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L'impatto tra i giallorossi: personalità e qualità, ecco Iron Matic

Precampionato ottimo del serbo, che ha già preso per mano la Roma. Fedelissimo di Mou, leader nello spogliatoio, vincente nato. E già risponde in italiano

Matic alla presentazione della squadra contro lo Shakhtar

Matic alla presentazione della squadra contro lo Shakhtar (As Roma via Getty Images)

PUBBLICATO DA Lorenzo Latini
09 Agosto 2022 - 10:30

Già dalla canzone che ha scelto per entrare in campo domenica durante la presentazione della squadra, Nemanja Matic ha messo le cose in chiaro, zittendo i suoi (pochi, a onor del vero) detrattori, quelli cioè per cui "è un giocatore finito", "è troppo vecchio" e tutto il solito corollario di critiche preventive che troppo spesso circondano la Roma. Quando il serbo, dall’alto del suo metro e 94, è stato annunciato dallo speaker e tutto l’Olimpico ha scandito il suo nome, dagli altoparlanti sono uscite le note di “In corpore sano”, canzone della sua connazionale Konstrakta (nome d’arte di Ana Duric), in concorso all’ultimo Eurovision. Una dichiarazione d’intenti, per il mastino che ha da poco compiuto 34 anni, ma che ha un corpo sanissimo, come hanno avuto di rendersi conto anche gli avversari. I giocatori dello Shakhtar sembravano rimbalzargli addosso, tanto era lo strapotere fisico dell’ex Chelsea e United.

Nella posizione di schermo davanti alla difesa, nei 45’ in cui è stato in campo (all’intervallo ha lasciato il posto a Cristante) Nemanja ha recuperato un’infinità di palloni, vincendo contrasti come se nulla fosse e impostando l’azione nella trequarti difensiva. Coadiuvato da un Lorenzo Pellegrini con il dono dell’ubiquità, l’esperto mediano si è diviso tra compiti di regista (non il suo ruolo naturale) e la cara, vecchia interdizione. E ha provocato l’autogol del momentaneo 3-0. Insomma, nonostante un palmarès che farebbe invidia a chiunque e un’età non più giovanissima, il numero 8 “fa legna” come un vero gregario, ma allo stesso tempo abbraccia con piacere le responsabilità. In fondo, è per questo che José Mourinho lo ha voluto a tutti i costi, facendo di lui il primo rinforzo della Roma 2022-23: perché Matic è un leader per forma mentis, prima ancora che per età; lo era anche a 24 o 25 anni. Eppure non si limita a questo: si è messo al lavoro fin da metà giugno per farsi trovare pronto già dai primi giorni di ritiro; non a caso, nelle amichevoli in terra portoghese è apparso subito tra i più in forma. Ha davvero un corpore sano che, abbinato all’esperienza internazionale e alla naturale propensione alla leadership, lo rende un preziosissimo rinforzo per la squadra giallorossa. Serviva un giocatore del genere, che abbinasse qualità e personalità: Mou non ha dovuto nemmeno guardarsi troppo intorno. Ha alzato il telefono e lo ha convinto a sposare il progetto giallorosso, rafforzando un sodalizio che va avanti ormai dal 2014. 

Ambientamento lampo

Per uno che ha giocato in Serbia, Slovacchia, Olanda, Portogallo e Inghilterra di certo non dev’essere troppo difficile imparare una nuova lingua. Ma domenica sera ha sorpreso tutti, rispondendo alle domande del canale ufficiale della Roma in un discreto italiano, alternato all’inglese. Consultandosi di tanto in tanto col traduttore Claudio Bisceglia, ha già dato prova delle sue doti di poliglotta, oltre che di quelle come calciatore, ben più note. Del resto lo aveva detto già nel giorno della sua prima intervista: "Datemi tre mesi e parlerò italiano". Ne sono passati sì e no due da quel giorno, e Nemanja sta mantenendo la promessa. Ha ringraziato ed elogiato i tifosi, definiti "straordinari", promettendo che lui e la squadra faranno di tutti per "renderli orgogliosi". I romanisti, dal canto loro, già lo adorano e non vedono l’ora di ammirarlo all’opera ora che si comincia a fare sul serio.

Non solo i tifosi, però: Nemanja ha rapidamente conquistato anche i nuovi compagni, integrandosi all’istante e diventando un autentico punto di riferimento all’interno dello spogliatoio. Lo “Special One” lo ha voluto anche per questo: perché lui, da sempre attento al cosiddetto team building, sapeva che il suo fedele scudiero sarebbe servito anche a questo. Oltre che a sradicare palloni dai piedi altrui e a dettare i tempi nella prima costruzione. Scusate se è poco.

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