Paulo Dybala, il profilo tattico: un po’ 9, un po’ 10
La trasformazione della Joya, giocatore duttile e completo. Da attaccante a rifinitore e collante tra reparti. Ecco cosa può offrire Paulo allo Special One
Uno dei due attaccanti nel 3-4-1-2 o in un 4-3-1-2 (con Pellegrini interno di centrocampo) o abbassato alle spalle di Abraham nel 3-4-2-1 o in un 4-2-3-1 molto offensivo: Paulo Dybala è un campione, ha qualità ampiamente superiori alla media, sa segnare e far segnare ed è un giocatore molto completo, dotato di spirito di sacrificio. Un solo acquisto può offrire moltissime soluzioni a José Mourinho, che dai primi test di questo precampionato sembrerebbe orientato a confermare la difesa a tre, mentre c’è ancora grande curiosità attorno a quello che avverrà in mezzo al campo, dove il general manager Tiago Pinto sta cercando un centrocampista (anche due) con caratteristiche da box to box, in grado di dare una mano in difesa e di inserirsi anche in attacco. In questo contesto, va inquadrato e inserito l’ultimo arrivato, l’ex Palermo classe 1993. Trequartista, esterno destro, mezz’ala, seconda punta, punta: Dybala ha giocato in tanti e lo ha fatto sempre bene, da vero top player, adattandosi alle varie situazioni di gioco e ai vari moduli, aggiungendo nuove competenze stagione dopo stagione, partita dopo partita, incrementando le armi a sua disposizione e rendendo quasi infinite le possibilità del suo impiego. Chi ha Dybala non trema, si potrebbe dire. Cosa sa fare meglio, però, la Joya? Nel Palermo è arrivato punta, ruolo nel quale si è esaltato totalizzando 21 gol e 15 assist nel giro di tre stagioni, quando era soltanto un ragazzo di belle speranze. Con la maglia rosanero ha dato il meglio di sé giocando punta davanti al “Mudo” Vazquez, come raccontò lo stesso argentino: «A Palermo giocavo libero davanti con Franco dietro che mi sosteneva sempre, adesso devo essere io ad assistere i miei compagni».
Il passaggio, la trasformazione, è avvenuta con la maglia bianconera. Allegri, come fa abitualmente con i giocatori di talento, lo ha piegato alle necessità del proprio gioco, come ha fatto anche con Bernardeschi, con Morata e gli altri giocatori offensivi che ha avuto tra le mani in questi anni. Paulo è stato progressivamente allontanato dalla porta, trovandosi a calcare molto spesso zone di campo più vicine alla linea di metà campo che a quella dell’area di rigore. La Joya si è tirato su le maniche, ha lavorato a testa bassa per crescere ed essere all’altezza delle aspettative della Juventus: così è stato. La trasformazione è stata sottovalutata, perché quando un calciatore arriva con delle caratteristiche da attaccante puro e nel corso degli anni a queste ne aggiunge altre, completando il proprio repertorio, diventando un ottimo rifinitore e imparando a spostarsi in campo per agire da collante tra i due reparti (muovendosi in orizzontale nel momento in cui i tre centrali della Juventus iniziavano a girare il pallone, cosa che nella Roma oggi fa Pellegrini), non si può parlare di calciatore senza identità tattica. È il contrario. Riuscire a diventare il giocatore più importante per l’equilibrio tattico e offensivo di una squadra da scudetto e intanto totalizzare 115 gol e 44 assist è la prova definitiva del talento dell’argentino. In bianconero si è mosso spesso sul centro destra, con il compito di abbassarsi a costruire e di concludere con il suo sinistro micidiale, cosa che sulla carta gli veniva richiesta anche con la maglia dell’Argentina, dove però ha sempre dovuto affrontare la concorrenza (in campo e anche dal punto di vista tattico) piuttosto impegnativa di Lionel Messi. Per quanto riguarda le cose di casa Roma, con la maglia giallorossa potrebbe prendere casa sulla linea degli attaccanti, sulla stessa linea del titolarissimo Tammy Abraham, al massimo qualche metro alle spalle dell’inglese, a ballare sulla trequarti insieme a capitan Lorenzo Pellegrini e a Zaniolo, in grado di giocare sia più avanzato (come in queste prime uscite estive) sia da rifinitore.
Fino a questo momento i giallorossi nei vari test sono scesi in campo con un trequartista e due punte e se dovessimo giocare a “Indovina chi? AS Roma edition” sarebbe facile individuare un tridente con il 7, il 9 e il nuovo arrivato. Dybala è un 10 per fantasia e qualità, ma è un 9 di natura, cosa che lo agevola negli spazi stretti. La cosa certa è che Mourinho (primo sponsor dell’ex Palermo) potrà divertirsi a trovare la giusta alchimia fra le stelle del suo attacco, con la consapevolezza di aver aggiunto in rosa tanti gol e qualità nelle scelte. Come ulteriore dimostrazione delle “preferenze” della Joya riguardo le zone di azione: in Serie A, ha realizzato 275 passaggi chiave e 65 gol dall’interno dell’area di rigore, contro rispettivamente 123 e 26 dall’esterno di quest’ultima. Sa muoversi su tutto il campo, perché con il lavoro e con gli anni è diventato una sorta di 9 e mezzo, ma il meglio lo dà negli ultimi metri di campo.
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