Roma-Leicester, stasera è caccia alla volpe
Alle 21 va in scena il penultimo atto di Conference League- L’ultima finale 31 anni fa. Bisogna battere il club inglese, Mourinho all’attacco
Sarà per tutti una lunga giornata prima di arrivare al fischio d'inizio dell'arbitro serbo Jovanovic chiamato stasera a dirigere la semifinale di ritorno della Conference League allo Stadio Olimpico tra la Roma e il Leicester che all'andata hanno pareggiato 1-1: il calcio d'inizio è alle 21, telecronaca su Dazn e Sky. A qualcuno nell'attesa riscorreranno negli occhi tutti i momenti della propria vita tifosa, qualcun altro più smaliziato farà finta di niente, altri si butteranno sul lavoro, o si farà l'amore ognuno come gli va, prima di buttarsi a vivere la sera dei miracoli. In palio c'è un traguardo atteso 31 anni, tanto tempo è passato dall'ultima finale europea conquistata e, purtroppo, persa, contro l'Inter. Quella contro gli inglesi sarà l'ottava semifinale europea per la squadra giallorossa, tre volte andò bene e si arrivò all'ultimo atto, e poi una volta sola, fino ad oggi, si è alzato un trofeo, l'unico della comunque gloriosa storia giallorossa, la Coppa delle Fiere 1960/61, l'antenata della Coppa Uefa poi Europa League.
C'è anche un altro dato che si perde negli anni: la Roma, infatti, non elimina una squadra inglese in una fase ad eliminazione diretta di una competizione europea dall'edizione 1999/2000 della coppa Uefa, sedicesimi di finale, contro il Newcastle. La squadra giallorossa vinse 1-0 all'andata con gol di Totti su rigore e al ritorno riuscì a mantenere la porta inviolata sullo 0-0. Inutile ricordare l'esito degli ultimi due, recentissimi confronti in semifinali con le squadre inglesi: entrambe le volte la Roma ha giocato l'andata in trasferta, con il Liverpool quattro anni fa fini 5-2, con il Manchester United, l'anno scorso, 6-2. Stavolta si parte da un pareggio. Solo due volte è capitato di partire al ritorno dopo un pareggio fuoricasa all'andata: qualificazione nella già citata Coppa delle Fiere 1960/61 contro l'Hibernian, qualificazione nel 1990/91 contro il Broendby.
Ma si tratta di numeri, statistiche, dati. Niente di più freddo per stemperare almeno un po' il calore di questa vigilia. Ognuno la viva come vuole, ne abbiamo sentite tante ormai. C'è chi cita il livello basso degli avversari superati fin qui, dimenticando che ogni cosa deve essere rapportata all'epoca in cui si vive, dimenticando che ci sono fior di realtà in Europa che si solidificano lontani dagli sguardi superficiali di chi guarda solo gli highlights della Premier League, dimenticando anche che qualsiasi sia il valore chissà come mai poi i trofei finiscono sempre in casa d'altri, che se li godono, festeggiano, imparano a vincere e crescono.
La realtà che oggi viene raccontata da tutti dell'incredibile alchimia che si è venuta a creare tra la squadra e la città, tra un gruppo di giocatori e il popolo che gli sta dietro, questo giornale l'aveva colta un anno fa, quando in uno straniante pomeriggio qualsiasi di maggio, la Roma annunciò al mondo l'accordo con José Mourinho. Unica via, titolammo qualche giorno dopo, con la foto di Mourinho che, in mezzo ai fumogeni del Popolo che aveva già capito, mise fuori per la prima volta il suo argenteo capoccione per la sua prima meritata acclamazione. Sociologi, filosofi, giornalisti, opinionisti... se lo stanno chiedendo tutti che cosa accade a Roma in questi giorni, a maggior ragione perché dall'altra parte della città, con gli stessi punti in classifica, ci si agita nell'indifferenza generale. Fatele le vostre analisi solo sociologiche, noi ci chiamiamo Roma. E domani mattina, come ogni giorno, ci sveglieremo felici. Comunque.
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