Tancredi: "Quella maglia è un sogno, auguro a Svilar di vivere il mio"
Lo storico portiere del secondo scudetto giallorosso: "Tanti anni a Roma: mi reputo fortunato. Spero che Rui Patricio e Mile possano avere i miei successi"
Se avesse ascoltato Franco Tancredi parlare della Roma, forse Celentano avrebbe scelto un altro titolo per "L'emozione non ha voce". Ne tradisce più di una il portiere per eccellenza della storia giallorossa, riuscendo perfino ad essere contagioso col suo tono pregno di passione per quella maglia. «Indossarla è stato un sogno», ci dice senza mezzi termini. Perfino l'ultimo arrivato Svilar ne ha subito il fascino, posando con quella indossata dal predecessore italiano l'8 maggio 1983 a Genova.
Ha visto quella foto?
"Certo. E mi ha fatto enorme piacere, perché con quella ho vinto lo Scudetto, spero gli porti fortuna".
L'ha toccata con i guanti.
"Ho sorriso quando ci ho fatto caso: magari non vogliono che si sciupi, è una reliquia. Ma Svilar è il futuro e il tempo è dalla sua parte".
Lo conosceva già?
"Ho visto qualche sua partita: deve lavorare, ma vale per tutti, il processo di ambientamento è fondamentale. Lui però ha talento".
Davanti ha Rui Patricio.
"Gran portiere. Mi meravigliavo quando ne mettevano in dubbio le doti: oltre 100 presenze con la nazionale portoghese e tanta esperienza in Premier, che è il campionato più difficile del mondo, non si accumulano per caso".
Lei ha avuto vice esperti alla Superchi come giovani alla Peruzzi. Cosa cambia per il titolare?
"L'importante è chiarire le gerarchie: l'alternanza eccessiva in porta non mi convince. E poi ci vuole anche un terzo affidabile: dipende da cosa sforna il vivaio, anche se la Primavera è un altro calcio".
La porta della Roma dovrebbe essere in buone mani.
"Non solo quella. La garanzia principale arriva da Mourinho: da Natale in poi ha ribaltato la squadra e la vittoria europea lo ha ripagato".
Se l'aspettava quel trionfo?
"Ci speravo. Le prospettive di squadra e club sono di grande crescita. Certo, manca ancora qualcosa, ma per farci tornare dove ci compete non esiste miglior garante di Mou".
Trova affinità con Liedholm?
"Due straordinari tecnici, due vincenti. Il Barone è stato un precursore: dicevano che giocavamo lenti, ma siamo stati i primi a utilizzare la difesa a 3, il possesso palla, la squadra alta e i terzini quasi da ali. José ne sa una più del diavolo. Allenatore preparato, manager top".
Di top Tancredi ne sa eccome.
"Quando lavoravo con Capello nella nazionale inglese andavo spesso a Manchester: entrava Ferguson e percepivi un'altra aria. I grandi tecnici sono quelli che sanno confrontarsi con lo spogliatoio, gestire i campioni. Mou, Fabio, Lippi, sir Alex: tutti manager di livello".
Indispensabili per vincere.
"Sì, ma non bastano. In campo ci vanno i giocatori e il più grande tecnico da solo non fa miracoli, anche se lo Special One ci va vicino: 26 trofei sono un'enormità, lui è un gigante assoluto".
Intanto un trofeo lo ha portato al primo anno a Roma.
"Vincere una competizione europea non è mica un'impresa che capita tutti gli anni, a nessuno. Tanta roba e una grande gioia. Il club poi si sta riorganizzando bene e sono fiducioso che a breve possano regalarci altri successi, questa piazza se li merita tutti".
Si avverte forte il suo legame con la Roma ancora oggi. Ne parla in prima persona, come un tifoso.
"La maglia della Roma per me è stata un sogno. In passato sono stato felice di averla indossata e oggi mi sento fortunato ad averlo fatto così a lungo, prima da giocatore e poi da allenatore dei portieri. Credo di aver ricevuto più di quanto ho dato e vedere quell'entusiasmo incredibile per la coppa mi ha rigenerato. Speriamo solo di tornare presto al Circo Massimo".
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