocatori». Così all’intervallo, con la Roma sotto di un gol in casa della Juventus (punizione gioiello di Vlahovic dopo 76 secondi), ma avrebbero potuto essere di più tale è stata l’arrendevolezza dei giocatori giallorossi, proprio Mou ha cambiato la squadra, improvvisando addirittura ad inizio ripresa un 4231 zoppo con Zalewski terzino sinistro al posto di Spinazzola, El Shaarawy alto e largo (sacrificato Mancini), con Dybala sulla carta spostato sulla destra, ma in realtà rimasto sempre abbastanza centrale molto vicino a Pellegrini. Squadra sghemba eppure più credibile, equilibrio ristabilito e pareggio di Abraham su calcio d’angolo di Pellegrini e controcross acrobatico dal secondo palo di un emozionato Dybala. Poi, a risultato riequilibrato, Mou si è rimesso a tre dietro con Kumbulla mandato in campo proprio al posto dell’argentino e finale senza troppe palpitazioni, con una mischia assai pericolosa davanti a Szczesny che avrebbe potuto premiare la Roma persino oltre i suoi meriti.
Difficile spiegare che cosa offuschi mente e gambe dei giocatori giallorossi quando scendono in campo in questo stadio. Nessuna squadra di Serie A qui dentro “vanta” un curriculum peggiore di quello romanista (ieri primo pareggio in assoluto, finora una vittoria nel 2020 con la Juventus già tricolore e per il resto solo sconfitte) e l’andamento del primo tempo ha confermato tutte le perplessità già emerse nell’ultima dozzina di stagioni. È come se entrando su quel prato i giocatori (nelle diverse formazioni di questi anni, dei diversi allenatori, sotto diverse proprietà) non si aspettassero altro che il momento dell’esecuzione. Che nello specifico stavolta è arrivato subito, dopo neanche ottanta secondi: in diciotto secondi la Roma ha perso il primo di una lunga serie di palloni giocati male in prima impostazione (Spinazzola, nello specifico) e Matic è entrato in ritardo su Cuadrado, caviglia colpita e palla apparecchiata per Vlahovic che, per la precisione dopo 1’16”, ha calciato con forza e precisione giusto a baciare la traversa vicinissimo al palo di sinistra di Rui Patricio, che non ha neanche tentato l’intervento. Eppure nessuna novità aveva caratterizzato le formazioni messe in campo dai due tecnici: quasi la stessa che aveva superato faticando la Cremonese per Mou, con Matic in mezzo al campo e Pellegrini alzato al posto di Zaniolo, e solito 433 per Allegri con Cuadrado e Kostic ai lati di Vlahovic, con Miretti a partire da mezzala sinistra e a volte più alto tipo trequartista da 4231, con Rabiot centro-destra e Locatelli in cabina di regia. Dietro Danilo preferito a Rugani a far coppia con Bremer, con De Sciglio a destra e Alex Sandro a sinistra.
Tra le difficoltà del palleggio romanista e la qualità messa in campo invece dagli juventini, nel primo tempo si è vista pochissima Roma (10 tiri verso la porta contro 3, 3 tiri in porta contro 1, di Pellegrini al 7°). La costruzione partiva a quattro, come contro la Cremonese, con gli esterni particolarmente bassi e Smalling alzato fuori area vicino a Cristante e Matic, inconsuetamente imprecisi in ogni rifinitura perché la Juve pressava alta e ogni palla alzata finiva sulla testa dei bianconeri, più attivi pure in zona aerea. E sull’impostazione juventina non c’era la stessa aggressività romanista, così col palleggio uscivano sereni trovando inconsueti spazi in mezzo al campo, con Pellegrini e Dybala tagliati fuori sulla prima rifinitura e Matic e Cristante portati a spasso dalle frequenti sponde “incontro” dei tre attaccanti a turno. Insomma, per tutto il primo tempo in campo c’è stata solo la Juventus. All’11° Cristante si è fatto rubare il pallone da Rabiot, nel rimpallo c’è stato spazio in avanti per Alex Sandro per tirare in porta, diagonale fuori. Al 16° dopo un errore sul controllo di Dybala (tu quoque), Miretti ha vinto un contrasto con Cristante e ha servito Cuadrado su cui ha salvato Rui Patricio. E in un’analoga azione al 25°, con scarico di Cuardado da destra verso il centro per Locatelli, è arrivato persino il raddoppio: ma nello sviluppo iniziale, stavolta Vlahovic per vincere il contrasto con Cristante s’era aiutato con il braccio e il Var ha inchiodato l’attaccante alle sue responsabilità. Scampato il pericolo la Roma per un po’ è sembrata ridestarsi, Matic ha avuto una buona intuizione per servire Abraham in verticale, ma l’inglese non è arrivato in tempo a controllare il pallone. Nel finale di tempo ci hanno provato ancora Miretti e poi Cuadrado su punizione (forse l’unica valutazione sbagliata da Irrati: Smalling non aveva fatto fallo su Vlahovic) con pronta parata di Rui.
