Dybala è tutto nostro: la trattativa che ha portato la Joya alla Roma
L’argentino s’è accordato per un triennale più l’opzione per un’altra stagione. Inserita una clausola rescissoria. Marotta fino all’ultimo ci ha provato. Invano
«Paulo, dammi dieci giorni e ti porto all’Inter». «Niente da fare direttore. Domani (ieri, ndr) vado in Portogallo. Sono un giocatore della Roma». La telefonata, andata in scena nella serata di domenica scorsa, è stata musica per le orecchie di Tiago Pinto (a cena a casa di Dybala) e, soprattutto, di Dan e Ryan Friedkin, che proprio in quel momento erano presenti in conference call per il brindisi finale a un’operazione di mercato che ci riporta ai tempi dell’annuncio di Gabriel Omar Batistuta. A telefonare, ma magari l’avrete già intuito, era il grande capo nerazzurro Giuseppe Marotta che, una volta capito che l’argentino stava andando alla Roma (ha chiamato anche in qualche redazione di giornali torinesi e milanesi), ha provato l’estremo tentativo di bloccare il trasferimento. Invano. Paulo Dybala è un giocatore della Roma. Toda Joya. E, come già saprete, ieri è sbarcato in Portogallo, ha sostenuto le visite mediche, ha abbracciato Mourinho (tessitore neppure troppo occulto di questa operazione da applausi a scena aperta), i suoi nuovi compagni, cominciando a respirare l’entusiasmo incontenibile di una tifoseria felicemente travolta dalla notizia. L’annuncio è stata la Roma stessa a darlo, ieri, di prima mattina, con un giro di telefonate per confermare l’accordo con il giocatore che, proprio in quei momenti, si stava imbarcando a Torino su un volo privato messo a disposizione dai Friedkin che da lì a poco sarebbe decollato in direzione Faro, Algarve, ritiro della Roma. Insieme a lui i suoi procuratori, Jorge Antun, Carlos Novel e Fabrizio De Vecchi. Poi Tiago Pinto e gli stessi proprietari del club giallorosso.
In valigia il nuovo contratto, tre anni più un’opzione per una quarta stagione. Ingaggio, per quanto siamo riusciti a ricostruire, da 6 milioni netti a stagione (compresi i bonus), più o meno la stessa cifra garantita dalla Roma ad Abraham. In più, nero su bianco, è stata messa una clausola rescissoria valida sin dal primo anno che si aggira intorno ai 20 milioni. Pochi si può obiettare, ma è stata una condizione necessaria per arrivare alla fumata bianca (peraltro sarebbe legata a obiettivi di squadra: in caso di vittoria di un trofeo o di qualificazione alla Champions la clausola sale).
La trattativa con l’argentino ha subito un’accelerazione fortissima venerdì scorso, quando si è diffusa la notizia, poi confermata, di un imminente incontro di Pinto con i procuratori del giocatore. In realtà, per quello che ci risulta, l’acquisto (o quasi) del giocatore deve datarsi domenica 10 luglio. Il giorno cioè in cui Pinto in grande segreto (che poi non è stato, visto che è stato pizzicato a Fiumicino), in compagnia di Maurizio Lombardo (il segretario e non solo della Roma, dirigente che ha avuto un ruolo non secondario in questa vicenda, se non altro per il suo prolungato passato in casa Juventus) è volato a Torino. «Un viaggio deciso soltanto per mettere a punto alcune cessioni», la spiegazione che quel giorno la Roma fornì a chi chiedeva il motivo dell’improvviso volo del general manager romanista. Si pensò a un incontro con la Juventus per la questione Zaniolo. Si provò a dar retta alla versione data dalla Roma, per poi scoprire che di cessioni non ne era stata concretizzata neppure una. Si immaginò, giustamente, infine, che quel blitz torinese fosse stato fatto proprio per andare a scoprire le reali possibilità di portare la Joya a Trigoria.
È vero, quel giorno, Dybala non c’era (sarebbe arrivato il giorno dopo), ma nel capoluogo piemontese c’erano i suoi procuratori. E con questi Pinto si è incontrato, proponendo l’offerta della Roma, spiegando in dettaglio i programmi del club dei Friedkin, lusingando la controparte con la garanzia che Dybala sarebbe stato al centro di un grande progetto che vuole riportare la Roma a essere competitiva ai massimi livelli in Italia e in Champions League. Di fatto un sì di massima la Roma lo incassò già in quella domenica. Poi c’è stato bisogno di dare tempo alla controparte di verificare le alternative. Con l’Inter, come visto, che fino all’ultimo ha provato a dare conferma ai tanti titoli di giornali su un Dybala vestito di nerazzurro. E con il Napoli che, dopo l’addio di Koulibaly, ha provato a inserirsi ma senza troppa fortuna, anche perché l’argentino non è mai stato convinto del progetto di De Laurentiis, complici anche i tanti addii eccellenti che ci sono stati nelle ultime settimane. A quel punto per la Roma non ci sono stati più ostacoli. Domenica scorsa Pinto da Milano si è trasferito a Torino: nuovo incontro, dettagli sistemati, cin cin. Con la benedizione dei Friedkin. Che non si vedono, ma si sentono. C’era un tempo sognato che bisognava sognare: Dybala è nostro.
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