Spezia-Roma, la partita: giustizia dopo 100 minuti
Dominando tutta la gara i giallorossi trovano la vittoria solo su rigore. 30 tiri, di cui 9 nello specchio, e 4 pali non sono bastati per sbloccarla: decisivo Abraham
Ci sono venuti 100 soffertissimi minuti per la Roma per avere la meglio di uno Spezia in versione colabrodo a dispetto di quello che dicono il risultato di misura e l'allenatore Motta, lanciato a fine partita in tv in un'intemerata senza contradditorio contro l'arbitro, come se l'epilogo della gara fosse dovuto all'interpretazione arbitrale e non al calcio in faccia dato da Maggiore a Zaniolo all'ultimo pallone utile della gara, con l'inevitabile, conseguente rigore trasformato da Abraham al 99° minuto, dopo le immancabili revisioni al Var. Ma la vittoria della Roma è inappuntabile nella forma e nella sostanza: perché il rigore c'era e perché prima di quel tiro, ce n'erano stati altri 30 verso la porta, 9 nello specchio e quattro addirittura sui pali, uno di Pellegrini, uno di Cristante e due consecutivi proprio di Zaniolo sul corner che poteva chiudere la partita, quando il romanista è stato quasi sfregiato dal disperato tentativo di Maggiore di respingere anche quell'ultima insidia e invece ha respinto la testa del romanista, con conseguente mischia in cui era sembrato ancora una volta impossibile passare quella lastra invisibile di vetro infrangibile che Provedel aveva evidentemente alzato alle sue spalle. Poi la verifica e il rigore hanno fatto giustizia grazie alla trasformazione precisa e secca di Abraham, al 19° sigillo stagionale, 12 in campionato. Ed è così tornata a vincere la Roma, mantenendo l'imbattibilità per la sesta giornata consecutiva e la porta inviolata per la decima volta. Non serve guardare adesso la classifica, che pure col sesto posto riconquistato è sicuramente più bella di ieri mattina, serve aver ritrovato una certa solidità e la fluidità del gioco, seppur col tappo della lunga serie di errori sottoporta, alcuni quasi inspiegabili anche con la logica della geometria, del tempo e dello spazio.
I primi 45 minuti
La Roma ha cercato la vittoria sin dal calcio d'inizio, in parità numerica, con uno schieramento inedito ancorché studiato e in qualche modo annunciato in settimana, con tre centrali (Mancini, Smalling e Kumbulla, con Ibañez disponibile ma in panchina), due mediani (Cristante e Veretout), due esterni molto offensivi (Karsdorp, che fatica sempre a difendere bene, e Zalewski, un trequartista prestato alla fascia, diligente e ordinato), due inventori liberi di svariare (il sontuoso Pellegrini e Mkhitaryan, l'armeno che ieri andava a a corrente alternata) e Abraham riferimento offensivo nella sua versione meno offensiva. Di fronte uno Spezia sin troppo allegro nel suo 433 assai sbilanciato, con una linea offensiva molto alta e pressioni portate dalle tre punte direttamente sui tre centrali, col risultato che spesso quando veniva saltata la prima linea di pressione la Roma con una sola trasmissione a media gittata ripartiva in cinque contro quattro. Quando al 13' Sala è restato a terra per la ricaduta muscolare sul flessore già sofferente, la Roma ha già avuto tre occasioni da gol: al 2° proprio un'uscita precisa dal basso ha liberato Karsdorp in fascia destra, ma è stato incredibile l'errore dell'olandese, incapace di servire uno dei tre romanisti liberi a centroarea, sbagliando completamente la misura dell'assist; al 3° sul relativo corner Mancini ha svettato su tutti, ma ha trovato in traiettoria Provedel, alla prima di un'incredibile serie di parate, sulla respinta peraltro Kumbulla ha provato a servire Abraham per farlo segnare a porta vuota ma ha colpito male il pallone; all'8° ancora Karsdorp in missione solitaria ha servito Pellegrini all'indietro, ma il suo destro diagonale vellutato è terminato fuori oltre il palo opposto.
