Abraham, il bomber con la fame del gol nelle gare decisive
In questo pre-campionato il numero 9 non ha ancora trovato la via della rete. Lo scorso anno per ben 13 volte ha sbloccato lo 0-0: quando il match conta, segna
Il primo gol di Abraham con la maglia della Roma è arrivato contro la Salernitana, lo scorso agosto e il destino ha voluto che i primi avversari della Roma in questa stagione 2022-2023 saranno proprio i granata di Davide Nicola, allenatore autore del miracolo che ha portato Ribery e compagni alla salvezza. Tammy dopo quel gol ne ha segnati altri 26, la maggior parte dei quali decisivi, nonostante tanti legni e un girone di ritorno in cui il lavoro senza palla e il sacrificio per i compagni sono stati una piacevole costante. In questo pre-campionato, in attesa della gara di presentazione di domenica, il bomber non ha ancora trovato il gol. Poco importa, ovviamente, perché il numero 9 sta solo scaldando il piede e sta ricercando la forma migliore per tornare a fare la differenza quando le partite conteranno, ovvero quello che sa fare con grande naturalezza.
Ha segnato in diversi big match, ha fatto impazzire la retroguardia biancoceleste durante il derby, ha fatto esplodere l’Olimpico sia contro il Leicester sia nel match contro il Bodø, che andava necessariamente stappato. In questa particolare statistica si è specializzato sotto la guida di José Mourinho, che tanto ha fatto per averlo alla propria corte (mai scelta fu più azzeccata): per 13 volte, tra campionato e Conference League, ha segnato il gol che ha sbloccato la partita, cinque volte quello che ha aperto e chiuso ogni discorso, spostando le gare dal lato giallorosso. Al momento ancora non ha segnato, i tifosi non hanno ancora avuto modo di vederlo esultare come fa quasi sempre, con un salto e un pugno al cielo, ma il suo impegno continua a non mancare: anche contro il Tottenham ha dato tutto, giocando spesso di sponda (come nell’azione che poi ha fatto il giro del web, sprecata da Karsdorp e Zaniolo). Dopo un anno ormai è chiaro a tutti: è questione di tempo. Non solo: nella stagione che inizierà ufficialmente tra meno di due settimane, Tammy avrà un nuovo compagno d’attacco, Paulo Dybala, che potrà ulteriormente incrementare le occasioni da gol per l’inglese. Nei piani di Mourinho lo scorso anno il suo partner designato era Nicolò Zaniolo, con il quale l’inglese ha legato molto anche fuori dal campo, ma è stato Lorenzo Pellegrini a guidare con lui l’attacco della Roma. Fra i due, tra il 7 e il 9, il rapporto è idilliaco e la loro sintonia in campo ne è la miglior fotografia possibile.
In questi primi giorni romani la Joya si è avvicinato molto all’ex Chelsea, amato tanto dai tifosi quanto dai suoi compagni, perché è un uomo squadra, perché vive e sente i match sempre come se fossero gli ultimi, perché da un bomber come lui ci si aspetterebbe meno generosità e più egoismo. L’anno scorso lo Special One lo ha fatto giocare praticamente sempre, tenendolo in campo anche quando l’inglese chiedeva il cambio per crampi o perché a corto di energie e ossigeno: l’atteggiamento del tecnico è stato fondamentale per stimolare Tammy e farlo crescere ulteriormente, facendo esplodere quel talento che a Londra hanno visto soltanto in parte. Più il suo allenatore gli chiede, più lui gli dà indietro. Certo, se le cose andranno come previsto nei piani del general manager Tiago Pinto, il prossimo anno Abraham non sarà più obbligato a giocare sempre, a doversi sacrificare fino allo sfinimento, perché la sua alternativa nella mente del dirigente giallorosso è “il Gallo” Andrea Belotti. L’attaccante azzurro potrebbe addirittura giocare con lui, andando ad arricchire un reparto offensivo che prevede già stelle come l’attaccante dell’Inghilterra, Capitan Lorenzo Pellegrini, Paulo Dybala e Nicolò Zaniolo, chiamato alla stagione del definitivo rilancio dopo lo storico gol in finale a Tirana.
L’arrivo del numero 21 e la relativa presentazione in grandissimo stile hanno un po’ messo in ombra Abraham, che va però ricordato essere uno dei migliori attaccanti della Serie A, che lo scorso anno ha segnato quasi 30 gol alla sua prima stagione in Italia e che è tra i cinque giocatori più veloci nella storia giallorossa ad aver raggiunto quota 20 dopo 36 partite. Il primo anno all’ombra del Colosseo è stato scandito da un gol ogni 158’ di gioco, è stato contraddistinto dall’amore dei tifosi per l’inglese e di quest’ultimo per loro (come ha detto ultimamente "scegliere i giallorossi è stata la decisione migliore della mia vita"), ma soprattutto si è concluso con la festa per le strade della Città Eterna, con il trofeo della Conference League alzato al cielo. 52 partite, 48 dall’inizio e 27 gol: numeri da vero e proprio trascinatore. Quando le cose si faranno serie tornerà a caricarsi la squadra sulle spalle, a canticchiare l’inno prima del fischio d’inizio sul prato dello Stadio Olimpico e, soprattutto, a segnare gol al ritmo al quale ha abituato la piazza e il suo allenatore. Anzi, l’obiettivo è farne ancora di più, come vuole e gli chiede Mourinho. A partire già dalla sfida contro la Salernitana, la sua prima vittima in Serie A.
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