Mourinho davanti a sé ha sistemato un mare di speranza
È passato un anno eppure non ce ne siamo (quasi) accorti. Un personaggio carismatico in cui la squadra e i tifosi si sono identificati. Domani può già scrivere la storia
Oggi, un anno fa, l'annuncio di José Mourinho alla Roma. Eh già, è passato un anno eppure non ce ne siamo (quasi) accorti. Il tempo trascorso con lo Special One è volato in fretta. E ricordando ciò che è accaduto a tinte gialle e rosse negli ultimi dodici mesi, sembra una vita che sia atterrato da queste parti. Mai un giorno banale; mai nulla di scontato. Una costante: Mou che farà? Mou che dirà? Il suo nome sempre in primo piano. Alle sue spalle ha lasciato errori, orrori ma anche tanti sorrisi. E, davanti a sé, ha sistemato un mare di speranza.
Prima una botta pazzesca di adrenalina, ricordate? Poi un amore infinito con la gente. Un rapporto che non ha mai tenuto conto dei risultati: il popolo romanista ha scelto Mou e non l'ha mai abbandonato. Non l'ha mai tradito. Sempre al suo fianco. Nella buona e nella cattiva sorte, si dice così? Lui, lo Special One, ha fatto poco di speciale per farsi volere così bene: ha sempre parlato dritto in faccia alla gente, questo sì; non si è mai nascosto, non ha mai cercato mezzucci o scorciatoie per farsi capire. E i romanisti l'hanno apprezzato. Vedendo in lui, forse, l'unico strumento, l'unica opportunità concreta per venir fuori da un anonimato di lunghissima data. Si sono fidati, l'hanno accompagnato spalla a spalla partita dopo partita, e gli oceanici dati relativi alle presenze allo stadio Olimpico sono lì a testimoniarlo. Roma Caput Moundi. Suona bene, giusto?
Chi sostiene che la Roma (Roma, forse...) avesse bisogno di un personaggio così carismatico (chi ce l'ha, lo adora; chi non ce l'ha, lo odia) non esagera. La Roma aveva necessità di identificarsi, di sentirsi compresa, coccolata e anche difesa. Josè ha fatto tutto questo, alternando strategicamente bastone e carota. Mettendo, però, sempre in primo piano la Roma. Gli interessi della Roma. E chi pensa che, in realtà, lui abbia sempre e soltanto pensato a tutelare se stesso, probabilmente soffre di invidia. Domani, un anno e un giorno dopo l'annuncio del suo ingaggio, Josè Mourinho potrebbe (già) entrare nella storia della Roma. È in programma la semifinale di ritorno di Conference League contro il Leicester e, in caso di vittoria, la Roma andrebbe poi a giocare la finale di Tirana. Come primo anno targato Mou, non sarebbe male. Alla faccia di chi odia José, di chi sparla della Conference, di chi è ossessionato dal portoghese ed è costretto a seguire l'Europa seduto sul divano. Con il Maalox a portata di mano.
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