AS Roma

La Roma vale più di quello che ha fatto vedere fino a ieri, ma non si vedono progressi

I giallorossi creano poco in fase offensiva e faticano a costruire gioco, in più ci si mettono gli errori individuali. Non può dipendere solo dalla mancanza di un regista

PUBBLICATO DA Piero Torri
14 Febbraio 2022 - 10:36

Se dopo un'ora di gioco ti domandi chi è il migliore della Roma e la risposta, con tutto il rispetto, tende a essere Viña, non puoi non preoccuparti. Perché è la certificazione di una squadra che, come collettivo e come singoli, non sta funzionando. Non c'è pareggio nel recupero con tanto di tecnologia, a ridimensionare questa nuova delusione per una tifoseria che, pure ieri pomeriggio, a Reggio Emilia, ha dato l'ennesima dimostrazione di essere, a paletti, il miglior elemento di questa stagione che, fin qui, tutto è stata meno che un successo. E all'orizzonte non si vedono progressi, pur minimi, in un gioco interpretato da giocatori che sembrano troppo scarsi per essere veri, in un'identità che si fa ancora una maledetta fatica a individuare, in un gruppo in cui sarà sicuramente vero, come ha garantito Mourinho, che c'è un'empatia come in nessun altro, ma che quando va in campo è inversamente proporzionale a ingaggi e richieste di aumento di stipendio che ci auguriamo di non dover più sentire almeno da qui alla fine di questa tormentata stagione.
La Roma continua a non funzionare. Mourinho è dall'inizio della stagione che sta cercando, anche con notevole e apprezzabile fantasia, una quadratura del cerchio, ma come la gira la gira, il risultato non cambia. Squadra monopasso, brillantezza questa sconosciuta, tecnica che qualcuno avrebbe bisogno di tornare all'abc (Felix), trame di gioco che difficilmente mettono insieme tre passaggi consecutivi giusti, la sensazione di poter sempre incassare un gol, la preoccupazione di creare poco in fase offensiva. Il risultato è che, almeno per chi scrive, non si riesce ad avere una risposta che almeno in parte possa spiegare le continue difficoltà con cui la Roma è costretta a confrontarsi. Perché la Roma spesso e poco volentieri è orizzontale o va all'indietro, in alternativa, come ieri a Sassuolo, si opta per il lancio lungo, nell'occasione spesso e poco volentieri pure qui, verso un ragazzo come Felix che sarà anche veloce, ma che se c'è da difendere un pallone per far salire i compagni, allora palla agli altri.
Di sicuro avrà ragione Mourinho quando dice che avrebbe avuto bisogno di un regista per provare a dare un senso a una squadra che sembra non averlo un senso. Ma questa condivisibile realtà, non può costituire la risposta esaustiva per una Roma che continua a fare un'esagerata fatica a costruire gioco, a proporsi con un'idea definita in testa, a dare segnali di miglioramento nel quadro di quel progetto triennale di cui abbiamo il massimo rispetto ma che, al momento, più o meno sta allo stesso punto del settembre scorso, quando, pure, le vittorie arrivarono (pure con il Sassuolo) creando più di qualche illusione di grandezza.
Se poi a tutto questo ci si aggiungono gli errori dei singoli, allora la frittata è fatta ed è pure assai indigesta. Prendete i novanta minuti, più recupero, della sfida di ieri con il Sassuolo. Che dire, per esempio, del primo gol incassato, con Rui Patricio che ne combina una grossa grossa, pasticciando su un pallone del tutto innocuo pur dopo la deviazione di Smalling? Se pure il portiere portoghese incappa in un errore di quel tipo dopo una stagione che fino al Sassuolo era stata assai sopra la sufficienza, allora vuole dire che la testa dei giallorossi, dal primo all'ultimo, più che da idee di gioco è fin troppi piena di preoccupazioni e pensieri poco positivi. E che dire, ancora, della seconda rete subita da quel ragazzino di Traorè (bravo bravo), con Karsdorp, forse colpito da un'insolazione fuori stagione, incapace di capire quello che stava succedendo, arrendendosi all'ineluttabile? E ancora che dire di Felix che Mourinho continua a preferire come prima scelta alternativa in attacco? Il ragazzino non pare ancora preparato al calcio dei grandi e quel gol fallito nel primo tempo lo ha certificato in maniera incontrovertibile. E di Sergio Oliveira che dura un tempo? E di Kumbulla che ogni volta che ha il pallone tra i piedi ti fa trattenere il respiro? E di Mancini, pure lui, che ormai prende un cartellino giallo a partita, ieri dopo una ventina di minuti dal fischio d'inizio a settanta metri dalla propria porta, sapendo pure che stava in diffida e quindi sarebbe stato squalificato?
Il gioco latita, i giocatori sbagliano, la somma non può che generare grandi preoccupazioni. Ora ci sarebbe bisogno, a nostro giudizio, di fare delle scelte e con quelle arrivare in fondo. Ci sono ancora quattordici partite di campionato e una Conference League da affrontare per cominciare a rimettere insieme i cocci generati da questi primi otto mesi di calcio ufficiale. Anche perché siamo convinti che questa Roma possa valere di più di quello che ci ha fatto vedere fino a ieri. La Roma di Bergamo o del primo tempo di Empoli, non è stata un sogno. Serve quella perché la stagione non si trasformi in un incubo. Ma si faccia in fretta.

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