Coppa Italia, Mourinho torna a San Siro per una gara da dentro o fuori
In campionato non c'è stata storia ma quella sera i giallorossi scesero in campo con una formazione stravolta dalle assenze e tatticamente un po' improvvisata
Come ha deciso ormai da tempo per le gare infrasettimanali Mourinho ieri ha saltato la rituale conferenza stampa prepartita. Così si è risparmiato tutte le domande su Zaniolo e sull'Inter che avrebbero ulteriormente alzato il livello delle polemiche proprio nel momento in cui il suo principale obiettivo è invece quello di riportare il clima più adeguato alla solennità dell'impegno che attende la Roma. Stasera (stadio Meazza-San Siro, calcio d'inizio ore 21, diretta tv in chiaro su Canale 5) la squadra giallorossa si gioca l'accesso alle semifinali di Coppa Italia (contro la vincente di Milan-Lazio, in programma domani sullo stesso campo) in gara secca contro l'avversaria più difficile possibile, l'Inter di Inzaghi, in vetta con pieno merito al campionato di serie A, con un vantaggio adesso minimo ma che sarebbe stato decisamente maggiore se il derby sabato scorso non avesse preso una curiosa piega proprio nel finale di partita. L'unico effetto da tener presente per la Roma è che anche l'Inter adesso reclama per un torto subito e si sa come vanno le cose nel calcio italiano: chissà perché, infatti, certe proteste vengono prese molto sul serio e altre invece presto derubricate alle lagne tifose e faziose di "allenatori che dovrebbero pensare prima a far giocare meglio le proprie squadre" o di "giocatori che dovrebbero essere educati meglio". Così stasera una minima pressione ci sarà pure sull'arbitro, il signor Di Bello, designato in campionato quest'anno (partita stradominata dai nerazzurri) e pure l'anno scorso (arbitrò maluccio la partita terminata 2-2).
Tecnicamente la sfida appare proibitiva, proprio in virtù del già citato precedente di campionato. Quella sera, con una formazione stravolta dalle assenze e tatticamente un po' improvvisata (con un improbabile Ibañez quinto in fascia destra, senza Abraham e Mancini e con Cristante, Mkhitaryan e Veretout ai minimi termini) la Roma a parte un apprezzabile approccio agonistico non diede mai l'impressione di poter fronteggiare lo strapotere interista. Finì 3-0 per loro, con l'immancabile gol di Dzeko che non ha naturalmente esultato ma qualche fischio dai 51185 tifosi romanisti (record di presenze quest'anno) se lo prese lo stesso. Stasera gli spettatori saranno un po' meno (la capienza ora è consentita al 50% anche se i dati confortanti sul calo dei contagi potrebbero portare presto al ripristino del 75%), ma ci sarà il sold out nel settore ospiti, con 2181 biglietti per i romanisti messi in vendita ed esauriti proprio ieri. Difficile pensare che basterà il loro calore per trasformare la Roma spaurita di campionato in una squadra in grado di vincere stasera.
Logico dunque che sarà Mourinho (che torna per la prima volta contro l'Inter da avversario a San Siro) a doversi inventare qualcosa, non tanto con il sistema tattico, quanto con la strategia di gara. Ad inizio dicembre furono le pressioni troppo timide a dar coraggio ai nerazzurri e dopo il vantaggio al 15° direttamente su calcio d'angolo la Roma non ebbe mai modo di riproporsi in attacco. Il piano A prevedeva contenimento e ripartenze, il piano B non ci fu. Stavolta Mou dovrà cercare di essere più aggressivo e se il piano A probabilmente sarà lo stesso (difficile pensare di venire a dominare a San Siro), bisognerà provare a pensare a qualcosa di diverso nel caso in cui l'Inter dovesse trovarsi in vantaggio. Peraltro per la Roma vincere a Milano con l'Inter non è mai stato facile: in 106 confronti in trasferta, alla Roma è capitato solo 18 volte. E non succede da quattro anni (26 febbraio 2017). Tra Coppa Italia e Supercoppa invece la Roma a San Siro ha vinto tre volte in quindici precedenti, e dei tre il ricordo più bello è sicuramente la storica la vittoria in Supercoppa il 19 agosto 2007 con il rigore trasformato da Daniele De Rossi davanti alla curva giallorossa. Che bello sarebbe immaginare un epilogo così.
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