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L'analisi di Napoli-Roma: la panchina d'oro, Mourinho carica

Un finale che conforta. Un altro gol, il decimo, è arrivato dalle riserve: altro che stanca, quanti rimpianti per gli errori di lettura dopo l'1-1

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
20 Aprile 2022 - 08:00

A rivedere gli ultimi sette minuti della partita di Napoli, anche senza l'adrenalina dell'incertezza che deriva dalla visione live, si prova rinnovata rabbia per le quattro-occasioni-quattro sfumate tutte per approssimativa rifinitura. Il Napoli, nonostante la correzione di rotta difensiva decisa da Spalletti, era completamente in balia della Roma.

Dunque la squadra senza apparenti forti motivazioni, reduce da un impegnativo turno di Coppa e impegnata in trasferta, stava mettendo alle corde la squadra di casa che aveva potuto preparare la partita per tutta la settimana ed era teoricamente ancora fortemente impegnata nella lotta per lo scudetto.

Basterebbe questo cumulo di considerazioni a distendere l'animo dei tifosi romanisti e a renderli orgogliosi: la squadra di Mourinho sta crescendo a vista d'occhio, sono ormai tre mesi che corre come nessun altro in Italia e conserva ancora la teorica possibilità di insidiare il quarto posto della Juventus. Ma la conditio sine qua non è che i bianconeri perdano la sfida in casa del Sassuolo e la Roma trovi la forza per andare a vincere sabato a Milano. Ne riparleremo.

SETTE MINUTI DI FUOCO 

Intanto nell'analisi della partita del Maradona si può partire proprio dai sette minuti conclusivi, quel segmento di partita trascorso tra il pareggio di El Shaarawy e il fischio finale dell'arbitro, alla fine di un recupero monstre che era però totalmente giustificato dalle numerose perdite di tempo accumulate nel corso della gara. Alla fine infatti il tempo effettivo di gioco è stato poco più di 50 minuti, quasi in linea con le medie del nostro campionato.

Solo per cronaca, dunque: un minuto dopo il gol dell'1-1, la Roma ha avuto un'opportunità clamorosa per andare in vantaggio con un transizione quattro contro due splendidamente partorita da Pellegrini (il suo lancio di prima in torsione per aprire la ripartenza è degna del repertorio tottiano) e goffamente rifinita da Carles Perez, il quale dopo aver giustamente ignorato un primo suggerimento per Felix che si era già portato oltre la linea dei due soli difensori napoletani rimasti (Juan Jesus e Rrahmani), ha aspettato qualche incrocio per poter offrire il pallone in uno spazio letale, ma quando gli si è aperto davanti per servire proprio Felix, stavolta perfettamente in gioco, ha preferito fare quel tocco in più che gli ha precluso ogni possibilità.

Un altro minuto dopo Pellegrini ha recuperato sulla trequarti avversaria un pallone e ha servito in verticale Felix sulla destra proprio mentre Abraham al centro dell'area ingannava Rrahmani e si lanciava all'appuntamento con l'assist del compagno che però, sfortunatamente, è andato dritto sul portiere invece di essere indirizzato all'indietro per l'impatto con l'inglese a porta vuota.

Neanche il tempo di rammaricarsi e dopo una punizione malamente battuta dal Napoli è ripartito di nuovo El Shaarawy che stavolta ha cercato di esterno Perez calibrando male il passaggio.

Infine al minuto 95'36" Di Bello ha punito un fallo di Zielinski su Mkhitaryan e dalla punizione di Veretout è spuntata la testa di Pellegrini che ha indirizzato verso la porta, stavolta però Meret ha bloccato il tiro.

Gli ultimi due minuti sono trascorsi attraverso varie dispute in mezzo al campo con il Napoli che si macchiava del disonore di non restituire un pallone messo fuori volontariamente da Rui Patricio per far  valutare le condizioni di Elmas caduto a terra. Sette minuti senza fiato in cui la Roma se non è riuscita a ottenere i tre punti ha almeno strappato a tutti l'impressione di essere tornata ad altissimo livello.

Il recupero è arrivato infatti dopo 90 minuti in cui la Roma non è mai stata sottomessa al Napoli, in cui ha rischiato qualcosa oltre al rigore di Insigne solo su tiri da lontano o per qualche infilata sulla propria sinistra, laddove i meccanismi difensivi tra Ibañez e Zalewski ancora non funzionano perfettamente. Ma dal punto di vista tattico con il passare dei minuti la Roma si è trovata sempre meglio ed ha finito per dominare una sfida riversandosi in attacco anche dopo l'1-1.

GRAN RISERVA 

E poi bisogna sottolineare come ancora una volta sia stata la panchina a regalare punti alla squadra giallorossa. Con quella di lunedì sono infatti già 10 le reti segnate dai giocatori subentrati nel corso della gara, uno in meno dell'Atalanta (ferma quota 11), 2 in meno dell'Inter, che nell'ultimo turno di campionato ha rimpinguato la sua dote con le reti di Sanchez e Lautaro Martinez. Ciò che colpisce è come la squadra giallorossa riesca spesso a raddrizzare o addirittura ribaltare le partite proprio nel secondo tempo quando aumenta la spinta offensiva della squadra in coincidenza con l'innesto di giocatori d'attacco in barba a qualsiasi equilibrio tattico.

Si può trarre una morale da tutto questo? Forse, ed è una cosa che avete letto spesso in queste pagine, la Roma esprime il massimo delle proprie potenzialità proprio quando alza il baricentro, quando sposta il nucleo della partita nella metà campo avversaria, quando libera il proprio estro e toglie ogni freno a mano. C'era un timore, insomma, relativo alla sfida di lunedì sera: si pensava che la Roma potesse mollare qualcosa, sfilacciarsi un po', abbassare la tensione.

È successo esattamente il contrario: gli sforzi si sono raddoppiati, l'attenzione è stata continua, i giocatori si sono caricati l'uno con l'altro in campo fino ad abbracciarsi tutti dopo il triplice fischio, fino a formare un circolo nel quale sono volate parole di reciproco sostegno, con l'intento a non mollare più, non prima del fischio finale dell'ultima partita, che sia Torino il 22 maggio o a Tirana il 25. Confortante.

LA TENUTA DI KOULIBALY 

Il Napoli lunedì la partita l'aveva studiata bene e indirizzata subito, con un 433 disposto da Spalletti per evitare di perdere la parità numerica a centrocampo, con un'attenzione offensiva individuata strategicamente sul proprio centrodestra per sfruttare le carenze difensive di Zalewski con un possesso palla con cui sperava di poter presto spegnere gli ardori della Roma.

Qualcosa però nell'applicazione del piano non ha funzionato per Spalletti, soprattutto nel secondo tempo, quando è entrato anche Mkhitaryan e la Roma ha ulteriormente alzato il tasso del proprio palleggio, mentre invece il Napoli ha perso in brillantezza ed è stato probabilmente tradito dallo scarso rendimento offerto dai subentrati. Non ci fosse stato Koulibaly, difensore di livello mondiale, forse il Napoli avrei sventolato bandiera bianca assai prima. 

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