Brunetto vanto nostro: mezzo secolo di Roma
Attualmente nessuno può raggiungere i suoi anni di fedeltà ai colori giallorossi. Una storia infinita da giocatore prima, dirigente poi, scandita da ogni genere di trionfi
Partire dai numeri aiuterà tutti a indovinare uno dei più grandi romanisti: da 52 anni con la Roma, Campione del Mondo, uno Scudetto, cinque Coppe Italia, 2 Scudetti Primavera, 1 Coppa Italia Primavera, 480 partite e 52 gol in carriera. Ci sarebbe ancora per andare avanti. Ma chi non ha indovinato finora, non è romanista…
Bruno, Brunetto Conti, Marazico da Nettuno. Già, nel mondo celebre solo e soprattutto come Marazico. Di bandiere ne abbiamo avute decine, a partire dai suoi “tempi eroici”: da Francesco Rocca Kawasaki ad Ago, che guida l’undici tricolore, Giannini, Totti, DDR, oggi Pellegrini ma chissà quanti sono rimasti nascosti dentro la tastiera.
Nessuno, attualmente, ha la sua milizia giallorossa. Nettuno la sua casa, il baseball il suo primo amore. Che rischia di portarcelo via a 13 anni, quando dagli States il Santa Monica lo voleva oltre oceano. Rifiutò e un anno dopo fece anche l’esordio in serie A con il Nettuno baseball.
Ma la Roma era lì. Anche se il Mago Helenio lo bocciò dopo un provino: era troppo basso. Grazie Camillo Anastasi, hai rimesso le cose al posto giusto. Già, perché subito dopo bisognava provare ad averlo davanti sulle due fasce laterali: poveri terzini (ora esterni bassi). Eh sì, a quei tempi si usava la cibalgina per il mal di testa. In esilio (ma solo in prestito) per un anno al Genoa, poi un altro, e solo perché l’astuto Moggi sarebbe riuscito a portare sotto il Colosseo, Bomber sei – Pruzzo nostro o’ Rey.
Inutile provare a raccontare le serpentine: finta sul fondo, tacco interno con il piede opposto per la “capoccia” del numero 9. E poi la consacrazione davanti all’Universo, sì, Universo si può dire. Tutti i più grandi, da Maradona a Zico, fino a Edson Arantes do Nascimiento, per tutti Pelè, hanno applaudito!
Il più grande di quel Mundial di Spagna, in cui restano ancora impresse le immagini del terzo gol di Altobelli. Lui, il panzer per eccellenza, Hans-Peter Briegel, lo sfida. Marazico scappa dalla propria metà campo, le gambe che roteano a velocità supersonica, l’uomo bionico che dopo la linea della metàcampo si arrende, stremato, senza più un filo d’ossigeno nei polmoni.
E sulla tribuna d’onore, il Presidentissimo Sandro Pertini e un dito indice “malandrino”: "Non ci prendono più, non ci prendono più". Ecco, se qualcuno gli avesse chiesto nuovi sogni, in quel momento Bruno Conti sarebbe stato in imbarazzo.
Ma non lo fu un anno dopo. Anzi. Che scudetto, che feste romane! Per tre mesi in piazza, rioni, borgate, una spaghettata dopo l’altra. Garbatella, Testacco, Rione Monti, Tormarancia, Trastevere e dimentico l’altro novanta per cento di Roma. La notte, che notte quella notte, un milione di noi al Circo Massimo.
Non basterebbe un nuovo libro per raccontare tutto. Ciao Bruno, ti accompagniamo all’addio con il calcio, il 23 maggio 1991. In ottantamila all’Olimpico. Bruno che lancia lo scarpino sinistro ai tifosi. E le lacrime di tutti avevano lo stesso sapore aspro, amaro di quelle scese sulle guance per e a Francesco Totti.
Brune’, qualcosa abbiamo ricordato. Oltre 52 anni di Magica Roma sono una vita. Tu ce l’hai regalata. Chapeau!
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