Olimpico invaso dall'amore della gente romanista
Un'intera giornata di canti, passione e romanismo. Poi il trionfo, il trofeo e tutti in campo a festeggiare per una partita che non c'è. Apoteosi
«Ovunque tu sarai, mai sola mai». Forse la parola "amore" non basta per descrivere quello che lega la Roma e la sua gente. Non può bastare per spiegare la giornata della finale, con la squadra a Tirana, ma con una città carica e pronta a far arrivare la propria voce anche all'Arena Kombëtare. Un popolo intero che aspettava questo momento da una vita e che in questa stagione ha dimostrato ancora una volta di stare sempre al fianco alla sua squadra.
Aspettando l'inizio
Erano esattamente 49.895 i tifosi allo Stadio Olimpico, per l'unico evento di massa ufficialmente organizzato dal club per la serata più importante della recente storia romanista: tutti loro e tantissimi altri hanno iniziato a cantare già dalle prime ore del pomeriggio. Arrivando allo stadio era praticamente impossibile non incontrare bandiere giallorosse, maglie della squadra e chi più ne ha più ne metta. Lo spettacolo dei romanisti è cominciato oltre due ore prima della partita, con il ponte Duca d'Aosta completamente invaso da centinaia di bandiere e migliaia di persone a colorare di giallorosso anche l'estenuante attesa per il fischio d'inizio. Poi tutti dentro, a vedere la sfida di Tirana sui sei maxischermi montati intorno al campo da gioco. Non c'è un romanista che non abbia cantato "Mai sola mai" con Marco Conidi, diventata oltre che un inno ormai un vero e proprio mantra, una perfetta sintesi dell'attaccamento dei romanisti ai loro colori.
Non si può spiegare altrimenti uno stadio pieno per una partita che non c'è. Conta poco o nulla che la Roma non fosse fisicamente su quel campo, perché i cori, gli applausi, le proteste per le decisioni arbitrali e le reazioni alle giocate della squadra di Mourinho erano esattamente le stesse di ogni altra gara casalinga, anzi, erano più forti. Quando Mkhitaryan è stato costretto al cambio, l'Olimpico ha accompagnato la sua uscita con applauso a scena aperta, diventato poi bolgia assoluta al vantaggio segnato di Zaniolo e dopo gli interventi decisivi di Rui Patricio di inizio ripresa. Ogni brivido era un urlo più forte, come la voglia di vincere tutti insieme questo trofeo. E lo hanno fatto, i tifosi all'Olimpico come quelli a Tirana e i giocatori in campo. Soffrendo, cantando utti insieme, anche con centinaia di chilometri di distanza, come una famiglia.
Festa infinita
Al triplice fischio tutto l'amore, la passione e la voglia di stare con Lei si è tradotta in un'invasione di campo da tutti i settori e il delirio assoluto. Un delirio di romanismo come da tantissimi anni non se ne erano visti, che è poi naturalmente continuato nelle piazze della città. Quella coppa l'hanno alzata tutti da dentro l'Olimpico, lì dove non si è giocata la partita ma la famiglia della Roma c'era comunque. Una festa europea, meritata, romanista.
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