Roma, il bel gioco di Mourinho ora si vede ma c'è sempre stato
I diciannove passaggi consecutivi in 40 secondi per il bel gol di Genova hanno colpito tutti: ma è da tempo che l'allenatore lavora per questo
C'è una forma e c'è una sostanza. La sostanza dice che la Roma di Mourinho nel 2022 ha cominciato male, perdendo due partite piuttosto rocambolesche con il Milan e con la Juventus, ma poi è diventata una squadra divertente, solida e addirittura quasi imbattibile. Il quasi fa riferimento ai quarti di finale di Coppa Italia, tappa finale della breve corsa giallorossa nella competizione, con la sconfitta 2-0 in casa dell'Inter. Il resto è fatto però di 13 partite senza sconfitte, dagli ottavi della stessa coppa con il Lecce, a quelli di Conference League con il Vitesse, passando per le partite di campionato con Cagliari, Empoli, Genoa, Sassuolo, Verona, Spezia, Atalanta, Udinese, Lazio e Sampdoria.
Se la Roma gioca bene
Ma c'è anche una forma, e si era vista persino in occasione dell'ultima sconfitta con la Juventus, ma come si sa poi il risultato cancella ogni considerazione più profonda, e poi si è rivista ad Empoli, a sprazzi col Sassuolo e col Verona, per tutta la partita con lo Spezia e anche con l'Atalanta prima del blackout tra la doppia sfida con gli olandesi e quella di Udine. Ma poi con la Lazio e domenica con la Sampdoria si è potuto riapprezzare una Roma bella e solida, quella capace quest'anno di chiudere, solo in campionato, 13 partite senza subire gol, più 4 nelle coppe, di vincere 11 volte di corto muso, di cui 7 per1-0 (sei in campionato più una in Europa). Ecco perché non stupisce, almeno noi de Il Romanista , che anche nella difficile gara di domenica al Ferraris la Roma abbia sciorinato momenti di palleggio sofisticato e gioco brillante e produttivo.
La fotografia della partita sta in quei 50 secondi trascorsi tra il 25'22" e il 26'12" del primo tempo ,da quando Rui Patricio ha controllato il rinvio lungo di Murru fino il tiro di Mkhitaryan che ha portato la squadra giallorossa in vantaggio. In quel breve segmento di partita ci sono stati 19 passaggi tra tutti i calciatori della Roma tranne uno, Sergio Oliveira. L'azione si è sviluppata così: da Rui a Zalewski a Ibañez a Smalling a Mancini a Smalling a Mancini a Smalling a Ibañez a Smalling a Rui, 11 passaggi per preparare il campo alla verticalizzazione, una volta attirati i blucerchiati fin quasi sulla propria linea di fondo. Da lì si è passati da Karsdorp a Cristante centralmente per la verticalizzazione verso Abraham che ha scaricato su Micky che ha allungato per Pellegrini che ha favorito la sovrapposizione di Zalewski che ha calciato forte dentro l'area dove già Abraham avrebbe potuto deviare, ma Thorsby gliel'ha impedito, finché la carambola non ha favorito ancora l'armeno che ha chiuso con il gol decisivo.
Il nervo scoperto
Parole e musica di Mourinho, che a fine partita non si è fatto scappare l'occasione per una chiosa sarcastica: «Se un gol così l'avesse fatto qualche squadra con un diverso allenatore in panchina si sarebbe parlato di calcio spettacolo». Chiaro il nervo scoperto del tecnico romanista che anche a Roma è stato messo sotto accusa per il suo gioco sparagnino. Che Mou non sia mai stato un maestro da questo punto di vista è cosa risaputa e lui stesso ci ha consolidato la sua carriera. Ma che invece la sua ricerca da quando siede sulla panchina della Roma sia orientata verso una squadra offensiva e aggressiva è un dato di fatto altrettanto incontestabile.
La Roma ha cominciato la sua avventura con il portoghese con un 4-2-3-1 a trazione offensiva che il tecnico ha dovuto ripudiare a un certo punto solo per l'assenza di specifici interpreti di ruolo, ma non si è mai adattato, anche nel nuovo sistema di gioco, all'utilizzo di giocatori prettamente difensivi e di strategie speculative. Non a caso sulla banda mancina ha reinventato prima El Shaarawy e poi addirittura Zalewski, una seconda punta e un trequartista, scalzando di fatto la titolarità di un interprete specifico come Viña. È poi sicuramente vero che nel suo calcio ideale uno dei principi cardine sia la ricerca dell'equilibrio tattico che solo una squadra cauta e corta può garantire ma per arrivare a quella solidità senza rinunciare alla brillantezza offensiva bisogna anche puntare su difensori di spessore superiore a quelli di cui dispone oggi il portoghese e magari anche di centrocampisti più solidi e dinamici di quelli attualmente in rosa.
Il peso del passato
In un modo o nell'altro può essere sempre strumentale far confronti tra una stagione e un'altra. Restiamo convinti che una squadra e un'altra non siano mai paragonabili o che comunque non può essere ricondotto tutto unicamente alla gestione dell'allenatore. Altrimenti come si spiegano quelle stagioni così differenti da un anno all'altro (ne è piena anche la storia recente della Roma) di una stessa squadra con lo stesso allenatore? Semmai ciò che a volte si può cogliere è la differenza di attitudine di un tecnico da un altro. Ad esempio, la Sampdoria di D'Aversa, affrontata all'andata, era una squadra filosoficamente diversa da quella di Giampaolo affrontata domenica. Così come ci sono delle differenze di natura tattica tra la Roma di Fonseca e quella di Mourinho. E alcuni dati statistici che abbiamo elaborato da Wyscout stanno lì a dimostrarlo. Vediamo le differenze secondo questi parametri, partendo dal macro dato dei gol subiti: l'anno scorso furono 55 in 38 partite (senza contare i 3 a tavolino di Verona), per una media di 1,44 a partita. Quest'anno finora sono stati 35, per una media di 1,12 a partita: la proiezione a fine torneo farebbe 43. Ma questo può davvero significare poco.
Analizzando alcuni dati nello specifico emergono invece aspetti decisamente più interessanti. Ad esempio, la percentuale dei duelli vinti. Non possiamo dimenticare infatti che i difensori puri nella Roma sono più o meno gli stessi dello scorso anno. Ebbene la percentuale dei duelli difensivi vinti è passata dal 55,8% dello scorso anno al 61,6%. Potrebbe sembrare un margine minimo e invece nella relativa classifica fa risalire la Roma dal penultimo posto della stagione passata (davanti al solo Benevento) al 3° della stagione in corso, dietro solo ai difensori del Milan e del Verona. Hanno imparato a difendere meglio con Mourinho? Magari un po' sì, ma forse sono anche più coperti e meno esposti di prima. E anche nei duelli aerei, la percentuale di successi è decisamente migliorata dall'ottavo al quarto posto della classifica. Non è cambiata di molto la capacità di pressione, dal 12° posto dell'anno scorso all'11° di quest'anno, mentre è ulteriormente peggiorato il carico delle sanzioni: nei cartellini gialli la Roma di Mourinho è prima, con Fonseca era 6ª: nei rossi era la 11ª più sanzionata, ora è 2ª.
© RIPRODUZIONE RISERVATA