Le pagelle stagionali: Tirana mette le ali
L'epico trionfo europeo alza i voti di tutti. Pellegrini rasenta la perfezione, con Mou fa la storia. Abraham da record ed è Zalewski la sorpresa più bella
Finale da sogno. La sfida di Tirana contro il Feyenoord regala alla Roma un trofeo europeo dopo 61 anni di digiuno, cambia la storia del club e ovviamente modifica alla radice i giudizi su una stagione che comunque entro i confini si è conclusa col raggiungimento dell'obiettivo. Da questo assunto abbiamo provato a dare i voti alla stagione romanista.
Rui Patricio
8,5 Dopo gli errori in serie dei vari interpreti del ruolo nelle scorse annate, i pali della Roma scottano. A raffreddarli ci pensa Rui: sicuro, affidabile, carismatico. Capace di centrare 22 clean sheet. Quando cade in (rari) errori si rialza subito, senza risentirne. Non si limita al compitino, ma salva diversi risultati. Anche a Tirana, dove imprime le sue impronte sulla coppa.
Chris Smalling
9 Un gigante, in ogni senso. Recupera la forma smarrita nell'ultima stagione, bloccando gli stop di natura fisica in autunno. Da allora (ri)diventa totem della difesa che protegge in cielo e in terra: insuperabile nella contraerea, pulitissimo in marcatura, dove argina chiunque senza un solo cartellino. Il suo finale è in crescendo, la finale stellare.
Gianluca Mancini
8 Se Smalling è la faccia pulita della difesa, lui è quella ingrugnita. Diretta emanazione di Mou in campo: determinato, arcigno, mai arrendevole. L'irruenza eccessiva pagata con gialli in serie va limata, ma la sua grinta gli vale i gradi di vice-capitano.
Roger Ibanez
7,5 Presunta prima alternativa di reparto ai nastri di partenza, sovverte ogni previsione da inamovibile. Le qualità non si discutono, la puntualità delle scelte palla al piede sì. Risolta quella, può diventare una colonna che non fa tremare. La sua coppa resta però di alto profilo.
Marash Kumbulla
6,5 Serietà al servizio del gruppo. Rischia di restare investito dal ciclone Bodø, ma è fra quelli che si rialza ricevendo gli encomi pubblici e reiterati di Mou. La professionalità riceve il meritato premio nel trionfo europeo a casa sua.
Rick Karsdorp
8 Dà fondo a polmoni e serbatoio di riserva per arare avanti e indietro la fascia destra da agosto a maggio praticamente senza sostituti. Crolla solo al termine della sfida contro la squadra in cui è cresciuto, che però gli regala anche la gioia più grande.
Matias Vina
6,5 Arrivo non programmato per colmare il vuoto lasciato dal ko di Spina, alterna prestazioni discrete ad altre meno convincenti, pagando forse anche lo scotto del cambio di continente. Ma quando perde il posto, resta un affidabile sostituto.
Ainsley Maitland-Niles
6 Catapultato dalla Premier in Serie A nel mercato di gennaio e probabilmente destinato a salutare subito, ha poche occasioni per mettersi in mostra ma non lascia tracce indelebili.
Leonardo Spinazzola
6,5 Mesi di calvario ripagati dal rientro a fine stagione fra la standing ovation tributata dall'Olimpico e l' alloro della presenza in campo nella sera più bella. Il risarcimento del destino e i segnali di rinascita gli valgono il voto. Daje Leo.
Nicola Zalewski
8,5 Pezzo pregiato della collezione mourinhana 2022. José lo lancia e lo protegge; lui ripaga da artista navigato, incastonando perle di sorprendente tecnica e personalità nella collana di gare che lo rendono protagonista a pieno titolo.
Jordan Veretout
6,5 Lo sprint iniziale è quello giusto, ma in autunno il suo contagiri perde colpi e lui il posto da titolare. Le comparsate successive non ricalcano i ritmi dei bei tempi, ma nelle ultime due decisive sfide dà un prezioso contributo. Se si arriverà all'addio, sarà senza rancore.
Sergio Oliveira
7 La scelta di Pinto e Mou per aggiungere esperienza e carattere alla mediana a gennaio non può che ricadere su un portoghese. L'ex Porto comincia alla grande, poi subisce una fisiologica flessione ma chiude in rialzo, dimostrando di poter incidere soprattutto nelle sfide che contano.