Due cambi hanno anticipato la ripresa del gioco, destando sorpresa e perplessità: dopo l’inevitabile sfuriata negli spogliatoi, Mou ha lasciato a riposare Spinazzola e Mancini, inserendo Zalewski e El Shaarawy, cambiando quindi il sistema di gioco con un difensore in meno e un attaccante in più e soprattutto con il baby polacco quarto di sinistra. Ma ancora una volta ha avuto ragione l’allenatore portoghese: a parte un’incertezza iniziale proprio nel primo duello col Cuadrado (con rientro del colombiano e tiro a giro fuori misura), è stato proprio Zalewski a dettare le prime coraggiose iniziative romaniste, aiutato nella catena di sinistra proprio dall’intraprendenza di El Shaarawy. Al 13° Allegri ha perso Rabiot, uno dei protagonisti del primo tempo, e l’ha sostituito con Zakaria, quattro minuti più tardi dopo l’ennesima dormita di Karsdorp Mou ha sollecitato l’immediato cambio con Celik. La Juventus è sembrata vistosamente calare sotto il profilo della tenuta, ma come spesso accade in questi casi è difficile capire il confine tra la crescita di una squadra e l’involuzione dell’altra. Sta di fatto che la Roma ha capito che dopo l’incubo del primo tempo, nel secondo sarebbe potuta arrivare qualche inattesa soddisfazione. Al 23° la premessa del pareggio, costruita con un’azione tutta in verticale Dybala-El Shaarawy-Abraham che poi non ha avuto la lucidità di servire ulteriormente Paulo (sarebbe stata un’azione strepitosa), ma si è visto smorzare in angolo la conclusione. E sul corner ben calciato da Pellegrini lungo, ancora Dybala è stato lasciato solo sul secondo palo, e il suo controassist acrobatico è finito giusto sulla testa di Abraham che da un passo ha deviato in porta per l’1-1.
Il pareggio ha ribaltato il quadro psicologico della partita: Allegri ha provato a infondere nuovo coraggio ai suoi inserendo Milik appena arrivato da Marsiglia al posto di Miretti e McKennie al posto di Cuadrado, a disegnare un 442 con doppio centravanti che ha spaventato Mou che ha subito risposto tornando con la difesa a tre, inserendo Kumbulla e facendo rifiatare Dybala. Ma la Juventus si è progressivamente spenta e invece la Roma ha goduto di nuovi spazi su cui provare addirittura a costruire l’insperata vittoria: al 38° è stato bravo El Shaarawy a vincere un contrasto sulla trequarti con Danilo e a cercare in area Pellegrini, anticipato però dallo stesso difensore brasiliano. E sul successivo corner, battuto ancora benissimo dal capitano, la palla ha danzato a un metro dalla porta senza che Ibañez lì appostato sia riuscito ad intervenire. Sarebbe stato bellissimo, ma oggettivamente forse troppo. Resta la soddisfazione del pareggio e il primo posto in classifica, seppure in condivisione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA