La Primavera che verrà: mister, Guidi lei
Il nuovo tecnico ex Empoli, si è affermato con la Fiorentina: scudetto con Mancini. In Under 19 ha lanciato Chiesa, con Zaniolo si sono sfiorati nel precampionato 2016
Ha concluso la sua esperienza nella categoria perdendo 2-1 una finale scudetto contro l'Inter al Mapei Stadium, l'allenatore della Roma Primavera: vale sia per quello uscente che per quello entrante. Federico Guidi, scelto per raccogliere la pesante eredità di Alberto De Rossi e ufficializzato due giorni fa dal club giallorosso, ha avuto una carriera molto più lineare, completamente diversa dal tecnico di Ostia, una di quelle in cui il massimo campionato giovanile è solamente una tappa intermedia, prima dell'inevitabile approdo nel calcio dei grandi. Che, stando a quanto dichiarato al sito ufficiale in occasione dell'annuncio di sabato pomeriggio, è quello che ha convinto il responsabile del vivaio Vincenzo Vergine ad affidargli una panchina che faceva gola a tanti: «Considero Guidi un tecnico che riesce ad abbinare la competitività che ormai la Primavera richiede alla formazione del giovane calciatore, essendosi già confrontato con tutte le fasce d'età e avendo maturato esperienze importanti anche nelle categorie maggiori – ha spiegato – sin dai primi scambi ho percepito sintonia rispetto ai valori e agli obiettivi che il Club si è dato ed è per questo che non vediamo l'ora di vederlo all'opera con i nostri ragazzi».
L'incontro di venerdì a Roma è servito solo per formalizzare gli ultimi dettagli, di una scelta già presa: i due si conoscono benissimo da anni. Furono entrambi portati a Firenze da Corvino, Guidi dal vivaio dell'Empoli, dal Lecce l'ex preparatore atletico Vergine, che diventa responsabile del Settore Giovanile quando Pantaleo lascia Firenze, mantenendo la carica fino al 2019, due anni prima del suo approdo alla Roma. Un anno prima dell'addio di Corvino Federico Guidi vince lo scudetto Giovanissimi Nazionali, battendo 3-0 il Napoli in finale, il 16 giugno 2011 a Montepulciano. I primi due gol li segnano il gigantesco centravanti ivoriano Gondo, che quest'anno anche assaggiato la serie A con la Salernitana (14 presenze e un gol prima di andare a partecipare alla promozione della Cremonese), e il congolese Bangu, centrocampista di movimento e inserimenti che giocava sotto età e faceva la differenza, ma non è mai andato oltre una novantina di presenze in C, nonostante per il suo passaggio in viola dall'Atalanta, a 12 anni, si sia sfiorata la crisi diplomatica.
Mancini, Chiesa e Zaniolo
E sull'1-0 andò vicino al gol, di testa, l'interno destro di centrocampo, il numero 8 Gianluca Mancini. Che Guidi, che dopo quello scudetto vinto a soli 34 anni fu promosso di categoria, ritrovò negli Allievi Nazionali: fu lui a piazzarlo in difesa, come fu lui, tra Allievi e Primavera, a cominciare a dare spazio a Federico Chiesa, che per anni, nel vivaio viola, giocava talmente poco da dare adito al sospetto che fosse lì solo nel nome del padre. Non riuscì a fare lo stesso con Zaniolo, che negli Allievi, anche se giocava titolare, era considerato uno dei tanti: lo ebbe in ritiro nell'estate del 2016, ma rimase poche settimane. I rapporti tra i due erano buoni, ma il ragazzo ebbe un piccolo infortunio alla caviglia, che gli impedì di scalare posizioni: a fine estate andò a parlare con la dirigenza viola, che voleva darlo in prestito, lui discusse un po', ottenne alla fine la cessione a titolo definitivo, e passò all'Entella (che lo valorizzò facendolo debuttare in B, e poi lo vendette all'Inter). Nei tre anni in viola Guidi ha sempre portato la squadra alle finali: all'esordio una semifinale persa ai supplementari contro il Torino di Moreno Longo, che lo eliminò anche l'anno dopo, nell'ultimo turno dei playoff, ai rigori. Poi, dopo la finale persa a Reggio Emilia contro l'Inter di Vanheusden e Pinamonti, l'addio alla Fiorentina, passando a lavorare per la Federcalcio: la prima stagione con l'Under 20 – tra i fedelissimi Castrovilli, che aveva allenato già in viola, e l'ex giallorosso Marchizza – la seconda con l'Under 19: erano i classe 2000, tra cui non mancavano mai Raspadori, Portanova e Carnesecchi, e due ragazzi del 2001 del vivaio della Roma, Bouah e Riccardi. Il primo se lo è portato a Teramo, alla sua terza esperienza in serie C, dopo il debutto con il Gubbio (esonero, dopo 9 giornate: a luglio era venuto a Trigoria, sfidando la Roma di Fonseca) e la seconda stagione con la Casertana (portata ai playoff): in estate aveva chiesto anche Riccardi, ma non è voluto scendere in C, scelta che avrà rimpianto, visto che l'amico lo ha fatto si è rilanciato, mentre lui è rimasto praticamente tutto l'anno fuori rosa.
Il secondo treno
Non sono stati facili gli ultimi mesi per Guidi: il Teramo aveva seri problemi economici, era in amministrazione controllata, non pagava regolarmente gli stipendi, e ora rischia seriamente di non iscriversi al prossimo campionato. Poteva spostarsi di poco, da Teramo a Pescara, ma quando la Roma ha chiamato non ci ha pensato un attimo. Non era la prima volta: Bruno Conti aveva pensato a lui per la panchina degli Allievi, quando Stramaccioni era passato all'Inter. Ma l'offerta di allora non era molto allettante: sapeva benissimo che, qualunque risultato avesse ottenuto, De Rossi non gli avrebbe mai lasciato la Primavera.
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