L'acronimo VAR: Vieni a Recitare
Il surreale rigore per il non-fallo di Karsdorp su Gonzalez ha sancito la trasformazione del calcio in fotoromanzo
«Io non sono razzista, ma…». È quel ma che li frega. Anzi, tutto quello che ci appicciano dietro. E, allora, ogni volta che vi capita di ascoltarne, o leggerne, uno drizzate le orecchie perché sta per arrivare dell'altro che – nove volte su dieci – sconfesserà la premessa. E in tema di congiunzioni avversative non combina meno danni il però brandito da alcuni nel parlare del rapporto, mai così sfortunato, tra la ROMA e certe decisioni arbitrali. «Sì, il rigore era inesistente. Però…». Attenzione: mettetevi al riparo perché dopo quel "però", molto spesso, vedrete volare all'impazzata tutti i sassolini che gli interessati si tenevano nelle scarpe. Eccoli lì: gli stessi che scherniscono Mourinho e che descrivono metà dei giocatori della rosa come degli incapaci poi gli chiedono di essere più forti di ogni decisione invalidante. Capito il cortocircuito?!? A proposito di coerenza come non divertirci, anche, con l'atteggiamento di quegli allenatori che si accorgono dell'importanza degli arbitri – e perciò anche del Var – solo quando, raramente, non ne traggono vantaggio?
E ancora: pensate ai tifosi. Provate a chiedere a cinque di loro – di squadre differenti – se, ad oggi, sono stati svantaggiati. Quattro vi risponderanno di sì. Il quinto, accanto al sì, ci aggiungerà anche la parola complotto. Questo per dirvi che so bene quanto possa essere scivoloso l'argomento e come, ognuno di noi, non potrà mai essere lucido nel giudicare quello che accade in campo. Trovo assurdo, però, quello che è successo a Firenze lunedì. Non solo perché abbiamo assistito all'ennesima perla di una collana di episodi grotteschi che hanno devastato il cammino in campionato della ROMA ma anche perché, il rigore concesso sul nulla di Karsdorp ai non danni di Nico Gonzalez, ha sancito la trasformazione del calcio in un fotoromanzo. Con il campo trasformato da palcoscenico di uno sport di movimento a un set fotografico dove la recitazione conta più del sudore, la finzione più della realtà, la rappresentazione più del carattere. Potere del Var… quel marchingegno che, pensateci, riuscirebbe – con un fermo immagine fatto bene – a trasformare una carezza in uno schiaffo. Pietà.
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