Con il cambio in mezzo al campo, Motta ha invertito anche i suoi esterni offensivi, dando subito a Verde l'opportunità di rinverdire la sua tradizione di reti con la Roma: saltato facilmente Zalewski - applicato, ma ovviamente in difficoltà a difendere da terzino - l'ex romanista ha sparato di sinistra un bel diagonale terminato di poco oltre la traversa. Resterà l'unica occasione dello Spezia del primo tempo: con quella di Nzola nel secondo, sempre andando via a Zalewski in fascia, saranno le uniche due volte in cui lo Spezia in tutta la partita è andato vicino alla rete. A fronte dell'infinito numero di palle-gol costruite dalla Roma, almeno 16. Il festival di occasioni mancate è ripreso subito dopo, con il ciclonico destro di Pellegrini in azione solitaria deviato da Provedel sul palo, con possibile tap-in per Abraham rovinato dal controllo sbadato, con ulteriore occasione per l'inglese pochi secondi dopo, e poi ancora con Veretout a calciare di piatto addosso alla difesa e poi con il destro a giro di Pellegrini in area appena fuori dai pali. Al 39° e al 45° due falli stupidi di Amian hanno "obbligato" l'attento Fabbri a estrarre prima il giallo e poi il rosso, con buona pace delle proteste davvero incomprensibili di Motta e dei suoi. Anzi, ringraziassero che a metà secondo tempo un evidentissimo fallo del già ammonito Agudelo non ha portato alla seconda espulsione.
Il secondo tempo
Non che l'eventuale secondo rosso potesse cambiare granché. Sin dalla ripresa del gioco, la Roma ha messo le tende nella metà campo avversaria e le ha tenute fisse fino al 100° minuto. All'intervallo Motta aveva trattenuto Verde per inserire Ferrer, per schierare la sua squadra in un 441 a quel punto decisamente difensivo, mentre Mourinho (ordinando i cambi a Foti dal pullman dove s'era rintanato a vedere la partita) aveva trasformato il 3421 in un 4321 con Zaniolo al posto dell'ammonito Mancini, con Cristante, Mkhitaryan e Veretout in mediana e Pellegrini e Zaniolo alle spalle di Abraham. Il capitano è ulteriormente cresciuto e già al 2° ha messo sulla testa di Tammy il pallone del possibile vantaggio, ma la deviazione di testa è sfilata fuori, mentre al 4° prima Zaniolo (respinto da Nikolau di spalle) poi Cristante (destro al volo sul palo interno) hanno ricacciato in gola l'urlo del gol ai 1000 tifosi romanisti che hanno riempito il formaggino alle spalle di Provedel.
All'11° l'occasione di Nzola respinta da Rui Patricio, poi c'è stata solo la Roma. Pellegrini e Veretout hanno clamorosamente sprecato due favorevolissime occasioni, al 23° è entrato anche El Shaarawy al posto di Veretout per un 4231 a trazione anteriore, con Zalewski terzino puro. Provedel è sembrato insuperabile e ha respinto i tentativi di Pellegrini e Zaniolo, poi Lorenzo ha messo fuori un'ulteriore occasione, imitato subito dopo da Mkhitaryan. Al 35° Shomurodov ha fatto riposare Zalewski e a fare il terzino si è abbassato addirittura El Shaarawy. Pellegrini ci ha provato vanamente su punizione, poi al 91° Micky è entrato in area saltando gli avversari come birilli e ha sparato un cross orizzontale a mezzo metro dalla linea di porta che Pellegrini è incredibilmente riuscito a non deviare in gol. Sembrava finita, col rammarico di una sfortuna davvero difficilmente spiegabile a chi non avesse visto la partita. Poi il corner al 93°, la deviazione di Cristante sul secondo palo e il tap-in di Zaniolo fermato dall'intervento omicida di Maggiore, con la doppia traversa successiva prima dell'intervento del Var che ha ridato giustizia alla Roma e consentito a Abraham di regalare la tredicesima vittoria ai tifosi in pena. Bene così.
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