Bryan Cristante
8 Singolare destino quello del soldato Bryan. Abnegante di professione, regala sacrificio e disponibilità a tecnico e compagni - sempre - raccogliendo però al di fuori consensi inferiori a quanto dovuto. Poco male: conta la Roma e la soddisfazione gli arriva dal ruolo di perno nella corsa al titolo continentale. Strameritato.
Henrikh Mkhitaryan
8,5 Schierato alto a sinistra come nelle due precedenti stagioni in giallorosso, inizia in sordina. Poi però recupera terreno fino a diventare il "cervello" che permette cambio di modulo e di passo. Sfodera l'intero repertorio dell'emporio armeno, quando un ko lo mette fuori causa nell'ultimo mese, con ricaduta dopo pochi minuti a Tirana. Peccato, ma l'annata è top.
Lorenzo Pellegrini
9,5 Anima, simbolo, esempio. L'avvio è strepitoso, anche in termini realizzativi (alla fine batterà i suoi record toccando 14 gol). Dipinge capolavori e Mou se lo coccola. Out a dicembre, riprende da dove aveva lasciato e conclude in ascesa mentre la squadra ha fiato corto. Le sue mani sono le prime di un Capitano romano a sollevare una coppe europea. Che da allora non molla più. Orgoglio romanista.
Stephan El Shaarawy
7 Si ritaglia a lungo il ruolo di primo cambio. Non solo avanti, ma anche da esterno a tutta fascia, dove forse dà il meglio con encomiabile spirito di gruppo.
Carles Perez
6 Si salva dall'epurazione di gennaio, ma resta confinato a un ruolo di comparsa, con qualche acuto sporadico che gli fa raggiungere la sufficienza.
Felix Afena-Gyan
6 Antesignano di Zale, il suo ingresso in prima squadra è scintillante ma col passare del tempo perde gli spunti migliori e torna nel semi-anonimato.
Nicolò Zaniolo
8,5 Fari puntati addosso fin dalle prime apparizioni, che segnano l'attesissimo ritorno dopo l'infinito stop. In coppa va subito in gol, in campionato fatica di più. Var e arbitri lo prendono di mira e il terreno di caccia preferito resta fuori dai confini. Il tris al Bodø lo lancia in orbita, il gol al Feyenoord lo consegna alla storia. Tutto il resto sono soltanto chiacchiere inutili.
Eldor Shomurodov
6,5 Partire dietro Tammy nelle gerarchie gli lascia le briciole e nei rari sprazzi di gara non fa neanche male. Soprattutto per impegno.
Tammy Abraham
9 Fortemente voluto dallo Special One per rimpiazzare un monumento come Dzeko, impiega meno di un battito di ciglia per entrare in empatia con tutto l'ambiente. All'inizio lo fermano solo i pali, poi più nessuno e centra numeri pazzeschi già in assoluto, ancora più strabilianti per un inglese al debutto italiano. Alla fine i gol complessivi saranno 27, coi fiori all'occhiello della doppietta nel derby e della griffe su tutti i turni di Conference a eliminazione diretta. Tammy la forza.
Gli altri
SV Lo straordinario traguardo di fine stagione elimina le insufficienze, che pure per la prima fase sarebbero potute fioccare. Ma Reynolds, Calafiori, Villar e Mayoral hanno pagato la bufera post-Bodø e sono andati a cercare fortuna altrove, lasciando pochi rimpianti. Darboe e Diawara hanno invece fatto parte della rosa fino all'ultimo momento, ma praticamente senza vedere più il campo. Discorso diverso per i due portieri di riserva Fuzato e Boer, chiusi dall'indiscussa titolarità di Rui Patricio. Menzione d'onore invece per Bove e Volpato, il cui ingresso col Verona ha salvato il risultato: al di là del caso specifico, le rispettive doti già s'intravedono e illuminano il futuro.
José Mourinho
10 Il 4 maggio 2021 molti (anche se non tutti) hanno associato il suo avvento alla svolta epocale. Pochissimi però avrebbero immaginato che la prima sarebbe arrivata appena un anno dopo. Costruita sulla mentalità, prima ancora che su rivoluzioni tecniche o tattiche. Intensità e scelte forti, che solo uno dal carisma dello Special One avrebbe potuto compiere, hanno fatto il resto. Quella coppa è soprattutto sua. Popolo romanista, squadra e club lo sanno: da icona, ormai è diventato imperatore incontrastato
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