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Smorzhevskyi: "L'Ucraina vuole vivere in pace, potendo crescere, migliorare e scegliere"

Il giornalista sportivo: "Vogliamo parlare al mondo perché non pensi “non mi tocca, è lontano”: si tratta della libertà. Dobbiamo far gol contro la guerra"

PUBBLICATO DA Roman Smorzhevskyi
27 Febbraio 2022 - 12:00

L'Ucraina è una paese beato, amato molto da Dio. Dire questo al terzo giorno di guerra potrebbe essere un esagerazione. Ma non lo è. La rete di Yaremchuk in Champions League poche ore prima di invasione russa più due gol di Maninovskyi in Europa League al primo giorno di guerra per noi cittadini ucraini è come una mano di Dio. Una mano con cui possiamo mettere in evidenza la nostra situazione complicatissima, possiamo chiedere un aiuto al tutto il mondo, non solo del calcio.

A noi ucraini adesso serve ogni tipo di supporto. Prima di tutto intendo un supporto mentale che oltre al sostegno al livello emozionale (che già c'è) permetterebbe di mettere ogni cosa al suo posto. Per noi ucraini bisogna parlare ad alta voce di quello che sta succedendo adesso ad ogni piazza importante, da dove possiamo essere ascoltati. Bisogna mettere in evidenza le cose, dando loro il nome vero. Parole smascherate. Abbiamo bisogno di far capire ai nostri amici, chiedendo di dare l'informazione giusta, vera.
Adesso non c'è la crisi oppure un incomprensione e neanche un battibecco tra due Paesi, entrambi con lunga e grande storia. Perché l'Ucraina come Paese nasce secoli e secoli prima del '92 che per noi era solo l'anno della rinascita. Di indipendenza ritrovata, ma non appena ottenuta.
Oggi c'è la guerra che deve essere fermata più presto possibile. Finché non sarà tardi, prima che il fuoco vada oltre i confini dell'Ucraina, Paese attaccato, ingiustamente aggredito dall'esercito russo. Immaginate un appartamento bruciato che possa far saltare in area tutta la casa se fuoco non sarà spento subito. E il mio paese, l'Ucraina, adesso come è questo appartamento.

L'errore più grande potrebbe essere di pensare «a me non tocca, sono troppo lontano». Ma per stare al nostro fianco il mondo deve capire di che cosa si tratta, per cosa sta combattendo adesso Ucraina? La risposta è semplice. L'Ucraina difende la sua libertà, la sua esistenza come Paese, non solo come territorio. Storicamente da un secolo all'altro siamo cresciuti liberi nelle nostre scelte per migliorare il nostro futuro. Non abbiamo mai avuto paura di cambiare strada quando ci siamo resi conto conto che non c'è una strada migliore. Per dare un piccolo esempio si può guardare indietro negli ultimi trent'anni in cui abbiamo avuto ben sei presidenti del Paese diversi. In Russia nello stesso periodo di tempo sono stati soltanto tre.

Noi sappiamo bene cosa vogliamo. Vogliamo vivere in pace con la possibilità di crescere, migliorare, prendendo le decisioni da soli. Vogliamo ricominciare una vita normale, ricominciare pure il nostro campionato di calcio, che doveva essere ripreso proprio in questo weekend. Ma è rimasto fermo, per colpa della guerra. E per questo bisogna fare un gol contro ogni atto di violenza e aggressione. Bisogna fermare la guerra. Insieme.
* Roman Smorzhevskyi è un giornalista sportivo, interprete (anche nell'occasione di Shakhtar Donetsk-Roma del 2018), grande appassionato di calcio e di figurine Panini

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