I precedenti di Mou col Leicester: tante sfide in Premier
Contro i prossimi avversari nella doppia semifinale di Conference League si chiuse la seconda esperienza sulla panchina del Chelsea. Prima e dopo quasi solo successi
Non ditegli Leicester. Potrebbe rispondervi male. Non tanto perché tra la sua Roma e la finale di Conference, l'ultimo ostacolo è proprio il club inglese, quanto perché a Mourinho il Leicester evoca un brutto ricordo. Cioè l'ultima sua panchina con quel Chelsea che, non scopriamo certo l'acqua calda, è stato uno dei grandi amori del portoghese. Ricambiato. Visto che da quelle parti ha insegnato come si vince. In due tranche della sua carriera per complessive tre Premier, altrettante coppa di Lega, una Fa Cup, un Community Shield, otto trofei, cioè quasi un terzo della ricca bacheca di Mou.
A Stamford Bridge ancora lo amano come lo Special One. Anche se quel quattordici dicembre del 2015, tutto finì sul campo di quel Leicester di Ranieri che poi, alla fine della stagione, andò a vincere un titolo che se ne parlerà pure tra qualche secolo. Eppure quel giorno a Leicester, il Chelsea di Mou si era presentato da campione in carica. Anche se i primi mesi di quel campionato, avevano già fatto capire che il bis sarebbe stato impossibile. Pure se quel Chelsea poteva vantare ancora una rosa da stipendi pesanti, Courtois, Terry, Hazard, Fabregas, Pedro (sì, proprio lui), Diego Costa, Willian, Matic, pure il nostro Amelia come terzo portiere. Ma era una favola senza il classico finale da vissero tutti felici e contenti. Si era interrotta la magia che, nella stagione precedente, aveva consentito a Mou di trascinare quel Chelsea al suo terzo titolo inglese personale, rialimentando la sua leggenda inglese. E quel giorno a Leicester si concluse tutto, proprio di fronte a quel Leicester di un Ranieri con cui, in precedenza, lo Special One non era stato troppo tenero con parole delle quali poi si scusò con il tecnico che stava facendo un'impresa storica con una squadra che gli avevano detto doveva portare verso una salvezza tranquilla.
E quel giorno, a Leicester, come in tanti altri turni di quella Premier, la storia andò al contrario. La squadra di Ranieri vinse con due gol di Vardy e Mahrez nel primo tempo, inutile la rete del Chelsea nella ripresa, tre punti alle foxes, un altro mattoncicino in quell'avventura ai confini dell'irripetibile, Chelsea battuto, la storia di Mou al capolinea con il suo Chelsea. Infatti dopo tre giorni di chiacchiere e veleni, Abramovich mise alla porta l'allenatore più vincente nella storia del Chelsea con un comunicato pieno di parole d'affetto nei confronti del portoghese, ma anche con la consapevolezza che quella storia era finita, ognuno per la sua strada, senza dimenticare tutto quello che c'era stato, campionati, coppe, la certezza di aver trasformato un club di media grandezza in uno tra i più grandi al mondo.
Da lì lo Special One non si è più guardato indietro, frequentando ancora la Premier. Prima al Manchester United con la benedizione di sir Alex, unico tecnico dopo Ferguson a far riaprire la bacheca dell'Old Trafford, un'Europa League e due coppe di Lega a ricordare, soprattutto a quelli che gli dissero di aver fallito all'United, che i «tituli» lui li sapeva ancora vincere. Dopo al Tottenham dove comunque riuscì a portare gli Spurs in una finale di coppa, ma non gli consentirono di giocarsela quella coppa, esonerato a pochi giorni da quella finale. E poi, è storia nostra, il sì alla Roma con l'obiettivo, reciproco, di tornare a vincere.
E adesso, per raggiungere subito l'obiettivo, di mezzo c'è proprio quel Leicester che probabilmente gli ha dato l'amarezza più grande come manager del Chelsea, costringendolo a un epilogo che non avrebbe mai voluto si materializzasse con un esonero. Pensare che nella sua lunga esperienza in quella Premier che è il campionato più bello, ricco e competitivo del pianeta, i numeri dello Special One sono molto più che positivi. Per 11 volte da allenatore ha sfidato la squadra che ora ritroverà nella doppia semifinale di Conference League. Il totale dice 8 vittorie (5 con il Manchester United, 2 con il Chelsea, una con il Tottenham), 1 pareggio (con il Manchester), appena 2 le sconfitte, quella con il Chelsea che abbiamo ricordato e l'altra con il Tottenham, 24 i gol realizzati, 10 (meno di 1 a partita) quelli subiti.
Non ci fosse stata quella sconfitta che portò all'esonero, un ruolino di marcia che potrebbe solo far piacere ricordare. Ma adesso, a distanza di oltre 6 anni da quel ko contro la squadra di Ranieri, lo Special One avrà la possibilità di saldare quel conto nella doppia semifinale che metterà in palio un viaggio a Tirana e la possibilità di coltivare un sogno. Conosce bene quello che lo attende a Leicester. Ha capito bene quello che attenderà gli inglesi all'Olimpico. Il conto alla rovescia è già cominciato. E Mou contro il Leicester di quel Brendan Rodgers che ha mosso i primi passi da tecnico al fianco dello Special One nella prima esperienza del portoghese a Stamford Bridge, vuole la rivincita.
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