Verso Roma-Lazio: blackjack Abraham. E ora vuole sballare
Nel suo primo anno ha segnato 21 gol come Bati e Montella. E ora è pronto alla sfida del derby. In carriera ne ha già giocati 23 vincendone 13
Ventuno. Black Jack. Il banco paga una volta e mezzo la posta puntata. A incassare, nello specifico, è stata la Roma. Ventuno volte. Come i gol che il ragazzo arrivato dal Chelsea, ha realizzando, gridando gol che, spesso e molto volentieri, sono stati decisivi. Ventuno. Come Gabriel Omar Batistuta e Vincenzo Montella nella loro prima stagione con la nostra maglia. Tanta, tanta roba. Ancora di più se si pensa che Tammy Abraham tutto questo lo sta confezionando nella sua prima stagione italiana, in un ambiente del tutto diverso, in un campionato che per lui fino a otto mesi fa era praticamente sconosciuto, in una squadra che, fin qui, tutto è stata meno che un meccanismo perfetto. Eppure il ragazzo con gli occhi che sorridono, la gestualità mediterranea e che canta l'inno giallorosso insieme ai tifosi sin dal primo giorno che è sbarcato da queste parti, partita dopo partita, pure in quelle in cui gioca meno bene, sta dimostrando di essere l'uomo giusto al centro dell'attacco mourinhano, l'attaccante che non si è spaventato a raccogliere l'eredità di Edin Dzeko e che con il sorriso stampato in faccia ci ha messo due terzi di stagione per andare a eguagliare i gol di due totem come Batigol e l'aeroplanino.
È lui la nota più lieta di una stagione fin qui vissuta sempre con il cuore in gola, tra più bassi che alti, ma, appunto, con la costante di questo centravanti che ci ha messo un amen a entrare nel cuore della gente romanista. Tredici gol in campionato, sette in Conference (capocannoniere della competizione) dopo quello tana libera tutti contro il Vitese, uno in coppa Italia, il tutto in trentanove presenze (in quarantuno gare), quasi tutte da titolare (trentasei), secondo giocatore, dopo Rui Patricio, per minutaggio. Come dire che Mou senza di lui non ci sa stare. Del resto i numeri sono tutti dalla parte di Tammy, imprescindibile terminale offensivo di una Roma che in questa stagione ha sempre faticato a trovare altri interpreti del gol, da Zaniolo a Shomurodov, da Mkhitaryan a Veretout. Abraham no. Arricchendo il suo tabellino delle reti, con una dedizione di squadra che per un allenatore vale altrettanto. Insomma, l'inglese ha dimostrato di valere i quaranta milioni (più cinque di bonus) che la Roma l'estate scorsa ha investito sul suo cartellino (le sanzioni comminate al Chelsea di Abramovich contano zero nella scadenza dei pagamenti che la società giallorossa deve onorare) nel momento in cui Dzeko chiese di andare via perché l'Inter gli garantiva un contratto biennale.
Ora se davvero dovesse servire un altro tassello per dare ad Abraham quello che è di Abraham, manca fare ventidue. Che nel black jack vuole dire sballare e dire addio alla propria puntata, ma nel caso dell'inglese, soprattutto se dovesse migliorarsi domani nel derby, vorrebbe dire arrivare alla santificazione. L'inglese, poi, è uno che se ne intende di derby. Ha già conosciuto quello di Roma scoprendo che è molto diverso dai tanti che ha disputato a Londra con la maglia del Chelsea o i due (vincendoli entrambi) giocati con l'Aston Villa contro il Birmingham. Con quello di domani pomeriggio all'Olimpico, arriverà a ventitrè stracittadine giocate: diciannove a Londra, due a Birmingham, una con la Roma. Ne ha vinti tredici (tre contro West Ham e Crystal Palace, due contro il Birmingham, Tottenham e Fulham, uno contro Arsenal), realizzando sette reti (due a West Ham, Crystal Palace e Arsenal, uno al Birmingham) ribadendo che quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare.
Il sogno ora è che timbri anche nel nostro derby. Che ha scoperto nel girone d'andata, il risultato è stato quello che è stato, ma c'è la voglia di cominciare a prendersi una rivincita (concetto che varrà anche per la sfida di Conference contro il Bodø al quale non ha segnato nel girone di qualificazione). Mou si affiderà ancora a lui per scoprire l'effetto che fa vincere il derby Capitale. Abraham ha sempre risposto presente. E' pronto a farlo ancora. E chissenefrega se con ventidue si sballa.
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