La Roma in Conference: i dieci protagonisti della cavalcata
Un trionfo collettivo, da "famiglia", come sempre lo Special One ha codificato in tempi non sospetti. E in una famiglia sono tutti vincitori, dalla testa all’ultimo arrivato
15 partite, una cavalcata trionfale senza precedenti. Tanto da indurre Mourinho a scolpirla nella storia già alla vigilia dell'ultimo atto. Un trionfo collettivo, da «famiglia», come sempre lo Special One ha codificato in tempi non sospetti. E in una famiglia sono tutti vincitori, dalla testa all'ultimo arrivato. Proprietà, dirigenti, staff tecnico e medico, giocatori, magazzinieri. Tutti. Partendo da questo assunto e senza voler fare torto a nessuno, abbiamo simbolicamente scelto i dieci protagonisti del campo a nostro parere più significativi nel cammino europeo.
Lorenzo Pellegrini
Il Capitano (As Roma via Getty Images)
Non si può che partire dall'uomo che ha sollevato al cielo il trofeo. Il Capitano ha centrato l'impresa che ai suoi predecessori romani con fascia al braccio non è riuscita. L'ultimo era stato Giacomo Losi da Soncino, 61 anni prima. Già basterebbe per iscrivere il proprio nome a carattere cubitali sul muro degli eroi romanisti. Ma Pelle ha fatto di più, giocando un torneo da protagonista assoluto, fin da quel turno preliminare di dieci mesi fa, che in pieno agosto a sguardi poco lungimiranti sembrava soltanto una seccatura, con Tirana nemmeno all'orizzonte. Poi la doppietta al Cska, con quella perla scucchiaiata sotto la traversa nella prima goleada, i gol nei quarti e in semifinale, e una lunga serie di prestazioni maiuscole. Fino a quella gioia infinita di una città intera che nessuno meglio di Lollo avrebbe potuto rappresentare con la coppa al cielo.
Tammy Abraham
Abraham (As Roma via Getty Images)
Se Pellegrini è l'anima tifosa di questa squadra, Abraham è l'emblema di quell'empatia tanto cara a Mou che anche chi arriva da lontano può riuscire a creare col popolo giallorosso. A patto di mostrare volontà di giocare sempre senza risparmiarsi, grinta, altruismo. Tutte doti di cui Tammy è dotato in abbondanza. Oltre a essere lo straordinario terminale offensivo che a suon di gol (dal girone a tutti i turni a eliminazione diretta, fino alla saetta di testa rifilata al Leicester che ha aperto le porte di Tirana) ha permesso alla Roma di colmare un percorso lungo, faticoso, intenso, ma sfociato nel tripudio della finale. A uno così non si rinuncia mai e meglio di tutti lo sa il suo mentore JM, che lo ha schierato 53 volte in 55 gare ufficiali. Fiducia ripagata con gli interessi.
Nicolò Zaniolo
Zaniolo (As Roma via Getty Images)
Il gioiello è tornato a splendere in Europa, prima e più ancora che entro i confini. Cinque centri, a suggellare un contributo che soltanto un talento simile può portare. Fin dal preliminare, che gli ha regalato la gioia del ritorno al gol all'Olimpico dopo l'anno di assenza forzata. L'exploit col Bodø nel ritorno dei quarti resta il punto più alto di un grande torneo, quando con la tripletta in un colpo solo ha scacciato i fantasmi norvegesi e messo in mostra il meglio di uno strepitoso repertorio. Sulla coppa la sua griffe appare chiara e luminosa.
Henrikh Mkhitaryan
Mkhitaryan (As Roma via Getty Images)
Per valutare l'importanza di Micki il parametro più appropriato risale a quel mese scarso di lontananza dal campo, causato dal ko di Leicester. La Roma balbettante delle ultime giornate, l'ansia di non rivederlo nella sfida più attesa, gli sforzi per recuperarlo in vista di Tirana, danno la giusta misura del peso in squadra dell'armeno. Se non bastasse, resta solida in archivio la definizione di Mou, datata ormai di qualche mese ma sempre valida: «il giocatore più fondamentale». Per mentalità, cambio di passo, tecnica sopraffina e duttilità tattica. La convocazione per la finale è stata il meritato premio per il 77.
