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L'analisi del Sunderland, la squadra giovane che ha fatto soffrire i Rangers

Appena promossi in Championship, i Black Cats sognano il ritorno al vertice del calcio inglese in Premier. L'allenatore è lo scozzese Alex Neil

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA La Redazione
13 Luglio 2022 - 09:56

Categoria e luogo non fanno differenza, quando di mezzo c’è il Sunderland: il legame tra la città e la squadra (ben raccontato dall’ottimo documentario Netflix Sunderland ‘Til I die) è totale e non conosce condizioni. Perciò, anche in questo ritiro portoghese, i biancorossi sono stati seguiti da un nutrito manipolo di fedelissimi, pronti a sostenere i propri beniamini. Attorno alla squadra c’è entusiasmo per il ritorno in Championship, la seconda serie inglese, dopo quattro anni in Football League One, il corrispettivo della nostra Serie C. Un purgatorio duro da digerire per una città di circa 175.000 abitanti, che vive in simbiosi con il club e ha uno stadio (lo Stadium of Light) che sfiora i 50.000 posti.
Nel 2017-18 la troupe di Netflix sperava di filmare la stagione della risalita dalla Championship alla Premier, invece si trovò a testimoniare la seconda retrocessione consecutiva.

La stagione seguente della fortunata serie vide invece la sconfitta nella finale dei playoff per tornare nella seconda divisione d’oltremanica. Eppure, città e tifosi (che sono un tutt’uno) hanno inghiottito l’amaro boccone della delusione e non hanno mai smesso di stare al fianco dei Black Cats. Il premio è arrivato lo scorso maggio quando, battendo 2-0 il Wycombe nella finale dei playoff, il Sunderland è stato promosso in Championship. Il 2022-23 è l’anno in cui ricorre il cinquantennale dell’ultimo trofeo vinto (la FA Cup, conquistata a sorpresa in finale contro il “Maledetto United” di Don Revie) e la speranza è quella di celebrare questo non piacevole anniversario con il ritorno in Premier League.

Gioventù e non solo

In panchina è stato confermato lo scozzese Alex Neil, arrivato a febbraio e capace di ottenere la promozione ai playoff dopo il quinto posto in League One. L’ossatura della squadra è più o meno la stessa della scorsa stagione, con l’aggiunta di qualche elemento interessante: dall’Arsenal è arrivato in prestito il promettente centrale di difesa Daniel Ballard, classe 1999; dal Tottenham, invece, il Sunderland ha prelevato (sempre a titolo temporaneo) l’ala destra ventunenne Jack Clarke. Quest’ultimo è un prospetto molto interessante, al punto che proprio José Mourinho lo ha fatto debuttare con gli Spurs nell’autunno 2020, concedendogli due spezzoni nella fase a gironi dell’Europa League. Ora se lo ritroverà di fronte da avversario, ammesso che Clarke giochi: è appena approdato al Sunderland e non è sceso in campo nell’amichevole di sabato contro i Rangers Glasgow. In rosa non manca però l’esperienza: dal trentunenne difensore Danny Batth al trequartista classe ’93 Alex Pritchard (48 gare e 3 gol in Premier League), passando per il mediano trentunenne di scuola United Corry Evans fino al jolly Luke O’Nien, ventisettenne che può fare il centrale di centrocampo, il difensore e - all’occorrenza - persino il terzino destro. 

Sembra dunque esserci il giusto mix per tentare l’assalto alla massima categoria, dalla quale il Sunderland manca da cinque anni. Troppi, per una squadra che nella sua storia ultra-centenaria (è stata fondata nel 1880) ha vinto anche sei titoli d’Inghilterra; peccato che l’ultimo risalga al 1936. Ma il patron, il francese Kyril Dreyfus, sogna in grande, e con lui tutta la gente di Sunderland. L’importante - maligna qualcuno da quelle parti - è che non si decida di affidare un nuovo documentario a Netflix, visti i precedenti. Del resto, se il soprannome della squadra è “Black Cats” (gatti neri), la superstizione viene da sé. 

Il precampionato

Con la stagione che inizia a fine luglio, quello di oggi è per il Sunderland il quarto test amichevole, l’ultimo in Portogallo prima del ritorno in Gran Bretagna (dove affronteranno Dundee United, Bradford City, Accrington Stanley e Hartlepool). Sabato scorso, sempre ad Albufeira, i biancorossi hanno affrontato i Rangers Glasgow, finalisti dell’ultima Europa League: la gara, però, è durata soltanto 45’, perché all’intervallo un blackout all’impianto d’illuminazione ha imposto la sospensione della gara. I Black Cats hanno comunque fatto vedere di che pasta siano fatti, dato che hanno chiuso il primo (e unico) tempo sull’1-0, firmato da O’Nien, e mettendo in crisi gli scozzesi, sulla carta ben più attrezzati di loro. Mou e i suoi sono avvisati: sarà battaglia vera.

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