AS Roma

Mkhitaryan torna al timone della Roma: contro l'Inter sarà titolare

Mou ripropone il quadrilatero con l'armeno e Capitan Pellegrini dietro ad Abraham. Assente Zaniolo, che proverà a rientrare con il Leicester

PUBBLICATO DA Fabrizio Pastore
21 Aprile 2022 - 06:00

4 mesi e mezzo. Tanto è durata la presenza costante nella formazione titolare di Henrikh Mkhitaryan. Dal 21 novembre scorso (a Marassi col Genoa) al 10 aprile (in casa con la Salernitana) l'armeno è stato un punto fermo per José Mourinho, che ha fatto a meno di lui soltanto dietro costrizione (una gara saltata per squalifica e un'altra per indisponibilità fisica). Una lunghissima striscia interrotta volontariamente soltanto a Napoli, quando il numero 77 si è inizialmente accomodato in panchina. Salvo poi entrare nella ripresa, fornendo un contributo fondamentale al cambio di marcia che ha capovolto l'inerzia del match.
«L'ingresso di Micki ha cambiato la partita - l'ammissione dello Special One al termine della sfida del Maradona - Un ragazzo che non è mai infortunato, mai squalificato, quindi abbiamo pensato che oggi poteva fare qualcosa nel secondo tempo, ma non di nuovo percorrere 12 chilometri sui novanta minuti. Per questo lui gioca sempre, ogni minuto».

Se non è esattamente così, poco ci manca: dalla trasferta novembrina di Genova a quella di Napoli, sono appena 17 i minuti risparmiati in campionato a Henrikh. Presenza continua figlia di doti non comuni: all'indiscutibile qualità tecnica, l'armeno ha aggiunto la completa disponibilità tattica verso il proprio allenatore. Che non a caso ne sta caldeggiando il rinnovo contrattuale. Trequartista centrale, largo su entrambe le corsie e sempre più spesso in mezzo al campo: lì dove occorre, Micki c'è e risolve problemi.

Il Mister Wolf in giallorosso si è per esempio rivelato una toppa extralusso all'atavica mancanza in rosa di un regista di ruolo. Non è la sua posizione (anche se anni fa Lucescu lo convinse a giostrare in mediana con eccellenti esiti), ma le caratteristiche di cui dispone hanno finito con l'impreziosire il centrocampo romanista. L'innata capacità di leggere il gioco, rallentarlo o velocizzarlo a seconda delle circostanze; l'attitudine al dinamismo e all'occupazione degli spazi; la padronanza nella gestione del possesso anche sotto pressione, che lo fa cercare dai compagni in situazioni di difficoltà; e una per certi versi sorprendente efficacia nei ripiegamenti difensivi: l'insieme delle varie qualità lo ha reso ancora più essenziale, se possibile, di quanto già risultasse in ambiti prettamente offensivi. Il numero di reti personali è un po' calato rispetto alle precedenti stagioni (4), ma il suo apporto in zona assist è ancora prezioso (9).

Adesso Micki divide con Pellegrini il compito di raccordo fra le due linee di centrocampo e attacco. E il sistema adottato dal derby in poi ha garantito frutti prelibatissimi. L'innesto (trionfale) di Zaniolo nel ritorno col Bodø lo ha fatto tornare qualche metro indietro, senza però alterare le prestazioni, sempre di alto livello. Ma nel match contro la squadra in cui ha completato il processo di crescita, Nicolò sarà assente. La distorsione alla caviglia rimediata nell'ultima giornata è meno grave di quanto sembrasse inizialmente, ma l'inopinato (ennesimo) giallo rifilato da Di Bello al 22 ha azzerato ogni dubbio, con il turno di stop decretato dal giudice sportivo. Zaniolo potrà recuperare con calma per essere a disposizione dalla sfida di Conference con il Leicester, mentre contro l'Inter Mourinho potrà riproporre quel "quadrilatero" formato da Cristante, Oliveira (o Veretout), Mkhitaryan e Pellegrini alle spalle di Abraham che ormai appare più che rodato. Con loro ha trovato la quadra. E poi la squadra.

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