Roma-Feyenoord, l'Olimpico pieno: ha vinto il "Noi"
I romanisti hanno risposto presente all'iniziativa in occasione della finale, lo stadio gremito e vestito a festa può diventare un diffusore di gioia
Mi arrendo. Come insegnano i grandi psicanalisti bisogna andare oltre la dimensione dell'Io e abbracciare la psicologia del Noi. Mi arrendo ma non mi pento. Subito dopo la vittoria sul Leicester un'ondata mediatica ripropose, nel solco perfetto dell'eterno ritorno, di installare i maxischermi nei cuori pulsanti della città tentando di alzare di un soffio il cielo di Roma. Mi opposi, pensando di interpretare la sensibilità del tifoso giallorosso. Quello che non dimentica, quello che ha memoria storica e che, con un pizzico di superstizione, non vuole incontrare il mistero del mondo nudo, quando festeggi in anticipo per una gioia che ti resta in gola come un cibo indigeribile.
Pensai: andiamo a Tirana (chi può) o vediamola in tv con amici e amiche di fidata fede giallorossa. Prendiamo la strada maestra per raggiungere l'obiettivo, non cerchiamo scorciatoie ingannevoli. Ora però, a poche ore dalla finale, devo arrendermi. L'Olimpico aprirà i cancelli a 50 mila persone e i maxischermi, dislocati sul campo di gioco, saranno addirittura sei oltre ai due che sovrastano le curve.
La spinta del generoso popolo giallorosso è stata talmente forte e determinata che sarebbe stato impossibile (e anche stupido) vietare l'ingresso allo stadio. Ha vinto la psicologia del Noi che, come insegnano sempre illustri strizzacervelli, ci aiuta a superare i nostri limiti per vivere meglio con noi stessi e con chi ci circonda. Ho perso quindi, mi arrendo. E anche se non sono pentito riconosco che Roma, i romani e soprattutto i romanisti debbano avere la possibilità di fare festa. Da soli siamo fragili, insieme il sangue pulsa e l'Olimpico, gremito e ben vestito, può essere un aspersorio di gioia. L'impeto di molte teste farà il resto.
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