Nations League: l'Italia si affida alla Roma
I convocati giallorossi vivacizzano l’azzurro Con l’Ungheria tutti e 4 in campo con ottimo profitto. E Zaniolo (out per noie fisiche) può essere la ciliegina
Italia chiamò, la Roma rispose. E si è rivelata una risposta di prim'ordine quella messa in campo nel nuovo corso della Nazionale inaugurato sabato scorso contro la Germania. A partire dallo score. Due partite: una vittoria e un pareggio, con due dei tre gol realizzati da Pellegrini. Titolare nella prima di Nations League di fronte ai tedeschi insieme a Cristante e a quattro prodotti del vivaio di Trigoria (Florenzi, Frattesi, Politano, Scamacca), ormai accasati in altri lidi. Il Capitano romanista ha concesso il bis con l'Ungheria, gara giocata questa volta insieme a tre compagni di club: Spinazzola, Mancini e ancora Bryan. Eppure non è stato sempre idilliaco il rapporto fra il giallorosso e l'azzurro, in gran parte perché spesso il secondo ha snobbato il primo, anche quando avrebbe potuto attingere a piene mani nel sempre fulgido serbatoio di talenti cresciuti o sbocciati nella Capitale. Ma nelle occasioni topiche il contributo della Roma alla causa è sempre stato di pregio, come testimoniano i dieci giallorossi iridati in Nazionale. E archiviato il ciclo che ha fruttato l'Europeo, il ct Mancini sembra volersi affidare al blocco dell'unica squadra italiana capace di vincere in Europa. Pescando a piene mani da ogni reparto: un centrale, un esterno, un mediano, un trequartista e una punta. Perché anche Zaniolo fa parte del gruppo: solo una noia fisica lo ha escluso dall'attuale tornata di gare.
Mancio e Spina
Con l'Ungheria ha finalmente trovato spazio da titolare Gianluca Mancini, autore di un'ottima prestazione macchiata solo da una sfortunata autorete, peraltro ininfluente ai fini del risultato. Ma il difensore è parso anche in azzurro quello che si è dimostrato per tutta la stagione agli ordini di Mourinho: un centrale roccioso, attento, ruvido anche un filo più del dovuto (attitudine che in giallorosso lo ha portato a collezionare qualche cartellino di troppo), dotato di invidiabile scelta di tempo nel gioco aereo anche nelle sortite offensive, tanto da sfiorare più volte il gol su sviluppi da palle inattive. Il rendimento nel club, il ritiro di Chiellini e l'età di Bonucci ne fanno un papabile titolare da qui al futuro prossimo.
Inamovibile è stato Spinazzola durante l'ultima trionfale rassegna continentale, rivelandosi il miglior esterno sinistro del torneo fino a quel maledetto ko che lo ha messo fuori causa per quasi un anno. Con la maglia della Roma ha fatto in tempo a rientrare per partecipare attivamente alla conquista di un altro titolo europeo. Un po' per volta, coi fisiologici tempi da rientrante da un lungo stop, si sta riappropriando della fascia anche in azzurro: suo l'assist (con velo di Lorenzo) per un pizzico di romanismo anche sulla firma di Barella.
Pelle e Bryan
Classe e geometria, fantasia e ragioneria al potere. Lorenzo Pellegrini e Bryan Cristante, due pilastri della Roma di Mou finalmente insieme e decisivi anche in Azzurro. Lollo, fresco alzatore di coppe europee, che ha saltato con enorme sofferenza l'Europeo del trionfo italiano a Wembley (per giocare e vincere un derby con la Roma e procurarsi un infortunio muscolare), pochi minuti in campo nella debacle con la Macedonia, ha convinto tutti a suon di prestazioni. Pure Mancini, che gli ha ritagliato un posto nei tre davanti, perché Pellegrini può giocare davvero ovunque, e l'ha lasciato libero di ispirare. Confidenza col gol importante in questa stagione e nelle ultime due uscite della Nazionale ha timbrato due volte. Prezioso il suo contributo da palla inattiva per mettere la sfera a disposizione dei compagni, preziose le sue giocate (ormai gira la gif del suo doppio tunnel ai tedeschi).
Poi il soldato Bryan, che già a Euro 2020 aveva fatto capire la sua affidabilità diventando uno dei primi sostituti della squadra che ha alzato la Coppa d'Europa. Infaticabile, con le sue 58 partite (50 più 8) tra Roma e Italia in questa stagione. Ha convinto Mourinho, che in Portogallo ci parlava, ci parlava, ci parlava. E adesso sappiamo anche perché. Ha convinto Mancini, perché ha convinto Mou che gli ha dato un mazzo di chiavi della Roma.
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