Piacere Rui Patricio, alias Mr Clean Sheet
Arrivato a 33 anni in giallorosso, ha portato esperienza e personalità: Svilar dovrà attendere il suo momento e studiarlo al meglio per imparare
L'esplosione di Zalewski, il ritorno al gol nella serata più importante di Zaniolo, la costanza sotto porta del 24enne Abraham, rischiano di far passare un po' sotto traccia il contributo dato nel corso della stagione dagli over 30. Che non sono tanti, in una Roma che ha scelto di ringiovanire la rosa (anche a costo di regalare il cartellino a Pedro, e tenere fuori rosa i vari Nzonzi, Fazio e Santon), ma fanno la differenza: tre soli giocatori sopra i 30 anni, tutti in campo dall'inizio nella finale di Tirana. Mkhitaryan ha fatto i salti mortali per esserci, e l'ha pagata, lasciando il campo dopo 18' per il riacutizzarsi del problema al flessore che lo aveva fermato nella semifinale di ritorno col Leicester, Smalling ha fatto i salti mortali in campo - e per molti è stato il migliore - Rui Patricio ha fatto i salti tra i pali, perché nonostante l'ottima prestazione dell'inglese un paio di occasioni gli olandesi le hanno create, e ci ha dovuto mettere le mani lui. Il momento più caldo a inizio ripresa: al 3' Trauner ha colpito il palo, la palla è arrivata a Til, che ha calciato a botta sicura, trovando un grande intervento del portoghese. Che ha fatto di meglio due minuti dopo, sul sinistro di Malacia, che era destinato a insaccarsi a fil di palo, e invece lo ha centrato grazie alla deviazione del portiere giallorosso. Che in carriera aveva vinto tanto, ma sempre nel segno del Portogallo: con la sua nazionale aveva vinto lo storico Europeo del 2016, seguito dalla Nations League del 2019, a livello di club aveva la bacheca piena, ma era tutta roba vinta a casa sua, con lo Sporting Clube de Portugal, tre campionati, tutte e tre le relative supercoppe, e una coppa di Lega. Mancava una coppa internazionale: difficile vincerla con il Wolverhampton, il club che a 30 anni lo aveva convinto a lasciare Lisbona, ci è riuscito con la Roma.
Sempre in campo
Con numeri importanti: 54 gare ufficiali su 55, ben 22 volte è riuscito a tenere la porta inviolata. La Roma lo ha pagato caro, 11,5 milioni più bonus: non poco per un giocatore che quando è arrivato aveva 33 anni (ne ha fatti 34 il 15 febbraio) che peraltro con il Wolverhampton aveva ancora un solo anno di contratto. Ma sono stati soldi ben spesi: il più vecchio della rosa (era il secondo finché c'era Dzeko) ha ancora la reattività di un ragazzino, abbinata a esperienza e personalità. E la Roma si è affidata a lui in tutto e per tutto: niente alternanza in Coppa, l'eterno terzo portiere Fuzato, che aveva giocato (anche discretamente) le ultime 5 partite dello scorso campionato, quando si era capito che sia Pau Lopez che Mirante avevano concluso l'esperienza a Roma, è stato promosso come dodicesimo, ma ha giocato solamente l'ultima del girone, a Sofia, con la squadra già qualificata. Aveva bisogno di stabilità la Roma nel ruolo, dopo anni complicati: Alisson, che tutti rimpiangevano, è rimasto un solo anno come titolare. Rui Patricio resterà, col suo contratto fino al 2024: il 23enne Svilar, preso a parametro zero dal Benfica, dovrà attendere (e magari imparare da lui).
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