In hoc signo vinces
Giovedì la Sud ha esposto la Lupa con l’acronimo “ASR”, di cui chiede il ripristino. Era sulla maglia col Bodø a ottobre e nel derby: un cerchio che si chiude
La straordinaria vittoria col Bodø/Glimt ha regalato emozioni in campo, grazie a una Roma scatenata, ma anche e soprattutto sugli spalti. Nella magnifica cornice di un Olimpico sold-out, la Curva Sud ha realizzato una coreografia da brividi (l'ennesima), nella quale campeggiava il cosiddetto "vecchio stemma", quello con la Lupa capitolina e l'acronimo ASR. È lo stemma di cui si chiede il ritorno in pianta stabile dal 2013, quando fu sostituito dalla proprietà Pallotta. All'inizio della gara, a corredo della coreografia c'era uno striscione che recitava: «Fino alla vittoria...». Il vessillo è stato poi esposto di nuovo nel corso dell'intervallo: stavolta, ad accompagnarlo, uno slogan già noto. «Questo stemma ho nelle vene, questo stemma mi appartiene»: un messaggio che risale a un'altra coreografia, quella realizzata in occasione di Roma-Lazio del 26 gennaio 2020, l'ultimo derby pre-Covid, terminato 1-1. Un modo, allora come oggi, per ribadire il legame viscerale, persino ancestrale, con un'iconografia e uno spirito identitario che vanno al di là del tempo, e affondano le proprie radici negli albori del Club.
Da Bodø al derby
La richiesta di una larga fetta del tifo organizzato di tornare a quello stemma non è passata inosservata alla nuova proprietà giallorossa: già a Bodø, nella gara persa durante la fase a gironi, la squadra era scesa in campo con la divisa blu, su cui campeggiava appunto l'acronimo ASR sormontato dalla Lupa capitolina. Ed è simbolico che, proprio nel giorno in cui la Roma ha vendicato quel 6-1 eliminando i norvegesi con una lezione di calcio, la Curva Sud abbia realizzato una coreografia dedicata a quello stemma: sembra quasi un cerchio che si chiude. "In hoc signo vinces", dicevano i latini. E sotto quel segno gli uomini di Mourinho hanno vinto - anzi, stravinto - anche il derby del 20 marzo: stavolta lo stemma compariva sulla prima maglia, quella rossa, e in campo Abraham e compagni hanno letteralmente annientato i rivali storici. Che si sia trattato di un segno del destino o di una piacevole coincidenza poco importa: quello che più conta è che il simbolo fosse sul cuore dei calciatori.
Le petizioni
Già nel 1995 era partita una petizione popolare per portare il simbolo storico sulla maglia, sostituendo il celebre Lupetto di Gratton: all'epoca furono raccolte 11.927 firme, un numero simbolico che richiama l'anno di fondazione della Roma. A partire dalla stagione 1997-98, la Lupa capitolina con l'acronimo ASR compariva sulla nostra casacca: il 14 settembre, in occasione di Roma-Juve (prima gara casalinga di quel campionato), fu realizzata una coreografia a tema, con lo striscione «11.927 firme raccolte per riappropriarci della nostra storia».
Del resto, la prima testimonianza dello stemma risale agli albori della storia del Club. Nel 2020, sette anni dopo il cambio voluto dalla vecchia proprietà, i gruppi della Curva Sud hanno deciso di ripetere la raccolta firme: stavolta alle 11.927 firme degli Anni 90 se ne sono aggiunte 753 (cifra che fa ovviamente riferimento alla fondazione di Roma), tutte raccolte in uno speciale libro. Ai firmatari, la Roma ha donato le mascherine con lo stemma amato; i tifosi, dal canto loro, hanno effettuato delle donazioni simboliche di almeno un euro. In totale, sono stati raccolti 40.000 euro, donati poi in beneficenza all'ospedale Bambin Gesù.
Giovedì sera, la coreografia ha reso ancor più memorabile una serata perfetta: i tifosi, ancora una volta, sono stati un autentico dodicesimo uomo in campo. Le bandiere che sventolavano sugli spalti stracolmi sembravano le onde del mare mosse dalla corrente, le fiamme e le scintille di un fuoco impossibile da spegnere. A dominare la scena, però, è stato quell'enorme simbolo in Curva Sud; uno stemma che ci appartiene fin dagli albori della nostra storia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA