Capello: "La Conference League conta. Lo Special One uomo chiave"
"Un trofeo a livello internazionale è importantissimo e va sempre rispettato. Il lavoro di Mourinho si è visto, è entrato nella testa del gruppo"
«L'uomo chiave della stagione della Roma è stato Mourinho». Fabio Capello è stato l'ultimo allenatore a portare la Roma sul tetto d'Italia, quando nel 2000-01 ha vinto il terzo Scudetto della storia giallorossa. Dopo di lui diversi tecnici ci sono andati molto vicini (come Spalletti o Ranieri) senza però raggiungere l'obiettivo. Con la vittoria della Conference League, Mourinho è stato invece il primo a portare nella Capitale un trofeo europeo e Capello ha dato a lui grandi meriti per il percorso culminato col trionfo di Tirana: «La cosa più importante che ha portato - ci ha detto ieri a margine dell'evento "Palla al centro, se ami lo sport racconta lo sport" organizzato da Footballnews24 - è stata la voglia di lottare, vincere e fare entrare nella testa dei giocatori il fatto che la Roma non deve soltanto partecipare ma puntare sempre al massimo». In giallorosso e non, vincere è sempre frutto di un percorso in cui i metodi e l'impegno del tecnico hanno spesso un ruolo fondamentale: «Si è visto il lavoro di Mourinho durante l'anno - ha continuato Capello - nella prima parte della stagione ha studiato la situazione cercando di entrare nella testa dei giocatori e alla fine c'è riuscito».
L'ex tecnico campione d'Italia si è mostrato d'accordo con Mourinho anche su un punto che lo Special One ha sottolineato molto spesso nel corso della stagione, l'empatia: «Quello è un fattore fondamentale per raggiungere il risultato. Se ognuno "tira il carretto" per sé stesso per qualche giorno e non si riesce a far capire che lo si deve portare avanti per tutta la stagione, diventa impraticabile. Se non c'è empatia tra quello che vuole l'allenatore e quelli che scendono in campo è impossibile ottenere qualsiasi risultato». Impossibile, secondo Capello, anche confrontare il successo in Conference al Tricolore vinto con lui in panchina: «I tempi sono troppo lontani per poter paragonare le due cose, il calcio, soprattutto quello italiano è cambiato tanto. Prima c'erano i più bravi del mondo, ora il livello è molto diverso». Nella Roma della stagione da poco conclusa ha avuto un ruolo determinante Mkhitaryan, ora destinato all'Inter, ma per Capello la partenza dell'armeno può rappresentare un segnale: «Era fondamentale, ma lo era anche Calhanoglu nel Milan, poi lui lo scorso anno è andato via e sappiamo quello che è successo. Magari può succedere la stessa cosa».
L'ex allenatore guarda con ottimismo al futuro giallorosso e non ha perso occasione per ribadire quanto possa valere un successo come quello ottenuto dai giallorossi poche settimane fa, smentendo una volta di più discorso ridicoli che tendono a sminuirne l'importanza: «A Mourinho dobbiamo dare tempo, l'anno prossimo non ci sono giustificazioni per nessuno. Quest'anno era un anno di transizione. La Roma ha comunque vinto una coppa europea. Dicono che sia la terza per importanza ma non è così - ha aggiunto ai microfoni di Radio Radio- quando si vince una coppa internazionale ci deve essere grande rispetto e dare grande valore al traguardo raggiunto. È importantissimo questo. Qualche volta è l'invidia che fa parlare perché se l'avessero vinta altre squadre, magari avrebbero fatto la stessa festa che ha fatto la Roma. Se scambierei la Conference con il quarto posto? La vittoria è un trofeo che hai e il quarto posto è un traguardo economico».
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