Per l’Uefa comanda Pellegrini, leader e anima della sua Roma
Lorenzo si gode il trionfo e viene nominato miglior giocatore della Conference. Da primo Capitano romano ad alzare una coppa europea: «Mai lo avrei immaginato»
Non l'ha mollata un attimo quella coppa, durante l'intero tragitto dei pullman scoperti alla grande festa di popolo di giovedì. Il trofeo Lorenzo Pellegrini lo sente suo e ci mancherebbe altro. Il numero 7 è il primo Capitano romano a riuscire ad alzare al cielo una coppa europea, piccolo e postumo risarcimento per i vari De Rossi, Totti, Giannini e soprattutto Di Bartolomei, che più di tutti è andato vicino al trionfo più importante. Il collegamento nell'immaginario romanista è stato istantaneo e ha ispirato la street artist Laika per uno splendido murale a Testaccio, titolato "Un calcio alle paure 1984-2022", che ritrae Lollo col trofeo sulle spalle di Agostino.
Al di là del fondamentale valore simbolico, il numero 7 ha comunque disputato un torneo da assoluto protagonista, dal primo turno preliminare alla finale. Una serie di prestazioni maiuscole che la Uefa ha voluto premiare, nominandolo miglior giocatore della stagione in Conference League. Riconoscimento quasi dovuto, come si evince anche dalle motivazioni espresse sul sito della Federazione internazionale: «Il talentuoso centrocampista della Roma, 25 anni, è stato la spina nel fianco di tutte le squadre affrontate in stagione. Ha segnato il primo dei suoi cinque gol in 12 partite nella prima gara contro il Trabzonspor agli spareggi (servendo anche un assist al ritorno), mentre l'ultimo è stato quello nella semifinale di andata in casa del Leicester City. Dalla fase a gironi in poi ha effettuato 22 tiri in porta (solo Tammy Abraham ne ha totalizzati di più per i giallorossi) e due assist. Fondamentali per la squadra di José Mourinho anche i suoi calci piazzati. Pellegrini è stato uno dei soli due giocatori che hanno completato due cross in finale, ma nessun romanista ha eguagliato i 19 che ha totalizzato nell'intera stagione».
Statistiche di alto livello, impreziosite da una straordinaria continuità di prestazioni lungo tutto l'arco di un torneo lunghissimo, durato dieci mesi e per la Roma ben quindici partite. Anche nell'ultimo atto Pelle ha disputato una gara eccellente, forse meno appariscente delle altre, ma imperniata sull'assoluta dedizione alla squadra, assolvendo i compiti che la fascia impone. La soddisfazione di sollevare la coppa al cielo lo avrà sicuramente ripagato con gli interessi di qualsiasi sacrificio. E anche in questa stagione, come in tutte quelle vissute con la maglia del cuore addosso (una vita intera, a Trigoria ha messo piede quando aveva soli otto anni e tranne i due in prestito al Sassuolo ci è rimasto sempre). non sono state rare le occasioni in cui si è messo a disposizione della squadra, mostrando di avere perfettamente recepito il ruolo che i gradi impongono.
Le stesse parole rilasciate a caldo vanno in questa direzione. Prima di tutto quelle pronunciate in campo, quando ha detto che sarebbe stato sacrosanto godersi la vittoria, a patto di concentrarsi subito dopo sul prossimo gradino da salire. La Conference come punto di partenza, non certo di arrivo. Mentalità che serve anche a spiegare ben oltre le parole perché Mourinho straveda per lui. Fin dal suo approdo nella Capitale, quando disse che se avesse avuto tre Pellegrini li avrebbe schierati tutti, dando così una spinta non indifferente al rinnovo del contratto del numero 7, in discussione proprio in quel periodo.
Alla soglia dei 26 anni (li compirà il prossimo 19 giugno) ha raggiunto la definitiva maturazione tecnica, esprimendo l'enorme potenziale concesso dal suo talento anche in termini realizzativi: mai come quest'anno le cifre sono state considerevoli e non soltanto in Europa. Quattordici gol e otto assist complessivi all'attivo in tutte le competizioni. E coi numeri è arrivata anche la responsabilità della prima stagione iniziata da Capitano designato. «Mai avrei immaginato di essere il primo romano con la fascia ad alzare al cielo un trofeo europeo - aveva rivelato alla tv della Uefa - ma questo è il trionfo del gruppo, che è stato unito e ha avuto la forza di rialzarsi sempre. Ed è anche la vittoria della nostra gente, che è incredibile». Squadra e popolo, prima di se stesso. I predecessori hanno lasciato la fascia sul braccio giusto.
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