Bryan Cristante
Cristante (As Roma via Getty Images)
La classe operaia in paradiso. Esempio fulgido di abnegazione, il numero 4 è uno di quei giocatori che ogni tecnico vorrebbe nella propria squadra. Non è un caso che tutti quelli che hanno occupato la panchina della Roma lo abbiano sempre considerato un perno. Così è stato anche per José, che gli ha affidato le chiavi della mediana noncurante di uno scetticismo strisciante e francamente immotivato. Non è uomo da copertina Bryan, ma caratteristiche fisiche, capacità di cambiare il gioco da distanze siderali e soprattutto sacrificio al servizio della squadra ne fanno un elemento basilare. Senza eccezione per l'Europa. Anzi.
Chris Smalling
Smalling (As Roma via Getty Images)
Aveva già sollevato al cielo un torneo continentale con JM, ha avuto la capacità di ripetersi. Da perno della difesa. Merito del tecnico, che gli ha restituito la forma dei tempi migliori. Merito di Chris, che ha conferito carisma e sicurezza al reparto, con la ciliegina di due semifinali semplicemente perfette di fronte ai suoi connazionali. Architrave insostituibile.
Sergio Oliveira
Oliveira (As Roma via Getty Images)
Arrivato a gennaio col pedigree internazionale che gli anni al Porto conferiscono (ne sa qualcosa proprio lo Special One), Sergio ha ingranato subito. Per poi vivere qualche alto e basso fisiologico per chi deve adattarsi così in breve al calcio italiano. Ma la sua rete in casa del Vitesse, nel turno più in bilico in assoluto del torneo romanista, impreziosisce la scelta di Pinto, altra colonna portoghese anche se dietro a una scrivania.
Gianluca Mancini
Mancini (As Roma via Getty Images)
Deciso, sfrontato, duro. Il 23 ha impiegato pochissimo a interpretare la più profonda espressione mourinhana in campo. E proprio un suo gol in Conference (al Cska) ne è diventato paradigma, con quell'esultanza a cercare in panchina chi gli ha affidato i gradi di vice-capitano. Nonostante qualche giallo di troppo, ben riposti per continuità e concentrazione.
Rui Patricio
Rui Patricio (As Roma via Getty Images)
La sicurezza di ogni costruzione deriva sempre dalle fondamenta. E dopo qualche stagione trascorsa fra numerosi dubbi e scarsa tranquillità, la porta romanista ha trovato un padrone degno, esperto, capace di comandare la difesa. E mai in discussione, nemmeno dopo i (rari) errori: 54 presenze complessive, la gara priva di grandi significati a Sofia unica eccezione del "quasi en plein". Ad adornare il curriculum stagionale, la più cospicua serie di clean sheet messa in fila negli ultimi anni da un numero 1 in maglia giallorossa. Ma soprattutto una serie di interventi decisivi che hanno messo fine alle paure e lanciato la squadra verso il titolo più ambito. Partendo dalle basi.
Rick Karsdorp
Karsdorp (As Roma via Getty Images)
In tanti a sinistra, lui solo (o quasi) a destra. La geografia politica centra zero, quella di campo tutto. L'olandese che ha piegato la squadra in cui è cresciuto nella sfida più importante è stato volante sulla corsia di competenza, quanto fisso nelle scelte tecniche. Perfino dopo l'arrivo di Maitland-Niles nella sessione invernale di mercato. Presenza costante in entrambe le fasi, declinate fra infinite corse, tigna quasi insospettabile fino all'avvento di José e diversi assist vincenti dal fondo, la maggior parte del quali (ben 4) in Conference. Menzione particolare per quello col Vitesse, che ha avviato il delirio.
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