Vai Nessa Toninho! Il rapporto speciale del brasiliano con la Roma
Cerezo, tra calcio e cinema. Dallo striscione della Curva Sud nel 1984 all’abbraccio coi tifosi giallorossi quando è entrato nella Hall of Fame
Ciak 1, si gira. "Eccolo, è solo, sono gli ultimi metri della ripida discesa. Affronta l’ultima curva tra due ali di folla impazzita. A 10 metri del traguardo si alza sui pedali e con la sua voce stridula urla: Moser, Moser, Moser…".
Ciak 2, si gira. "Di’ un po’, secondo te dove lo festeggia il Capodanno, Toninho Cerezo? Per me dorme, perché è un professionista".
Potrebbe bastare per sorridere e amare, ancora amare, il “Tappetaro” o “Tira e molla”. I due piccoli aneddoti potrebbero riassumere la sua vita a Roma, alla Roma, con la maglia giallorossa. Calcio, amore e allegria.
Oggi, ma anche ieri, idolatrati campioni - non tutti badate bene - sfrecciano ai cancelli di Trigoria regalando solo un piccolo cenno di saluto. Il ciak 1, racconta di Toninho che arriva a Trigoria, proprio sul piazzale, in sella a una bici da corsa. Quei denti bianchi incorniciati da baffi neri, e una irresistibile risata, raccontano che c’è stato un altro calcio.
E il ciak 2, nel film “Vacanze di Natale” di Carlo Vanzina, l’esilarante momento in cui uno dei protagonisti, seduto su una scala con la “morosa”, fa quella domanda a se stesso. E da allora, sono passati 40 anni, ma alla vigilia della mezzanotte, la domanda risuona nelle orecchie di Toninho, ovunque dovesse essere a festeggiare: «Di’ un po’…». Noi, romanisti, ancora ridiamo.
Aneddoti evergreen, ma Cerezo è stato grandissimo nella Roma, al fianco dell’amico-compagno-fratello Paulo Roberto Falcao. Lui, un giocatore che oggi farebbe sentire tanto “esperti” coloro che parlano di centrocampista “box to box”: cioè saper difendere e attaccare.
La coppia con Falcao? Così forti, così diversi. Falcao, il giorno dell’arrivo, con camicia a quadri stile pic-nic, poi diventato addirittura “regale”, idolo dei tifosi, ma quasi figlio della Roma bene. E Toninho, quelle gambe dinoccolate che in campo faceva roteare in maniera quasi scomposta, instancabile, idolo dei tifosi, ma quasi figlio di Testaccio, Garbatella, Quadraro. Quartieri popolari e popolosi che, forse, molto gli ricordavano Belo Horizonte.
C’è chi canta “a cappella”, c’è chi segna come se giocasse in playback. Roma-Goteborg 3-0. Da Conti palla a Cerezo, che apre verso Falcao, velo e palla a Vincenzi, ancora a Falcao, altro velo, palla a Cerezo: GOL! Musica, maestro. C’era allegria nel suo partecipare al gioco. Feeling istintivo con i tifosi e clima di festa intorno alla squadra. Spettacolo e sacrificio. Tre anni, con il Tappetaro che colpisce la Lazio nel derby, in un 2-2 al cardiopalma, e che non si fa/ci fa mancare l’esultanza sotto la Sud. Purtroppo, anche se con dolore, una “relazione” si può chiudere. Non benissimo, con Toninho che si trasferirà alla Sampdoria, ma da Genova ci farà arrivare ancora i suoi nuovi ciak. Si ride.
Indimenticabili i racconti con i suoi cani e i balli al Carillon: "I miei compagni si lamentavano dei cani, ma poi ci giocavano. Per tenerlo buono, avevo detto a Boskov che portavano via il malocchio. I balli al Carillon? Meglio non raccontare, ma lì non ero così lento come dicevano…". E Genova è rimasta (forse) la sua seconda casa.
Toninho, però, non lo dice ma ha fatto capire a uno stadio e a una città che Roma… Quando? La sera del suo “ingresso” nella Hall of Fame. Viene premiato all’Olimpico da Carlo Verdone, il brasiliano non riesce a trattenere le lacrime. "È dura non commuoversi, è meglio giocare a calcio. Ringrazio la Roma e i miei compagni. Sicuramente sono ancora il più bello di tutti". Infinito brasileiro.
Occhi e testa sono rimasti a Roma, il Tappetaro non dimenticherà mai lo striscione della Curva Sud, esposto il 22 gennaio 1984: “Vai Nessa Toninho! La Torcida te da na Forca”. Ok, ma c’è chi lo vuole sapere: dove passerà Toninho Cerezo il Capodanno?
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