Giovanni Rosellini, cent'anni di Roma: "Vorrei vedere altri trofei"
Ha compiuto un secolo e festeggiato Tirana: "Che regalo la Conference! Totti il mio top player, Abraham fenomeno. Nel 2001 mi buttai in una fontana per lo scudetto"
Cent'anni compiuti ieri, è una voce squillante e un po' emozionata quella di Giovanni Rosellini, almeno all'inizio, quando facciamo conoscenza e soprattutto fino a quando non ti metti a parlare con lui di Roma, quando cioè l'emozione lascia spazio a un sentimento più forte che è come l'amore e non conosce età e si chiama "As Roma". La prima cosa che salta agli occhi, leggendo la data di nascita di Giovanni è che è nato prima della Roma, di cui è da sempre, è proprio questo uno dei rari casi in cui si può ancora dire, innamorato. "Non ricordo la fondazione, ma ricordo che quando sono arrivato nella Capitale (è originario della Toscana, ndr), sono diventato romano subito, innamorato di una città incredibile, e dopo aver conosciuto mia moglie Luigina, romana, ho scelto la Roma e non l'ho mai lasciata". Mai sola mai, dal 1927. Aveva cinque anni Giovanni quando è nata la Roma, un'infanzia senza la mamma, scomparsa prematuramente, e passata già dagli undici anni imbarcato sui motovelieri, per volere della seconda moglie del padre. Poi, volontario in marina come meccanico, ha partecipato alla seconda Guerra mondiale sulle moto siluranti, per poi svolgere per qualche anno il lavoro di autotrasportatore prima di essere assunto all'Atac.
Roma e il suo quartiere, Monti Tiburtini, se li è goduti un po' più avanti: "Quando sono arrivato non c'era niente qui, c'erano buche e pozzolana, quando ero ragazzo sono stato parecchio lontano da casa". Il tutto, però, sempre con la squadra che porta il nome della città nel cuore: "Ricordo benissimo il primo scudetto, diventai matto per quella squadra. Fu una vittoria un po' a sorpresa. Quello scudetto è nel cuore", ricorda Giovanni. "Io quando la Roma vince sono contento, quando perde mi incavolo ancora molto. Ma guai a chi me la tocca, la Roma". Già, vincere, qualcosa che da queste parti non è molto frequente, ma che quando avviene è qualcosa di straordinario.
Come è accaduto poco più di un mese fa, dopo la vittoria del trofeo della Conference League a Tirana. Un trofeo festeggiato anche da Giovanni, non in piazza ma dal suo balcone: "Intanto è arrivata questa "coppetta", sono stato "stretto" per tutta la partita, ma alla fine mi hanno fatto un bel regalo. Abbiamo messo la bandiera e sparato anche i petardi. Ora speriamo che facciano dei buoni acquisti perché vorrei vedere altri trofei". La Coppa delle Fiere del 1961 non è tra i suoi ricordi più nitidi: "Non ero a Roma per quell'evento". Una coppa europea vinta se l'era goduta poco, ha sofferto per il Liverpool nell'84 ed è stato ripagato grazie agli uomini di Mourinho proprio alla soglia dei cent'anni.
Ma la Roma l'ha seguita sempre e da vicino, addirittura, ricorda la figlia Sabrina (la quarta dopo tre fratelli più grandi: Roberto, Fabio e Massimo, tutti rigorosamente romanisti), "è stato abbonato fino a 90 anni, era una "mascotte" per la Curva. È davvero quello che si dice un tifoso "sfegatato", uno di quelli che non fa entrare un laziale dentro casa... (scherza, ndr)": "Sono stato in Curva Sud per tantissimi anni - ricorda Giovanni -, ho le tessere tutte conservate in un cassetto. Lo scudetto del 2001 lo abbiamo vissuto alla grande e tutti insieme, mi sono buttato in una fontana con mio nipote!". Tra i suoi idoli, neanche a parlarne: "Totti prima di tutti. Ma anche Batistuta che ci ha fatto vincere, poi qualcuno me lo sono scordato, perché ho una certa età... Gli allenatori? Beh, il Barone è stato un grande, mi piaceva tantissimo. Capello ci ha guidati per il terzo scudetto. A me piaceva molto anche Mazzone, er Magara, se non fosse stato per lui non nasceva Totti, è stato lui a buttarlo nella mischia".
Oggi tutto è cambiato, ma quando c'è la Roma, armato di tutti gli abbonamenti del caso, non prende appuntamenti e non esce di casa: "Certo che no, vedo la partita in tv e basta". E pure con una certa competenza: "Zaniolo mi piaceva moltissimo prima degli infortuni, era più ragazzino e sbarazzino, adesso è sempre un ottimo giocatore, ma deve ancora riprendersi. A volte vuole dimostrare tanto e ci mette una grande foga. Ho una fissazione per Abraham, è davvero un grande giocatore. Pellegrini è un buon capitano, mi piace, anche se qualche volta vuole strafare". E poi un capitolo a parte lo merita Mourinho: "Era antipatico e ora è simpatico (si fa una risata, ndr), ce lo teniamo stretto. Si sta attaccando alla Roma parecchio...". Sicuramente anche grazie a tifosi come Giovanni, cent'anni da Roma. Ad maiora.
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