Pelle da romanista: una prestazione da incorniciare per il Capitano
Performance impreziosita dal rigore che chiude la partita. Con quello al Toro, è arrivato a quota 14 gol in stagione, meglio di lui soltanto Tammy
Ancora una volta Totti lo aveva incoronato nel pomeriggio. Lollo, al secolo Lorenzo Pellegrini, Capitano della nostra Roma, ancora una volta gli ha dato ragione. In campo. Meraviglioso protagonista della vittoria a Torino che vuol dire Europa League a prescindere; un punto in più rispetto alla passata stagione nonostante i tanti, troppi orrori arbitrali subiti roba che a Torino si sarebbe potuti andare con le infradito; la possibilità di avvicinarci al sogno con un pizzico di serenità in più con l'obiettivo di trasformarlo in realtà.
Troppe volte, anche di recente, abbiamo sentito o letto parole al veleno nei confronti di questo ragazzo che sulle spalle porta la maglia numero sette. Parole che neppure l'investitura di Josè Mourinho all'inizio di questa stagione, «se di Pellegrini ne avessi tre, li manderei in campo tutti e tre», sono riuscite a convincere gli scettici a prescindere che, poi, di calcio farebbero meglio a non parlare, sulle qualità di questo Capitano che sulle spalle si è messo un'eredità chiamata Totti e De Rossi. Affrontandola con la forza del suo talento, la personalità di una persona intelligente, la testardaggine di chi sa che il tempo è galantuomo.
Se qualcuno aveva ancora dei dubbi, queste ultime due partite di campionato, dovrebbero aver contribuito a dissolverli una volta per tutte. Sì, diciamo due. Perché quando capiterà che Lollo nostro non giocherà bene una partita, capita a tutti anche ai più grandi, sarà bene che tutti, e nessuno si senta escluso, si ricordino di quella rincorsa al novantacinquesimo della partita contro il Venezia per salvare un gol fatto per poi crollare a terra sfinito dai crampi.
E si ricordino pure gli ottantadue minuti che il Capitano ha giocato all'Olimpico di Torino da assoluto protagonista. Il pallone rubato in mezzo al campo, il passaggio filtrante per Abraham per il primo gol; la trasformazione del rigore per il tre a zero che ci ha consentito un finale di gara senza eccessivo batticuore; la corsa continua e intelligente a tutto campo; la generosità per farsi trovare sempre al posto giusto nel posto giusto; la qualità che ha messo in ogni giocata perché voi che vi siete azzardati a criticarlo non capite, e forse non capirete mai, che il calcio che Lollo ha in testa è il calcio di chi è di un'altra categoria.
Lo ha dimostrato per tutta questa stagione. Giocata da protagonista e con pelle, cuore, anima da romanista. Sempre e comunque. A parte qualche settimana passata in infermeria a causa di un problema antico, una vecchia cicatrice che ogni tanto torna a farsi sentire. Pellegrini per il resto ha sempre risposto presente all'appello di mister Special One. E non crediamo di sbagliare dicendo che questa stagione che deve ancora concludersi perché c'è un sogno da andare a prendere, per Pellegrini è stata la migliore della sua carriera, ormai già antica, anche se la carta d'identità dice che nel prossimo giugno compirà ventisei anni. Lo dicono i fatti oggettivi, lo certificano i numeri. Con il rigore di Torino, Lollo nostro ha toccato quota quattordici gol stagionali, secondo miglior cannoniere della Roma alle spalle di Abraham, nove in campionato, uno nel preliminare europeo, quattro in Conference. Sono numeri che non si possono discutere, arricchiti da alcune perle indimenticabili, a partire da quella punizione (come quella di Cagliari) all'incrocio dei pali nel derby per il tre a zero che ha sancito gioco, partita e incontro, l'ennesimo schiaffo in faccia a chi gli aveva sempre rinfacciato di voler sempre tirare i calci da fermo senza segnare mai.
E' stata, insomma, la stagione della totale rivincita di un ragazzo che, nonostante tutto quello che gli è stato detto dagli incompetenti e dai capoccioni in malafede, non è mai andato fuori le righe, mai una parola fuori posto, sapendo che la risposta migliore lui l'avrebbe data in campo. Così è stato, come ieri sera a Torino dove nonostante il pensiero della finale di Tirana, non ha mai tirato indietro la gamba, ha dato tutto e di più, ribadendo, se ce ne fosse stato bisogno, che la nostra, e solo nostra, storia di Capitani romani e romanisti è ancora in buone mani.
Una storia che mercoledì può arricchirsi di un sogno. L'unico Capitano della Roma che ha alzato una coppa europea al cielo è stato Giacomino Losi. Non ci sono riusciti Totti e De Rossi. E allora alzala, Lollo, alzala.
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