AS Roma

La storia dell’anima candidata che ha conquistato Verona

L'ennesima impresa di Tommasi: dallo Scudetto con la Roma nel 2001, passando per l’Aic e la corsa per la Figc, Damiano, ora sindaco, è da sempre in prima linea

PUBBLICATO DA Lorenzo Latini
28 Giugno 2022 - 08:08

L'ennesima impresa di un uomo che è distante anni-luce dai luoghi comuni sugli ex calciatori, così com'era lontano da quelli sui calciatori quando ancora giocava: Damiano Tommasi, 351 presenze e 21 reti nell'arco di dieci anni in maglia giallorossa, è il nuovo sindaco di Verona. L'Anima Candida ha avuto la meglio, con la sua coalizione, su quella di centrodestra del sindaco uscente Federico Sboarina: il 53,4% dei voti per l'ex centrocampista, che già al primo turno era riuscito a compiere un miracolo, guadagnandosi così la possibilità di andare al ballottaggio. Ballottaggio che si è concluso nel migliore dei modi per lui, che già nella notte tra domenica e lunedì ha potuto festeggiare in Piazza Bra, con il suo movimento, "Rete!", prima di entrare in municipio. «Verona ha girato pagina - le prime dichiarazioni di Damiano ai cronisti presenti - e adesso dobbiamo cominciare a scriverne di nuove. È una vittoria storica per questa città: la sensazione è quella di essere entrati in una nuova fase: attorno a me ho visto tanti giovani: ho visto crescere energie nuove, tante belle persone». Ora per l'Anima Candida inizia una nuova sfida: ma chi è stato in grado di vincere uno Scudetto con la Roma di certo non ha paura di affrontarla. Dal tricolore sul petto del 2001, Damiano è passato ora alla fascia tricolore.

Impegno in campo e non solo

Nato a Negrar (oggi Negrar di Valpolicella), località della provincia veronese, Damiano approda alla Roma nell'estate del 1996 a soli 22 anni, reduce da tre buone stagioni in Serie B con l'Hellas. È la Roma di Carlos Bianchi, che vive una stagione travagliata, e il giovane centrocampista paga lo scotto della brutta annata collettiva e del salto in Serie A. Ma con l'arrivo di Zeman, diventa un perno imprescindibile come mezzala di destra nel 4-3-3 del Boemo. È un gladiatore, sempre pronto a sacrificarsi e a gettare il cuore oltre l'ostacolo, ma nelle prime stagioni non mancano le critiche. Damiano, che di carattere ne ha da vendere, si rimbocca le maniche e continua a lavorare duro. Nel 2000-01 è protagonista assoluto della cavalcata che porta la Roma di Capello a vincere lo Scudetto (Don Fabio lo definirà «il giocatore più importante di quella squadra») e, a seguire, la Supercoppa Italiana. Di pari passo con l'impegno in campo, il numero 17 evidenzia una sensibilità rara alle cause sociali e civili, rivelandosi ben lontano dal prototipo di calciatore di quegli anni.

È una testa pensante, e finissima, peraltro. Nel 2004, in un'amichevole estiva con lo Stoke City, riporta la rottura del crociato anteriore, del crociato posteriore, del collaterale mediale esterno e interno, dei due menischi, infrazione dei condili e del piatto tibiale. Un crac devastante, che richiede un anno di riabilitazione: Tommasi decide così di rinegoziare il suo contratto, firmandone uno al minimo sindacale (1.500 euro al mese). Torna in campo nell'ottobre 2005, e sarà comunque utile alla prima Roma spallettiana. Al termine della stagione, dopo dieci anni in giallorosso, saluta e va al Levante. Seguiranno le esperienze in Cina e a San Marino, quindi il ritiro.

Nel 2011 diventa il numero uno dell'Assocalciatori, che guida continuativamente fino al 2020 quando, in scadenza di mandato, decide di dimettersi dall'incarico. Nel 2018 corre, sfidando Gravina e Sibilia, per la presidenza della Figc, lanciando la sua candidatura proprio dalle colonne di questo giornale con un'intervista nella redazione de Il Romanista; ad avere la meglio è però Gravina, e Damiano diventa consigliere federale.

Dopo aver rifiutato la proposta di correre per la carica di sindaco di Verona nel 2017, Tommasi a marzo annuncia la sua candidatura tramite il suo profilo Instagram. Da quel momento, è stato impegnato in prima linea, ha ascoltato i cittadini e le loro richieste, evidenziando la sensibilità d'animo e l'impegno civico e sociale che da sempre lo contraddistinguono, e alla fine ce l'ha fatta. Proprio come quando gli dicevano che non avrebbe potuto tornare a giocare dopo quel tremendo ko, Damiano, l'Anima Candida, ha fatto della determinazione il suo punto di forza. In bocca alla Lupa!

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