Roma- Feyenoord: il decalogo per gestire l’ansia verso la finale di Conference
Ecco dieci consigli pratici (con relative controindicazioni) per affrontare lo stress per la partita di domani. Spoiler: solo uno dei suggerimenti è serio
Alzi la mano chi, a partire dall'istante esatto del triplice fischio di Roma-Leicester la sera del 5 maggio, non sta facendo i conti con frequenti tachicardie, salivazioni azzerate e sudori freddi di fantozziana memoria. L'ansia e l'adrenalina crescono di giorno in giorno, di ora in ora, persino di minuto in minuto, e domani toccheranno il loro apice durante la finale. Ecco dunque un decalogo per cercare di gestire sensazioni e stati d'animo in realtà ingestibili: dieci consigli che hanno l'arduo (si legga pure: impossibile) compito di non farvi pensare alla sfida di Tirana almeno per sette/otto secondi consecutivi, o quanto meno per pensarci senza rischiare di perdere i sensi.
1. Evitando di consigliarvi Valium, psicofarmarci e altri narcotizzanti più o meno legali, suggeriamo camomille e tisane rilassanti a raffica: passerete in bagno buona parte della giornata, magari crollerete addormentati con la capoccia che si schianta sulla scrivania dell'ufficio. E poi vi sveglierete di soprassalto, perché in sogno vi saranno comparsi Abraham, Mourinho e tutti gli altri, che vi ricordano l'imminente impegno.
2. Magari un aperitivo al bar con gli amici può aiutare, ma niente caffè (alza la pressione, che già è intorno a 220/160). Sarete comunque distratti da quell'unico pensiero fisso, e finirete per inzuppare gli stuzzichini nella vostra bevanda. Poco importa che questa sia alcolica o meno: lo stress pre-partita vi procurerà in ogni caso strane allucinazioni, e vi ritroverete a pensare che il tizio seduto al tavolino accanto al vostro sembra proprio Zaniolo. Ovviamente non lo è, ma voi correrete ad abbracciarlo gridandogli: «Daje Nico, sfonnamoli domani, me raccomando faje tre go' come ar Bodø!».
3. Uscite a fare due passi, magari con il vostro partner, o comunque con una persona che ha il potere di farvi star bene. Occhio, però: se disgraziatamente doveste imbattervi in un gruppetto di bambini che giocano a pallone, la vostra mente partirà con una telecronaca immaginaria. «Da Pellegrini a Abraham, palla di ritorno di Tammy per il Capitano, ecco che Lorenzo prova il tiro…. Gooooooollll! Roma in vantaggio!». Sarete riportati alla realtà da una sonora pallonata in faccia.
4. Andate al cinema: che si tratti di una storia d'amore, di un thriller, di una commedia o di un film di fantascienza, almeno per un paio d'ore dovreste riuscire ad allentare la tensione. A meno che nella pellicola non ci sia un qualsiasi riferimento all'Olanda. Il vostro cervello allora assocerà automaticamente i Paesi Bassi a Rotterdam, quindi al Feyenoord e andrete in tilt: vi ritroveranno in bagno, al momento della chiusura, raggomitolati in posizione fetale sul pavimento piastrellato.
5. Consiglieremmo una gita fuori porta, ma rischiereste di non avere segnale al telefono e in breve impazzireste tipo Jack Nicholson in Shining perché «devo sentì la conferenza de Mou e legge tutte le ultime sulla formazione, nun scherzamo, tornamo a casa prima de SUBITO!».
6. Mettete su un po' di musica. Ma attenzione: quando la playlist riprodurrà "Roma Roma" e "Mai sola mai" canterete a squarciagola, fomentatissimi, e ripiomberete nel tunnel dell'ansia prepartita.
7. Sbrigate tutte le faccende domestiche che di solito rimandate: lavatrici, pulizie, cambi di stagione, riordinate la camera. Poi dall'armadio salterà fuori la maglia della Roma Campione d'Italia 2000-01, e allora addio.
8. Leggete un buon libro. Però magari prima assicuratevi che non contenga le parole "Roma", "calcio", "Albania", "stadio", "pallone", "rigori", "prato", "porta", "Portogallo" («José, guidaci tu!»), "difesa", "attacco", "mancini" («Gianlù, me raccomando…»), "pellegrini" («Daje Capità!»), "supplementari", "scarpini", "spogliatoio", ecc ecc.
9. Partita di calcett… No, meglio di no.
10. L'unico consiglio serio è il seguente: non c'è verso di liberarsi di questo magone di emozioni, paure, attesa, terrore. Tenetevelo, teniamocelo: è il prezzo da pagare per essere qui, a giocarci questa coppa. Non ve ne libererete. Perciò – che voi siate a Tirana, all'Olimpico, o davanti alla tv – fate una cosa: preparatevi a tifare la Roma con tutto il cuore, come se doveste scendere in campo voi stessi. Piangete, esultate, imprecate, consumatevi le unghie e tremate a seconda delle circostanze. Ma soprattutto – prima, durante e dopo la partita – gridate «forza Roma!». Tutto il resto sono chiacchiere.
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