Roma-Tottenham è anche Mou vs Conte: la storia di una rivalità
Frecciatine a distanza, botta e risposta al vetriolo e quel faccia a faccia in campo. Viaggio all’interno del rapporto (burrascoso) tra José e il salentino
Uno ha vinto praticamente tutto, e si è persino fatto un tatuaggio che lo ricorda; l’altro, nonostante numerosi successi tra Italia e Inghilterra, non è ancora riuscito a sollevare un trofeo europeo. Condividono i trascorsi sulle panchina di Chelsea e Inter, e ora l’uno guida la squadra che l’altro ha allenato prima di scegliere la Roma. José Mourinho e Antonio Conte si ritroveranno di fronte sabato a Haifa in occasione dell’amichevole tra Roma e Tottenham, a più di quattro anni dall’ultima volta. Personalità forti, propensione alla leadership e attenzione maniacale non solo all’aspetto tattico, ma anche a quello psicologico: sono solo alcuni dei tratti in comune tra i due tecnici, che in passato hanno avuto più di qualcosa da dirsi, volendo usare un eufemismo.
Il primo attrito
Tutto ha inizio il 23 ottobre 2016, in terra d’Albione: il loro unico precedente, in Serie A, era stato un 1-1 tra Inter e Atalanta nell’anno del triplete di Mou. Che torna a Stamford Bridge da avversario, con il Manchester United: il Chelsea di Conte vince 4-0 e allo “Special One” non va giù la sfrenata esultanza dell’italiano dopo il gol del poker. A fine gara gli stringe la mano, sussurrandogli all’orecchio qualcosa del tipo: «Non si esulta così sul 4-0: puoi farlo sull’1-0, ma così è un’umiliazione per noi». Conte si difende sostenendo che il suo era un invito ai supporter Blues ad applaudire la squadra. Pochi mesi dopo, a marzo, i due si ritrovano di fronte in FA Cup: stavolta il faccia a faccia è caldissimo, con i due che si parlano a brutto muso a bordocampo, separati dal solo quarto uomo.
C’è da dire che alla stampa inglese piace soffiare sul fuoco di un rapporto a dir poco burrascoso. Così, quando Mou dice «non mi comporto come un clown a bordocampo», i giornalisti pensano che si riferisca al collega ex Juve. Che, in maniera molto poco elegante, risponde: «A volte qualcuno dimentica come si comportava in passato. Credo che ci sia una sorta di demenza senile (detto in italiano, ndr)». Il portoghese non ci sta evidenzia quindi come i media abbiano riportato male le sue parole al collega, ma allo stesso tempo piazza la stoccata: «Non serve che Conte mi ricordi che ho commesso degli errori e che ne commetterò altri. Però posso dire che io non sarò mai squalificato per calcioscommesse». Toccato nel nervo scoperto, Conte va al contrattacco: «Lo conosco molto bene: in passato è stato un piccolo uomo in molte circostanze, è un piccolo uomo ora e di sicuro sarà un piccolo uomo anche in futuro».
Dopo questa affermazione, José chiude i giochi: «Mi ha insultato per la seconda volta: adesso cambio registro e mi affido al disprezzo, e per me il disprezzo significa fine della storia». Eppure, nell’estate del 2017, Conte tira di nuovo in ballo Mou, parlando del suo Chelsea: «Non vogliamo fare la fine della squadra di due anni fa, che dopo aver vinto il titolo è arrivata decima». José replica dicendo di «non voler perdere i capelli» rispondendo alla provocazione.
«Non siamo paragonabili»
Al momento della presentazione di Mou come nuovo allenatore della Roma, Conte si è da poco dimesso dalla guida dell’Inter. Quando un giornalista dice al portoghese che «in passato siete stati spesso paragonati», lui mette le cose in chiaro: «Ci sono degli allenatori, nelle storie dei club, che tu non devi mai mettere a paragone. Qui a Roma, per esempio, se parli di Liedholm o di Capello, non paragonarli mai a nessuno. Quando parli dell’Inter, non paragonare nessuno con me o con Helenio Herrera, perché non puoi fare il paragone». Del resto, se uno è soprannominato “Special One”, un motivo dovrà pur esserci.
Il botta e risposta, per ora, si è fermato lì. Ora Conte è alla guida della squadra da cui Mourinho è stato esonerato (prima di una finale di coppa), mentre José sta iniziando la seconda stagione sulla panchina giallorossa, alla quale il salentino è stato molto vicino nel 2019, prima di preferirle quella interista. Meglio così, visto come sono andate le cose per noi. Quel che è certo è che sabato si ritroveranno l’uno accanto all’altro a bordocampo: è calcio d’estate, ok, ma per due come loro fa poca differenza.
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