La prima vittoria
Il 17 luglio 1927 al Motovelodromo Appio c’è il “battesimo” della Roma. Battiamo 2-1 gli ungheresi dell’UTE, di Cappa e Heger i primi gol della nostra storia
Luglio, tempo di amichevoli, ora come allora. L’allora è il 1927, anno di fondazione della nostra Roma, nata dalla fusione tra Alba Audace, Fortitudo Pro Roma e Roman: finalmente la Capitale aveva la sua squadra, che portava i nomi e i colori della città. Il debutto assoluto arriva esattamente 95 anni fa, il 17 luglio 1927, al Motovelodromo Appio, casa giallorossa agli albori, prima del trasferimento a Campo Testaccio. È un’amichevole che serve a testare i giocatori e a preparare la squadra in vista del primo campionato della nostra storia: avversari gli ungheresi dell’Ujpest TE, che la stampa italiana presenta come UTE. Poco importa, comunque. Quel che più conta è che Roma abbia il suo simbolo.
In realtà, un debutto s’era consumato già il giorno precedente, il 16 luglio, sempre al Motovelodromo Appio: la Roma “B” (quella che oggi chiameremmo Squadra Riserve) aveva pareggiato 2-2 contro una selezione mista dell’UTE. Scelti i colori sociali - gli stessi del gonfalone di Roma, ovviamente - rimediare le divise non è impresa facile. L’inizio della stagione era ancora lontano, e il poco tempo a disposizione per organizzare la partita con gli ungheresi complica notevolmente le cose. Alla fine (stando a quanto scritto da Massimo Izzi) fu Giorgio Carpi a risolvere il problema, rimediando le casacche rosse con patte gialle del Football Club di Roma, meglio noto come Roman. Grazie a lui, la Roma riuscì a indossare fin da quella prima gara i colori fortemente voluti dal fondatore e primo presidente, Italo Foschi.
L’avvicinamento alla gara
L’evento è attesissimo, tanto che viene predisposto un rafforzamento dei mezzi pubblici per raggiungere il Motovelodromo Appio. Annunciando l’arrivo nella Capitale dell’UTE, alcuni giornali (tra i quali La Gazzetta dello Sport) lasciano aperte due ipotesi: contro gli ungheresi giocherà la neonata Roma, oppure una selezione mista di elementi della Fortitudo e dell’Alba Audace, prossime a fondersi nel nuovo club? È Il Messaggero, il 14 luglio, a confermare che sul terreno di gioco ci sarà proprio la Roma. In panchina, a guidare i giallorossi, c’è la coppia composta da Joszef Ging (all’epoca tecnico della Fortitudo) e Pietro Piselli (allenatore dell’Alba Audace): saranno loro a sedere a bordocampo nelle prime quattro amichevoli della nostra storia, con William Garbutt che verrà annunciato soltanto a fine agosto.
La partita
Davanti a un pubblico che Il Messaggero, due giorni più tardi, definisce «numerosissimo», Ferraris IV e compagni riescono nell’impresa che era sfuggita il giorno precedente alle riserve e vincono 2-1. I gol arrivano tutti nel primo tempo: il primo, al 35’, lo segna Cappa grazie a un bell’assist di Ziroli; gli ungheresi pareggiano ben presto i conti con Szabò, ma al 43’ è Heger a regalarci la vittoria. Curiosamente, di lì a pochi giorni Heger lascerà l’Italia, perciò - pur comparendo nel tabellino di quel giorno - è uno dei tre calciatori in campo contro l’UTE a non collezionare neanche una presenza in gare ufficiali con la Roma. Gli altri due sono Caimmi e Boros.
Prima partita e prima vittoria della nostra storia; una settimana più tardi, contro un’altra squadra ungherese (l’Attila Budapest) arriverà un altro successo, stavolta per 1-0. La Roma è nata, questo è l’importante: finalmente la città e i romani hanno la loro squadra. Di lì a due mesi, il 23 settembre, prenderà il via anche il primo campionato, inaugurato con un 2-0 casalingo sul Livorno, firmato Ziroli e Fasanelli. La Roma chiuderà all’ottavo posto nel Girone B di Divisione Nazionale e nel frattempo Italo Foschi avrà lasciato la presidenza nelle sapienti mani di Renato Sacerdoti. A luglio, poco più di un anno dopo quella prima gara contro l’UTE, i giallorossi conquisteranno il loro primo trofeo, la Coppa CONI, alzata nel cielo di Firenze il 29 luglio 1928. Le basi di una storia d’amore che dura da 95 anni e che non si spegnerà mai erano state poste, su radici solide e inestirpabili. La recente festa per la vittoria della Conference League lo dimostra
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